21 luglio 2016
In morte di Garry Marshall (quello di Pretty Woman)
Roberto Nepoti per la Repubblica
Non a tutti può riuscire immediatamente famigliare il nome di Garry Marshall, deceduto a 81 anni per le complicazioni di una polmonite. Però basterà citare il suo film più famoso, Pretty Woman, o due delle serie televisive da lui ideate, Happy Days eMork & Mindy, per rendersi conto dello spazio che il suo lavoro occupa nell’immaginario di tutti noi.
Nato da immigrati italoamericani trapiantati nel Bronx (il padre di San Martino sulla Marrucina, Abruzzo, cambiò il cognome Masciarelli all’arrivo negli Usa), padre produttore e regista, Garry Kent Marshall si applicò dapprima al piccolo schermo scrivendo il pilot di Happy Days: fu lui a rendere celebre il personaggio di Fonzie, interpretato da Henry Winkler che ieri lo ha ricordato in un tweet come “più grande della vita, tra i più divertenti che abbia conosciuto”. A ripercorrere la sua carriera, pare che le vocazioni di Garry fossero due: far stare bene la gente che vedeva i suoi film da una parte: dall’altra consacrare star, offrendo ruoli indimenticabili a Julia Roberts e Richard Gere o Anne Hathaway, da lui scoperta e portata al successo.
Portabandiera dell’ultima generazione della rom-com americana, la commedia romantica piena di fanciulle in attesa, principi azzurri e finali lieti, Marshall aveva – paradossalmente – esordito sul grande schermo con una parodia: L’ospedale più pazzo del mondo (1982), che sbeffeggiava le serie tv romantico-sanitarie. Una volta adottata la chiave del romanticismo, però, non la lasciò più. E non si fatica a capirne il perché, visto il successo che nel 1990 accolse Pretty Woman. Dopo un’altra romantic- comedy di successo come Paura d’amare, Marshall tentò la doppietta riconvocando Julia e Richard per la commedia Se scappi ti sposo, accolta molto bene.
Se Pretty Woman era stato la versione di Cenerentola aggiornata al ventesimo secolo, il cineasta sfrutterà ancora più a fondo il repertorio fiabesco con Pretty Princess, storia di una moderna principessina cui prestò tratti ancora acerbi l’esordiente Anne Hathaway. E a rendere l’idea dell’ottimismo in cui Garry amava bagnare i suoi film basterà un aneddoto. In origine Pretty Woman era concepito come un dramma di prostituzione e droga piuttosto cupo, niente happy end: alla fine lui scacciava lei gettandole in faccia delle banconote come fosse la Traviata. Ma quando il progetto fu preso in mano da Garry Marshall e rivenduto alla Disney, il film diventò quella fiaba moderna che tutti conosciamo.
Maurizio Porro per il Corriere della Sera
È morto martedì, a 81 anni, Garry Marshall, regista newyorkese ma di rivendicata origine abruzzese che nel 1990 aveva conquistato tutto il mondo con la nuova e sfacciata Cenerentola di nome Pretty Woman, apoteosi del salto di classe socio economico quando si ama davvero: il manager Richard Gere tutto vestito firmato come un american ex gigolò, scrittura per una sera una escort come Julia Roberts e dopo alti e bassi (tra i primi un fantastico bagno di schiuma e la Traviata all’opera in palco) finisce che se la porta via e diventa il principe azzurro tra i plausi della folla.
Affezionato ai sogni romantici femminili, Marshall continua con altre coppie: quella dei lavoratori Michelle Pfeiffer e Al Pacino in Paura d’amare con cui fa un salto dentro la realtà, ed infatti ha meno successo perché rinuncia al potere delle illusioni e alla regola dell’happy end ma se la vede con angosce autentiche.
E la sua traversata nell’universo dei bilanci affettivi, che non sono mai pura matematica ma chiedono un esborso di fantasia, continua puntuale fino alla fine dei suoi sogni hollywoodiani: è di poche settimane fa l’uscita di Mother’s day con la Roberts e Jennifer Aniston che mixa con fin troppa consumata abilità alcune scene di matrimonio e di malmaritate proprio nel giorno in cui si festeggia la mamma. La mamma è sempre la mamma: da buon italiano, originario di San Marino sulla Marrucina dove la parte americana della famiglia stava ricercando autenticità e radici, Garry Masciarelli in Marshall festeggia e conclama le contraddizioni femminili, spesso aiutato da attrici strepitose come la Betty Midler di Spiagge .
