Il Messaggero, 21 luglio 2016
Il giallo della bambina di quattro mesi uccisa a Orte
Ha ucciso la figlia di appena quattro mesi, annegandola. Poi ha tentato di togliersi la vita ingerendo una dose massiccia di farmaci, mentre l’altro figlio era rinchiuso in una stanza. A fare la scoperta il marito della donna e padre dei due bambini, al rientro dal lavoro.
Questa la ricostruzione, ancora soggetta a molte verifiche, su quanto accaduto ieri pomeriggio in un appartamento di corso Garibaldi 85 a Orte Scalo, popolosa frazione del paese del Viterbese a due passi dal casello dell’Autosole. La donna di 30 anni, di origine moldava come il marito, sta lottando contro la morte nel reparto di rianimazione dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Il piccolo, di 5 anni, è in stato di choc ed è stato avvicinato da alcuni psicologi dalla Asl.
LA SCOPERTA
È stato l’uomo, un operaio edile di qualche anno più grande della moglie, a rendersi conto di quanto era accaduto nella sua casa ieri pomeriggio. Come al solito è rientrato dal lavoro intorno alle 17,30 ma dopo aver suonato nessuno ha aperto la porta d’ingresso. Dall’interno giungeva soltanto il pianto disperato del figlio, che lo chiamava. L’uomo, spinto dalla disperazione ha sfondato la porta dell’appartamento, trovandosi di fronte in pochi istanti alla tragedia della sua famiglia.
La figlia di pochi mesi era ormai senza vita, mentre la moglie era priva di conoscenza. Sono accorsi anche alcuni vicini, richiamati dal trambusto nelle scale del palazzo, e sono stati loro a dare l’allarme al 118 e alle forze dell’ordine.
I SOCCORSI
Sul posto sono giunte più ambulanze e due pattuglie dei carabinieri. Mentre per la neonata non c’era più nulla da fare, la donna era ancora in vita. È stata soccorsa e trasferita con l’eliambulanza all’ospedale del capoluogo, distante pochi minuti di volo. Qui è stata ricoverata in condizioni disperate, in coma. Fuori pericolo invece il bambino, trovato chiuso in una stanza: non è chiaro se si sia nascosto dalla madre o se sia stata la donna a decidere di tenerlo lontano da quanto stava per mettere in atto.
Ma sono molte le domande a cui dare una risposta, su questo drammatico pomeriggio di luglio. Tanto che ieri sera i carabinieri del comando provinciale, guidati dal colonnello Mauro Conte, e coordinati dal sostituto procuratore Franco Pacifici, sono stati per quasi 5 ore a colloquio (o è stato un interrogatorio) con il marito. Tanto è durato il summit, terminato a notte fonda, nella caserma locale dell’Arma.
LE INDAGINI
L’orientamento degli inquirenti, in una prima fase, era indirizzato sull’omicidio-suicidio dovuto a una depressione post-parto dio cui avrebbe sofferto la donna. I carabinieri hanno trovato nella casa l’involucro del farmaco che sarebbe stato ingerito dalla moldava per tentare di uccidersi. Ora i medici stanno tentando di salvarle la vita, mentre per stabilire le cause della morte della bimba potrebbe essere utile l’autopsia.