Corriere della Sera, 20 luglio 2016
Sono sei le vittime italiane di Nizza
Riccardo Bruno per il Corriere della Sera
Fino a quando non è arrivata la tragica conferma, i parenti degli italiani fino a ieri mattina ufficialmente dispersi nella strage sulla Promenade des Anglais non hanno rinunciato a sperare in un miracolo. Soprattutto Pietro Massardi, il padre di Martina, 14 anni, che si ricordava di aver visto la madre cosciente portata via in ambulanza. Ieri all’alba, quando sono stati chiamati in consolato, le ultime illusioni sono svanite. Il nostro Paese piange cinque vittime, anzi sei, perché anche il ventenne Nicolas Leslie, che viveva e studiava in California, era nato a Milano da madre italiana. Studente di Risorse naturali a Berkeley era in Francia per un programma di scambio universitario. Metà italiano e metà statunitense, figlio di quel mondo aperto e senza confini che la follia terrorista vorrebbe cancellare.
La sera del 14 luglio è morta a Nizza anche Carla Gaveglio, 48 anni, di Piasco (Cuneo), volontaria della Croce Rossa, la madre di Martina. È toccato al padre, accompagnato dall’ambasciatore Giandomenico Magliano, andare in ospedale dove è ancora ricoverata la ragazzina e dirle che la mamma non c’era più. Per Mario Casati, brianzolo residente a Milano, Nizza era diventato il suo rifugio. 92 anni, un passato da imprenditore, la perdita della moglie, l’incontro con Maria Grazia Ascoli, 77 anni, che aveva lavorato a Mediaset, anche lei vedova. Un’amicizia intensa, fortificata dagli stessi interessi, la passione per i viaggi e la cultura. Sono morti insieme alla coppia di loro amici di Voghera, Angelo D’Agostino, 71 anni, e la moglie Gianna Muset, 68. D’Agostino era andato in pensione appena due settimane fa, questa era la sua vacanza per festeggiare, tutti insieme avevano deciso di fermarsi qualche giorno in più.
I figli dei D’Agostino ieri pomeriggio sono andati in commissariato a Nizza e hanno fatto mettere a verbale che, quando inizierà il processo, vorranno costituirsi parte civile. Anche altri familiari delle vittime, tra i quali quelli di Fatima Charrihi, la sessantenne madre di sette figli che è stata la prima a essere falciata da Mohamed Bouhlel, stanno pensando ad azioni legali contro lo Stato e il Comune che non avrebbero garantito quella sera un’adeguata sicurezza sulla Promenade, e già si ipotizza una class action. «La conferma della notizia della morte di nostri connazionali accresce il dolore per la strage di Nizza», ha commentato il presidente Sergio Mattarella. E ha aggiunto: «Ribadiamo con forza che la violenza oscurantista del fondamentalismo di matrice islamica, come ogni forma di terrorismo, non ci piega». Il console generale a Nizza, Serena Lippi, ha promesso che le salme dei nostri connazionali presto saranno restituite ai loro cari e rimpatriate.
Paolo Di Stefano per il Corriere della Sera
È stata la strage dei bambini: 2 anni, 4 anni, 6 anni, 8 anni, 11, 12, 13 anni... Più di cinquanta bambini ricoverati. E i ragazzini. I fuochi artificiali di solito sono fatti per i bambini. Nessuno avrebbe potuto immaginare che fosse fatto per loro anche il fuoco di un terrorista. E per le famiglie. È stata la strage delle famiglie, dei padri, delle madri, dei nonni: la prima vittima era una donna musulmana madre di sette figli. È stata anche la strage degli anziani, il primo italiano identificato aveva 90 anni. È stata la strage di tre generazioni, forse quattro. È stata la strage degli amici che quella sera avevano deciso di andare a farsi un giro insieme sulla Promenade. È stata la strage degli studenti (un ventenne italoamericano si trovava a Nizza per un programma di scambio interuniversitario). È stata la strage dei francesi, ma anche degli italiani, dei tedeschi (due liceali con l’insegnante), dei belgi, dei polacchi, degli americani (un padre con il figlio appassionato di basket), degli algerini, dei tunisini, dei marocchini, dei russi, degli ucraini, degli svizzeri, degli armeni, dei cinesi, dei kazachi, dei brasiliani... È stata la strage dei cattolici, dei protestanti, degli ortodossi, degli ebrei, dei musulmani (sono un terzo delle vittime) uccisi da un musulmano. È stata la strage delle geografie e delle storie. È stata la strage dei nomi che ci suonano familiari e di quelli che suonano esotici, nomi-casa, nomi-religione, nomi-fede, nomi-poesia, nomi-paese, nomi-passato, nomi-presente: Maria Grazia, Mario, Laura, Silvia, Sean, Magdalena, Fatima, Christiane, François, Jocelyne, Adib, David, Myriam, Olfa, Kylian, Marzena, Michael, Marina... È stata la strage più plurale e più singolare, più cieca e più mirata che si conosca. Perché in Promenade des Anglais passeggiava il mondo intero, la bellezza e la felicità del mondo in cammino lento, in pausa-vacanza, spensierato, con le sue età, le sue abitudini, le sue storie irripetibili. Lavori, attività, affetti, pensieri lasciati provvisoriamente a casa per qualche ora di svago. È stata la strage dei sorrisi, quello domestico di Léa, quello trattenuto di Igor, quello solare di Rachel, quello nascosto dietro due lenti scure di Roman, quello dolce di Myriam, quello appena accennato di Linda, quello felice e anche un po’ malinconico della trentenne malgascia Mino in abito bianco da sposa. Sì, anche una strage di sorrisi.