La sua carriera ha le stazioni dello show business americano: Garry inizia come autore tv, è ideatore di alcune serie popolarissime fra cui «Happy days» (Fonzarelli è un’affettuosa storpiatura del suo cognome abruzzese) che ha furoreggiato tra i teenager degli Anni 80 in gara di brillantina e schiocchi di dita, e «Mork & Mindy», una fanta sit com col giovane Robin Williams nei panni di un alieno arrivato sulla terra su una astronave a forma di uovo. Marshall poi si diverte anche a fare l’attore in alcuni episodi di «E.R.», «Sabrina vita da strega», «Brothers and sisters».
I primi suoi titoli sono il demenziale L’ospedale più pazzo del mondo nel 1982 seguito da Flamingo Kid con Matt Dillon, che entra da star nella sua produzione giovanilistica. Il suo terreno di caccia di sentimenti e colpi di fulmine, di delusioni e patteggiamenti, di pace e armistizio dei sensi, era la commedia che frequentò per 25 anni facendoci assistere, dopo i necessari sospiri, a matrimoni felici: nell’87 Kurt Russell e Goldie Hawn sono Una coppia alla deriva , poi scoppia la bomba di Pretty Woman che arricchisce assai l’autore, tanto che la coppia Roberts-Gere torna insieme e ci riprova ma senza quell’appeal in Se scappi ti sposo .
La nevrosi del Principe azzurro lo porta a qualche passo melenso e disneyano (Pretty Princess) con tutti gli optional del film per signorine di buona famiglia, seguito da Quando meno te lo aspetti e Donne regole e tanti guai con Jane Fonda e Lindsay Lohan, ma il successo del suo Pretty film che incanta sempre le folle anche in tv, un’eternità da fiction per tutti i gusti, facendo record ad ogni passaggio, non si ripeterà.
Alberto Infelise per La Stampa
Sandei-mandei-eppi-deis non era l’inizio di una sigla: era una promessa di serenità immediata. Sempre mantenuta. Garry Marshall, morto ieri all’età di 81 anni a Los Angeles, è stato l’autore di quella promessa. Happy Days fu una delle tre più potenti armi in possesso degli Stati Uniti (dopo Ronald Reagan e Rocky) per vincere la Guerra fredda e conquistare l’immaginario collettivo di mezzo mondo. Richie Cunningham, Arthur Fonzarelli, Potsie Weber e Ralph Malph sono riusciti a convincere gran parte del pianeta (guidati da un regista come Marshall) che una vita felice non solo è possibile in assoluto, ma che è possibile persino in un posto come Milwaukee. E se sono felici lì, puoi esserlo anche tu a casa tua, spettatore.
Marshall era un grande scopritore di talenti, e da Happy Days fece nascere altre due serie tv di enorme successo: Laverne & Shirley (protagonista sua sorella Penny, poi regista a sua volta di grandi commedie come Big e Ragazze vincenti) e soprattutto Mork & Mindy, che rivelò al grande pubblico l’attore più divertente della storia degli attori divertenti, Robin Williams. Anche solo per questa prima parte di curriculum, Marshall merita un posto d’onore nella ristretta lista dei benefattori dell’umanità e dei grandi del mondo dello spettacolo. Ma è solo la prima parte del curriculum. Nella seconda parte c’è Sua Maestà Pretty Woman. Che non è tanto uno dei più grandi incassi della storia della commedia romantica e nemmeno il porto sicuro al quale approda qualsiasi televisione al mondo che riprogrammandolo in qualsiasi momento dell’anno fa il picco di ascolti. È principalmente il monumento più duraturo del bronzo all’entusiasmante bellezza di Julia Roberts (oltre a essere il primo film a dire la verità su «quella gran culo di Cenerentola»).
