La Stampa, 20 luglio 2016
In morte di Clara Agnelli
Vittorio Sabadin per La Stampa
Clara Agnelli era forse la più simpatica dei sette fratelli nati da Edoardo e Virginia Bourbon del Monte. Aveva la battuta pronta, era una cuoca eccellente, amava stare in casa e non aveva paura di niente.
Di tutti i suoi nipoti e pronipoti, era particolarmente legata a Lapo Elkann, quello che le somiglia di più. Nata il 7 aprile del 1920 a Torino, era stata la primogenita di una nuova dinastia: a lei erano seguiti Gianni (1921), Susanna (1922), Maria Sole (1925), Cristiana (1927), Giorgio (1929), e Umberto (1934). Dopo l’ultima nascita, la madre Virginia aveva ricevuto dal partito fascista la tessera gratuita del tram che spettava alle madri prolifiche.
Il ruolo di primogenita Clara non lo esercitò mai. Era chiaro che Gianni sarebbe diventato il punto di riferimento dell’azienda e della famiglia. E poi c’era Susanna, che aveva un naturale istinto a risolvere problemi ed era la confidente di tutti. Clara rimase così sempre un po’ in disparte: a Cap Martin, d’estate, le piaceva ascoltare i discorsi dei ragazzi che parlavano d’amore. Qualcosa del genere l’aveva provato anche lei, a 12 anni, davanti all’ascensore dell’hotel di Sestrieres che il nonno Giovanni aveva appena fatto costruire. La porta si era aperta e ne era uscito un ragazzo di 20 anni, Giovanni Nuvoletti, allegro e spensierato al braccio di Umberto di Savoia, l’erede al trono.
Ma non era ancora il momento. A 18 anni, nel 1938, Clara sposò il principe Tassilo von Furstenberg, esponente di una delle più antiche famiglie nobili europee. Era nato nel 1904, quando a Vienna regnava ancora il kaiser Francesco Giuseppe. Ebbero tre figli diventati famosi: Ira, Egon e Sebastiano.
Quel ragazzo visto a Sestrieres, nel frattempo, sarebbe diventato uno scrittore e attore, ma soprattutto un affascinante bon-vivant esperto di galateo, eleganza e gastronomia. Mentre Clara era ancora sposata e Sebastiano stava nel girello con il ciuccio, fuggirono insieme come due ragazzi scapestrati, in un’epoca nella quale per cose del genere si finiva in galera. Avevano contro tutti: la Chiesa, la Fiat e il ministro dell’Interno democristiano Mario Scelba, che mandò due poliziotti con le manette ad arrestarli all’aeroporto di Venezia.
Gianni si diede un gran da fare per riportare Clara sulla retta via. La inseguì un giorno fino in Svizzera, dove accadde, come ha ricordato Giorgio Dell’Arti in una breve biografia, una cosa incredibile, raccontata dalla stessa Clara: «Dovemmo scappare, fare la fuitina, come dicono in Sicilia. Mio fratello ci pescò ad Arosa, nei Grigioni. Nuvoletti se lo trovò di fronte nella hall dell’albergo: era venuto a prendermi per riportarmi a casa. Indossavano la stessa giacca, la stessa cravatta, la stessa camicia. “Gianni – gli disse Giovanni -, adesso magari litigheremo, però prima dimmi una cosa: ma ti sei guardato allo specchio?”. Mio fratello gli rispose: “Ho persino il paltò uguale al tuo”». Ma l’Avvocato si divertì molto quando nel 1969 uscì il film “Il prof. dott. Guido Tersilli…” di Luciano Salce, nel quale Nuvoletti recitava a fianco di Alberto Sordi la parte del professor Azzarini, e finì con l’accettare la decisione della sorella.
Clara e Giovanni si sposarono civilmente nel 1974 e poi di nuovo nel 1989 nella cappella della residenza di Marocco, a Mogliano Veneto. Nella vecchiaia, non più in grado di badare alla villa, si erano ritirati ad Abano Terme, come due pensionati. Nuvoletti è scomparso nel 2008, Clara è morta ieri a 96 anni all’ospedale dell’Angelo di Mestre, felice e grata per la vita che ha avuto.
