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 2016  luglio 20 Mercoledì calendario

I vertici di Rcs verso le dimissioni?

I tempi sono stretti, la volontà è chiara: mettere mano ai bilanci aziendali e tagliare il tagliabile. Perché il bilancio di Rcs Mediagroup (chiuderà il semestre con un ebitda di 37 milioni) è sempre in rosso, dopo la perdita cumulata degli ultimi cinque anni di 1,3 miliardi (e i 300 milioni di oneri non ricorrenti, come ha fatto notare Urbano Cairo).
Come fare, quindi, per accelerare questa procedura e permettere all’imprenditore alessandrino che attraverso la Cairo Communication si appresta a rilevare, a opas formalmente conclusa (Consob comunicherà i dati ufficiali domani o al più tardi giovedì mattina entro le 7:59), il 48,8% del capitale del gruppo di via Rizzoli? È fondamentale che, come ha sottolineato lo stesso patron di La7 e Torino che lui prenda in mano le redini operative della società. Ma per farlo dovrà passare dall’ingresso nel consiglio d’amministrazione. E questa modalità potrà avvenire solo se si dimettono quattro dei nove attuali membri del board o l’intero cda. E comunque la tempistica non sarà breve: si ipotizza che se già venerdì 22 luglio, Cairo chiederà la convocazione dell’assemblea per il rinnovo dell’organo questa non si potrà tenere prima del 2 settembre. Mentre Cairo vuole varcare la soglia di via Rizzoli già in agosto.
Per questa ragione, si dice in ambienti finanziari, che ci possa essere una sorta di moral suasion che lo stesso editore e pubblicitario cresciuto alla corte di Silvio Berlusconi potrebbe esercitare sia sul presidente di Rcs, Maurizio Costa, e soprattutto sull’ad, Laura Cioli, espressione del vecchio pool di soci che fino a poche settimane fa aveva di fatto il controllo di Rcs e tra questi anche Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai, membri della cordata che con Andrea Bonomi ha lanciato la contro-opa risultata perdente.
Costa, in particolare, secondo quando si apprende non avrebbe alcun impedimento a fare un passo indietro. Per la Cioli i tempi e le modalità sono ancora da definire. Anche se parrebbe logico, visto il ricambio azionario in arrivo, che i due top manager dell’azienda di via Rizzoli escano di scena. E con loro potrebbero sfilarsi anche i consiglieri indipendenti, indicati nella lista di maggioranza, Tom Mockridge (Virgin Media) e Gerardo Braggioti (Banca Leonardo). In questo modo, il cda non decadrebbe e Cairo potrebbe essere cooptato, già con i galloni di consigliere delegato, assieme ad altri suoi fedelissimi per anticipare i tempi della ristrutturazione e in vista della futura assemblea dei soci. Tra l’altro in questo modo, lo stesso azionista di riferimento della Cairo Communication si ritroverebbe la maggioranza del board perché potrebbe contare anche sull’apporto di Stefano Simontacchi, l’avvocato entrato in cda proprio nella lista dell’imprenditore piemontese. L’alternativa più netta è rappresentata dalle dimissioni in blocco dell’intero consiglio, ma in questo caso, Cairo non potrebbe prendere la gestione dell’azienda prima dell’assise d’inizio settembre.
Il passo indietro di Costa e Cioli, e probabilmente di altri due consiglieri di maggioranza, potrebbe a questo punto concretizzarsi mercoledì 3 agosto, giorno di convocazione del board chiamato ad approvare i conti del primo semestre. E se per il ruolo di ad non ci sono dubbi, resta ora da capire chi potrebbe essere il nuovo presidente di Rcs. L’idea è quella di una figura di garanzia, super-partes. I nomi che circolano sul mercato sono quelli di Giovanni Bazoli, presidente onorario di Intesa Sanpaolo, la banca che di fatto ha permesso a Cairo di vincere la partita Rcs, Ferruccio de Bortoli, già due volte direttore del Corriere della Sera (sarebbe il trait-d-union con le redazioni) o, in alternativa, il notaio e giurista Piergaetano Marchetti, già numero 1 del gruppo dal 2005 al 2012.
Vi è poi da tenere in considerazione il possibile e robusto ricambio ai piani alti dell’azienda: una ventina di manager delle prime linee se ne sono andati in questi ultimi mesi. Cairo probabilmente cercherà un nuovo cfo per sostituire l’uscente Riccardo Taranto.
Intanto in borsa si sgonfiano i due titoli coinvolti dall’operazione: Rcs scende a 0,886 euro (-2,64%) dopo la fine della sfida a colpi di rilancio dei due contendenti, mentre il titolo Cairo Communication cala a 3,98 euro (-3,82%) sulle aspettative del possibile maggior esborso (80,6 milioni rispetto 63,7 milioni previsti per l’acquisto del 48,8%) nel caso in cui quel 13% di Rcs apportato all’opa Bonomi&C dovesse migrare all’opas vincente.
Ma se il titolo di via Rizzoli dovesse perdere ancora terreno, come ci si aspetta nelle sale operative, per gli azionisti che hanno apportato i titoli all’offerta perdente potrebbero decidere anche di ritirarle e basta e tenerle in attesa dell’auspicata ristrutturazione di Rcs targata Cairo. Questo scenario non verrebbe disprezzato neppure dal patron di La7 che così spenderebbe meno e soprattutto non dovrebbe ricorrere al reverse accelerated book building per acquistare un 5% della Cairo Communication e mantenere una partecipazione superiore al 50% nel gruppo che ha fondato e quotato il 19 luglio di 16 anni fa.