Marshall ha poi diretto anche Michelle Pfeiffer e Al Pacino in Paura d’amare e ricicciato Richard Gere e Julia Roberts in Se scappi ti sposo, prima di lanciare ancora un’altra delle sue scoperte, Anne Hathaway, poco più che bambina in Pretty Princess (un’altra principessa, un altro sogno, un’altra promessa di serenità immediata mantenuta, visto che vissero tutti felici e contenti anche lì). Il suo ultimo film si chiama Mother’s Day ed è uscito a giugno: nel cast Julia Roberts, Jennifer Aniston e Kate Hudson.
È un peccato che la vita vera non sia un suo film: lui non avrebbe mai permesso che un ictus si portasse via il protagonista.
Gloria Satta per Il Messaggero
Se n’è andato a 81 anni in un ospedale di Burbank, in California, Garry Marshall: regista, attore, produttore e soprattutto un pilastro del grande cinema popolare hollywoodiano. Se n’è andato, portato via da una polmonite sopravvenuta in seguito a un ictus, dopo aver diretto film dal successo planetario come Pretty Wooman, Paura d’amare, Se scappi ti sposo e creato serie tv fortunate come Happy Days e Mork and Mindy.
Maestro nell’arte di coniugare la commedia al sentimento, Marshall aveva anche firmato la regia di Mother’s Day, il film tuttora nelle sale interpretato da un cast, in nome del nuovo imperativo di Hollywood, tutto al femminile: Jennifer Aniston, Kate Hudson, Julia Roberts. Di discendenza italiana, per la precisione abruzzese d parte di padre (il vero cognome era Masciarelli), la stessa moglie, Barbara, dal 1963 e tre figli, il regista si era fatto le ossa come attore in tv, poi da produttore aveva dato il via alle serie più popolari.
Ma il successo mondiale, Marshall l’avrebbe conquistato nel 1990 grazie a Pretty Woman, la commedia sentimentale destinata a rivelare la bellezza esplosiva di una Julia Roberts poco più che ventenne (e a consacrarla come star) nonché le doti brillanti di Richard Gere. Lui finanziere senza scrupoli, lei escort dal cuore tenero: l’amore scoppia inaspettato in un albergo di lusso a Beverly Hills tra situazioni irresistibili e battute indimenticabili (una per tutte: «Io e te siamo uguali», dice il bel Richard alla sua compagna occasionale, «fottiamo gli altri per denaro»).
La stessa coppia sarebbe stata poi protagonista di un altro blockbuster, Se scappi ti sposo (1999). Ed è stato proprio Gere tra i primi a ricordare il regista: «Incontrare Garry è stato, nella mia vita, una benedizione», ha dichiarato l’attore. «Ha rappresentato la forza vitale e l’impulso di Pretty Woman, è stato un capitano irremovibile su una nave che poteva facilmente ribaltarsi. E un uomo fantastico, marito e padre capace di portare vera gioia, amore e buon umore a tutti quelli che incontrava. Tutti amavano Garry riconoscendolo come un mentore, un sostenitore. E’ stato anche una delle persone più divertenti che abbia mai incontrato: aveva un cuore puro e un’anima da monello». Henry Winkler, l’indimenticabile Fonzie di Happy Days, ha invece twittato: «Marshall è stato un uomo più grande della vita, divertente e saggio, un vero amico. Lo ringrazio per la mia vita professionale, la lealtà, l’amicizia e la generosità».
Tra i film di maggiore successo diretti da Marshall, che comparve come attore in alcuni episodi di E. R. - medici in prima linea, Sabrina vita da strega, La vita secondo Jim, va ricordato Paura d’amare con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, rispettivamente cuoco e cameriera nello stesso ristorante, entrambi con molte ferite alle spalle. In Niente in comune, il regista sperimentò invece la coppia composta da Tom Hanks e Jackie Gleason. In Un amore speciale diresse Juliette Lewis e Diane Keaton, in Spiagge Bette Midler e Barbara Hershey, in Una coppia alla deriva Goldie Hawn e Kurt Russell. Tra i suoi ultimi film, Appuntamento con l’amore e Capodanno a New York.