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 2016  luglio 21 Giovedì calendario

Trump spiegato dal suo ex stratega

Corey Lewandowski non ha dubbi: «Donald Trump vincerà le presidenziali, perché riuscirà ad allargare l’elettorato del Partito repubblicano». Lewandowski è il manager politico che ha inventato e costruito il fenomeno Trump. Un anno fa, quando Donald si era candidato, quasi nessuno nell’establishment repubblicano lo aveva preso sul serio, tranne lui.
All’epoca Corey, originario del Massachusetts ma trasferito in New Hampshire, lavorava per l’organizzazione del fratelli Koch American for Prosperity e in precedenza aveva aiutato alcuni parlamentari repubblicani. Trump lo aveva conosciuto nell’aprile del 2014 a un evento nel suo Stato, e quando aveva deciso di candidarsi gli aveva chiesto di fare il manager. Allora lo staff elettorale di Donald consisteva in tre persone, ma Lewandowski era riuscito a creare un fenomeno, partendo dallo slogan «Let Trump be Trump», cioé lasciate che Trump sia se stesso. Il resto è storia, incluso il licenziamento avvenuto a giugno e la sua sostituzione col manager veterano Paul Manafort: Corey era diventato una figura troppo controversa, incriminato per aver maltrattato la giornalista Michelle Fields ed entrato in conflitto con i figli del candidato. Ora però Lewandowski è alla Convention a Cleveland come delegato del New Hampshire e commentatore della Cnn, dove ha criticato proprio il successore Manafort per come ha gestito il discorso di Melania, dicendo che «se lo aveva letto dovrebbe dimettersi». Sul floor dell’arena si ferma a parlare.
Non teme che con la sua sostituzione la campagna di Trump rischi di essere troppo ammorbidita e snaturata?
«No, questo è un pericolo che non esiste. Trump sarà sempre se stesso, indipendentemente da chi guiderà la campagna».
I suoi avversari dicono che ha un tono troppo divisivo per poter conquistare gli elettori di centro necessari a vincere le presidenziali a novembre.
«L’America è divisa, e lui sta semplicemente cogliendo le ansie della popolazione».
Quali sono, secondo lei, i temi fondamentali che gli consentiranno di vincere?
«Gli americani si sentono insicuri. Sul piano della loro incolumità personale, come abbiamo visto con la serie di attacchi contro i poliziotti, ma anche su quello economico e sociale. Chi ha questo genere di preoccupazioni, cioé la maggioranza degli elettori, trova in Trump l’unico candidato che offre risposte concrete».
Dove si giocheranno le elezioni di novembre?
«Se devo indicare un solo stato, dico la Pennsylvania. Ci sono molti altri stati contesi, ma questo è il più significativo perché ha una forte tradizione democratica e Trump lo sta mettendo in gioco con il suo appeal per la classe media lavoratrice. Se vincerà la Pennsylvania, andrà alla Casa Bianca».
I democratici dicono che non ci riuscirà per motivi demografici: la sua base elettorale è limitata ai bianchi meno istruiti e ricchi, che non bastano per vincere a novembre senza le minoranze.
«È un argomento che non condivido. Trump diventerà presidente perché allargherà il Partito repubblicano, attirando molti astensionisti o persone che prima non lo consideravano, di tutte le etnie».