La Stampa, 21 luglio 2016
È stata presa la banda degli scafisti di terra
«La cella per sei pulcini è pronta?». «Ce ne stanno anche otto...». Celle, pulcini, animali da spennare: questo per la solita banda di trafficanti senza scrupoli, erano i profughi che, arrivati dal mare, passando da Milano volevano raggiungere il Nord Europa, ormai sempre più chiuso. «Scafisti di terra», li hanno definiti i poliziotti che l’altra mattina ne hanno arrestati 13 su ordine della Procura di Milano dopo un’inchiesta durata quasi un anno e partita da Monza grazie a un cittadino egiziano avvicinato dal gruppo che gli aveva proposto di fare da autista per i clandestini. L’extracomunitario non solo non ha accettato, ma ha segnalato il caso agli agenti che hanno smantellato l’organizzazione, la cui peculiarità era di avere contatti anche con gli scafisti che partono dalle coste nord africane. Dunque, in grado di offrire un «servizio completo» ai disperati che vogliono raggiungere l’Europa: prima l’attraversamento del Mediterraneo, poi, se sopravvissuti, una volta arrivati in Lombardia e Veneto, gli immigrati venivano contattati, fatti salire su furgoni e trasportati in Germania, Francia, Paesi Scandinavi. Il tutto facendoli pagare cifre esorbitanti: dai 600 ai 650 euro ciascuno. Gli inquirenti hanno calcolato che in un mese, i trafficanti potevano arrivare a guadagnare quasi 70 mila euro, vale a dire circa un milione all’anno. E si spiega anche perché, fino all’anno scorso, quando le frontiere erano ancora aperte, tantissimi profughi «sparivano» in pochissimo tempo dalla Stazione Centrale.
L’operazione, denominata «Transitus» ha permesso di ricostruire l’attività dell’organizzazione, definita «verticistica, piramidale», vale a dire con rigidi codici comportamentali. In carcere sono finiti sei egiziani, tre albanesi, due romeni, un siriano e una brasiliana, tutti regolari sul territorio nazionale e operanti tra Milano, Brescia e Venezia. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. A capo del gruppo, un egiziano di 37 anni che grazie ai suoi contatti con gli scafisti, attivava il gruppo a seconda degli sbarchi in arrivo. I complici albanesi e romeni svolgevano invece il ruolo di autisti. Gli altri, avevano il compito di ingaggiare i poveri immigrati e spremerli come «pulcini», in viaggi scomodi e notturni, anche con i bambini, non di rado in lacrime. Le indagini hanno permesso di appurare che in un solo mese potevano essere effettuati anche 20 trasporti per un totale di almeno 100 immigrati. E se i conti non venivano saldati, poco dopo la partenza da Milano, i passeggeri venivano lasciati per strada: «Spiegagli che mi devono dare 1200 euro per la benzina e l’autostrada – urla uno degli autisti a un complice – spiegaglielo, sennò vaffanculo, li lascio qua che non me ne frega niente».