Il Messaggero, 20 luglio 2016
A piedi nudi per camminare e vivere meglio
Caldo torrido e afa, via calze e scarpe. Quindi, perché non approfittare di questo periodo per iniziare a praticare il barefooting, ovvero camminare a piedi nudi. Non solo in casa, ma anche sui prati.
«Scalzi su superfici morbide come sabbia o prato spiega Gaetano Maci, chirurgo ortopedico presso Villa Erbosa hospital a Bologna – ci aiuta a percepire e riconoscere la posizione del piede, della caviglia e di tutto l’arto inferiore. Se invece si cammina su piani rigidi, come il pavimento o l’asfalto, oltre a trasmettere direttamente tutti i carichi sulle articolazioni appesantendo le cartilagini, non si compensano eventuali deformità del piede».
I CIRCUITIIn Italia esiste Il Club dei nati scalzi un’associazione che raggruppa gli scalzisti nostrani e che organizza incontri e passeggiate in giro per le città ma anche su percorsi dedicati. Da nord a sud, sono stati organizzati itinerari per chi ha appeso le scarpe al chiodo. È di questi giorni l’inaugurazione, nel comune di Morgex, della prima pista di barefooting in Valle d’Aosta. Un percorso gratuito di circa 600 metri dove si cammina a piedi nudi su svariati tipi di terreno: erba, muschio, sabbia, acqua, fango, ghiaia, foglie e fieno.
In provincia di Bolzano, nel Parco Naturale Puez Odle, ci si può liberare dagli scarponcini e toccare il suolo in libertà come facevano le streghe che, narra la leggenda, si riunivano qui durante l’estate. Per chi preferisce il mare al Montebelli Agriturismo a Caldana (Grosseto) c’è il Labirinto, un luogo sacro dedicato alla contemplazione, alla riflessione dove si può camminare, ballare, pregare, cantare, il tutto a piedi nudi. È attrezzato per i piedi nudi il sentiero del rifugio Boschetto (Verona) con passaggi su legni, terra, sassolini, erba e altri materiali. Camminare scalzi favorisce la funzione corretta del piede, che, oltre a sorreggere tutto il peso del corpo, funge da secondo cuore, perché aiuta il ritorno del sangue verso l’alto.
«Il piede umano continua Maci – è una struttura complessa formata da articolazioni, ossa, muscoli e legamenti. Normalmente si usa dividere il piede in tre segmenti: avampiede, mesopiede e retropiede. L’articolazione più coinvolta nella biomeccanica del piede è quella subtalare posta tra calcagno e astragalo. L’osso del piede situato nel tarso che si articola superiormente con la tibia e il perone, inferiormente col calcagno e anteriormente con il navicolare e trasmette il peso del corpo sul piede. Il movimento del retropiede avviene lungo i tre assi spaziali ed è fondamentale per comprendere la sua biomeccanica. Nel ciclo del passo abbiamo due tempi principali: l’appoggio quando c’è pieno contatto del piede con il suolo e l’oscillazione quando non c’è contatto». La filosofia del barefooting sostiene che indossare le calzature toglie sensibilità ai piedi e provoca effetti negativi sul modo di camminare e sulla postura
I BENEFICISecondo uno studio dell’Università della California Irvine camminare a piedi nudi migliora anche la fluidità del sangue e la circolazione, diminuendo così i rischi cardiovascolari come infarto e ictus. E sempre secondo lo stesso studio il contatto diretto con la terra avrebbe anche altri benefici effetti come la diminuizione dei disturbi del sonno, di dolori muscolari e articolari di vario genere, di artrite, diabete e asma.
I muscoli dell’arco plantare, la caviglia, il polpaccio si riequilibrano: ecco cos’è il sollievo immediato che si prova liberando le estremità dalle costrizioni. Spesso in scarpe inadatte, i piedi effettuano un appoggio difettoso che, a lungo andare, creano una serie di problemi che ha conseguenze sulla salute di tutto il corpo. In particolare, una spinta dei liquidi non corretta ne determina il ristagno che fa gonfiare gambe e caviglie e porta all’accumulo di cellulite su tutta la gamba.
«Normalmente continua lo specialista – i dolori legati a patologie, si manifestano durante l’appoggio. Questa fase si divide in tre, contatto, posa e propulsiva. Nella fase di contatto avviene lo scarico del peso e di tutte le forze sul suolo e al retropiede spetta l’assorbimento dell’urto. Nella fase intermedia il piede da mobile si trasforma in una leva rigida e risulta fondamentale un buon controllo di sé per il mantenimento della stabilità e dell’equilibrio. Nella fase propulsiva entra in gioco tutto l’avampiede e la fascia plantare. Una patologia a carico dei tre segmenti del piede, per esempio per l’avampiede, alluce valgo, dito a martello, neuroma di Morton o per il retropiede sperone calcaneare, artrosi sottoastragalica, porta a un’errata distribuzione dei carichi con un’alterata biomeccanica di entrambi gli arti inferiori e del tratto lombare».