la Repubblica, 20 luglio 2016
Il primo ad aspettare Godot è Froome, deluso come un bambino rimasto senza il giocattolo preferito
Quattro giorni di montagna scacceranno questa lagna? Francamente non lo so, tutti aspettano Godot. È bello, il senso dell’attesa. Aspettavi Merckx, Hinault, Pantani e loro arrivavano. Se si aspetta Quintana il discorso è più complicato. Continua a dire che sta bene e che c’è tempo, i giorni passano e le mamme imbiancano. Valverde garantisce che Quintana attaccherà quando sarà sicuro che il colpo faccia male, frase che significa tutto e niente. Il ds Unzue non è uno che suona la carica. Facesse l’allenatore di calcio, adotterebbe il 5-5-0. Impossibile leggere in faccia a Quintana, ci trovi cent’anni di solitudine e tremila di fatica. Tirarlo in ballo non è sadismo, è certezza che solo lui, forse, può mandare in crisi Froome. C’era riuscito l’anno scorso sull’Alpe d’Huez, troppo tardi per disarcionarlo. Il primo ad aspettare Godot è Froome, deluso come un bambino rimasto senza il giocattolo preferito. Nemmeno la soddisfazione di andarlo a prendere di persona, il colombiano, o di spedire uno dei suoi aiutanti, di preferenza Henao o Poels, comunque quando gli altri sono in due gli Sky sono in cinque, e questo pesa sui piani di corsa, accidenti se pesa.
L’Equipe ha pubblicato ieri i budget delle squadre. In testa Sky con 35 milioni, poi Katusha 32, Bmc 28, Tinkoff 25, Astana 20, Etixx 18, Movistar 15, in coda Lampre 7, Direct Energie 6, Bora 4,5 e Fortuneo 3,5. Froome ha gregari di lusso, che altrove potrebbero fare i capitani. Patti chiari e guadagni alti. Chi vuole fare il capitano altrove, come Porte, s’accomodi, arrivederci e grazie. C’è un solo modo per battere Froome: isolarlo. Ma per isolarlo occorre cuocere la sua scorta, e già questa è un’impresa. In sostanza, la maglia gialla è il più forte, la sua squadra è la più forte, chi attacca rischia di perdere anche quel po’ di posizione in classifica che ha. Mollema non attaccherà, baderà a non perdere il secondo posto e così Yates il terzo. Potrebbero attaccare Bardet e Aru, forse non oggi. In conferenza- stampa Aru si è detto soddisfatto di quanto ha imparato ma insoddisfatto del piazzamento. Queste quattro tappe alpine è venuto a vederle da vicino prima del Giro. «La salita di Finhaut-Emosson è la più dura del Tour, specie gli ultimi 3 km».
Vero. Arrivo inedito per il Tour, ma due anni fa ci arrivò il Dauphiné, Vinse un olandese, Westra, e Contador staccò Froome di 20” spogliandolo temporaneamente della maglia da leader. Gli ultimi 3 km dei 10,4 della salita sono oltre il 9% di pendenza, l’ultimo ha il 12,3%. Previsione facile: due corse in una, assottigliamento progressivo da stanchezza, stilettatine nel finale. Previsione più azzarda, ma nemmeno tanto: attacca Froome e chiude la vicenda. Se non la chiude, ecco la cronoscalata, il giorno dopo, da Sallanches a Mégève, 17 km. Su queste strade, che comprendono oggi come allora la salita di Domancy, Hinault vinse il mondiale 1980. Nella specialità, Tom Dumoulin è il migliore ma c’è forse troppa salita per i suoi gusti. Forse illudendomi, sono tra quelli che s’aspettano qualcosa da Finhaut- Emosson. Per via del suono, che interpreto alla Peppino: fin lassù, emozioni. Gli abitanti si chiamano Fignolins.
Terza previsione, quasi saggia: non essendo pensabile che Froome non sfrutti né la prima né la seconda occasione, anche una sola basterebbe, si desume che il giorno migliore per gli attaccanti (Bardet, Aru, chi vuole, chi può) sarebbe venderdì o sabato, due tappe corte (146 km), una con l’ultimo arrivo in salita, a St. Gervais, l’altra con la temutissima salita di Joux Plane a una decina di km dal traguardo di Morzine. Per Lance Armstrong, Joux Plane era la più difficile salita francese.
La verità è che solo un infortunio potrebbe togliere a Froome il suo terzo Tour. Il più facile finora, anche se lui non sarà d’accordo. Un Tour che, finora riaggiungo, non ha vinto in salita ma altrove, cogliendo l’attimo (in pianura il ventaglio con Sagan, in discesa addirittura sui Pirenei). In salita, ha fatto il giro del mondo la sua corsa goffa sul Ventoux, goffa ma quanto umana. Non era il solito Froome, lo definirei meno forte fisicamente (mai però sollecitato a fondo dalla concorrenza) e più forte psicologicamente, più attento alle relazioni esterne per attutire il clima di scarsa simpatia che circonda lui e la sua squadra.