Corriere della Sera, 21 luglio 2016
Ncd, ecco chi sta con chi
Dopo l’addio di Renato Schifani Ncd è un partito sempre più diviso e frantumato. La fuoriuscita dell’ex presidente del gruppo di Ap ha lasciato infatti diverse ferite ancora aperte all’interno dei centristi, e potrebbe innescare, nei prossimi giorni, altre uscite dal partito guidato da Angelino Alfano. Per scongiurare l’esodo il numero uno del Viminale è corso ai ripari convocando d’urgenza un incontro del gruppo del Senato per sostituire Schifani con la marchigiana Laura Bianconi. Quest’ultima, secondo Alfano, «è una parlamentare brava, seria e affidabile che ha svolto un ruolo prezioso fin dalla fondazione del nostro gruppo».
Tutto rientrato, insomma? Secondo il leader di Ncd quello che si è consumato nelle ultime settimane rientra nella dialettica interna a un partito. D’altro canto, sottolinea, «siamo un movimento politico che discute e che dal giorno della propria nascita si vede pronosticata la morte, tutte le settimane. Ma chi lo ha fatto ha avuto torto».
Frasi che però non bastano a rasserenare gli animi dei centristi, che ieri pomeriggio hanno disertato la riunione del gruppo dei senatori di Ap nell’aula della Commissione esteri. «Una riunione farsa – spiega uno dei dissidenti interni – perché non c’è stato un vero e proprio dibattito. Semplicemente un applauso a una decisione presa dall’alto».
Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, plaude invece alla scelta di Alfano: «A Laura Bianconi rivolgo tanti auguri, in una fase complessa del lavoro parlamentare saprà con intelligenza ed equilibrio guidare il gruppo». Ma Area popolare ormai è divisa in tre tronconi. Nel suo intervento Alfano ha parlato di dialettica di partito, ma tra i senatori in molti non sono entusiasti delle sue scelte e criticano la posizione eccessivamente filogovernativa di affidare a Bianconi la guida del gruppo.
Ieri non hanno partecipato alla riunione del gruppo Renato Schifani, Antonio Azzollini e Giuseppe Esposito, i tre che animano la corrente dei «dissidenti», auspicano l’uscita dalla maggioranza di Matteo Renzi e guardano con interesse a FI. L’ex presidente del Senato, in visita ad Arcore una settimana fa, si dice pronto a dialogare con la lega di Matteo Salvini. E a ricostruire un centrodestra di vecchio conio con il Carroccio e Fratelli d’Italia. A seguire Schifani in FI potrebbero essere, oltre a Azzollini e Esposito, anche i due senatori calabresi Giovanni Bilardi e Piero Aiello. Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni e Gabriele Albertini chiedono una virata a destra sul modello dell’esperienza milanese delle recenti amministrative, dove il candidato del centrodestra Parisi è stato sconfitto di misura al ballottaggio da Sala.
Nel mezzo invece ci sono i «centristi». Con sfumature diverse Antonio De Poli, Aldo Di Biagio e Luigi Marino – eletti tra le fila dell’Udc – non digeriscono da mesi l’atteggiamento di Alfano. Assenti tutti e tre alla riunione di ieri, hanno voluto manifestare la distanza dal gruppo di Area popolare. L’Udc lamenta una «sottorappresentanza» nel governo rispetto ai colleghi di Ncd. In particolare, raccontano al Senato che Marino da vicecapogruppo vicario di Ap si sarebbe aspettato la nomina a presidente. Una richiesta che ha fatto sobbalzare dalla sedia i fedelissimi di Alfano. Per non parlare della presa di posizione di Lorenzo Cesa. Il segretario dell’Udc ha già palesato la sua volontà di votare No al referendum costituzionale, una posizione diametralmente opposta da quella rappresentata dall’esecutivo e quindi dal ministro dell’Interno.
Infine ecco i «governisti» guidati dalla neopresidente Bianconi e sempre più convinti che si debba continuare a sostenere l’esecutivo di Renzi. Un gruppo che può contare su 17 parlamentari a Palazzo Madama: fra questi i membri dell’esecutivo Federica Chiavaroli, Antonio Gentile e Simona Vicari, più una serie di senatori che vanno da Ulisse Di Giacomo – colui che subentrò a Silvio Berlusconi e che ieri è stato nominato vice capogruppo – al siciliano Pippo Pagano.