Salvatore Tropeano per la Repubblica
Senza il clamore che avrebbe accompagnato la notizia negli anni in cui la potenza della Fiat si coniugava con le vicende pubbliche e private dei non pochi discendenti del suo fondatore, si è spenta ieri Clara Agnelli. Aveva novantasei anni ed era sopravvissuta ben tredici al celebre fratello Gianni, quattordici a Umberto e sette alla sorella Suni, tutti più giovani di lei. Clara era infatti la più anziana dei nipoti del capostipite Fiat, primogenita del figlio Edoardo e di Virginia Bourbon del Monte. È morta in un reparto geriatrico dell’ospedale di Mestre dove era ricoverata da alcune settimane.
Secondo una regola non scritta ma puntigliosamente voluta dal Giovanni senior, praticata fedelmente anche dopo la scomparsa prematura di Edoardo, le “ragazze” di casa Agnelli tendenzialmente andavano spose a mariti titolati ma nei limiti del possibile tenuti lontani dall’azienda. Al punto che si racconta che quando proprio Clara provò a sollecitare un qualche ruolo per il principe Tassilo von Fürstenberg, il nonno le avesse risposto in stretto piemontese, lingua che usava quando voleva risultare convincente senza tante discussioni: «È un principe? Che faccia il principe ». Come dire, dell’azienda mi occupo io e quelli che scelgo io.
Clara aveva infatti sposato in prime nozze il principe von Fürstenberg e da questo matrimonio erano nati tre figli, Ira, Egon e Sebastiano. Dopo la morte del marito avvenuta negli anni Ottanta, nel 1987, aveva sposato il conte Giovanni Nuvoletti. Le cronache rosa del tempo avevano dato spazio a queste nozze ma senza l’enfasi e l’attenzione che avrebbero riservato negli anni ai mariti e ai figli di questi matrimoni. A differenza di Suni, che aveva imboccato con un certo successo la politica fino a diventare ministro per conto del Partito repubblicano di La Malfa, Clara aveva scelto il percorso privato. Né il fratello Gianni, per trent’anni presidente della Fiat, aveva lasciato a lei e agli altri membri della famiglia lo spazio che loro peraltro non reclamavano, convinti come erano, che la Fiat fosse un problema dei maschi della famiglia.
Come sorella più anziana, Clara era ascoltata e la si poteva incontrare in tutti gli eventi che riguardavano la famiglia, dai matrimoni ai funerali. Perché ci sono stati anche tanti funerali ai quali, proprio per la sua longevità, Clara è stata costretta a partecipare. La morte di Edoardo, unico primogenito di Gianni, e quella di Giovanni Alberto (Giovannino) figlio di Umberto, avevano aperto a cavallo del secolo, i lutti di famiglia proseguiti poi con la scomparsa di Gianni nel 2003 e quella di Umberto poco più di un anno dopo. Alcune annunciate, altre molto meno, queste morti avevano come segnato la fine del “secolo Fiat”. Poi tutto è cambiato progressivamente e, come in una dissolvenza cinematografica di altri tempi, i componenti della famiglia sono via via scomparsi dalla cronache per entrare a far parte della storia di una dinastia legata a quella dell’industria italiana dell’automobile.
Raffaella Polato per il Corriere della Sera
Era la primogenita. E, causa scelte di vita privata, la più lontana non dalla famiglia, ma dagli affari di quella famiglia: la Fiat, naturalmente, e poi l’Ifil trasformata in Exor, e poi ogni altra partecipazione passata nei decenni (non sempre per restarci) dalla cassaforte dell’ex dinastia laica d’Italia. Clara Agnelli Nuvoletti è morta ieri a Mestre, all’ospedale dell’Angelo, dove era stata ricoverata alcune settimane fa. Aveva 96 anni. Vissuti, finché l’età e la salute gliel’hanno consentito, molto, molto intensamente. A costo di rompere le sabaude, dunque rigidissime norme esteriori della casata. E di sfidare così l’ira del fratello Giovanni, l’Avvocato, che dell’amore all’epoca diceva: «È roba da cameriere» (copyright di Susanna, sorella di entrambi e terzogenita dei sette figli di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte, in Vestivamo alla marinara).
Era successo proprio quello. Che Clara, ligia dall’infanzia in poi alle regole riassunte dal « remember you are an Agnelli » ripetuto senza sosta da Miss Parker, l’istitutrice inglese, a un certo punto si era innamorata. Però, primo problema: era già sposata (dal 1938, con un principe, come si conveniva in famiglia: Tassilo von Fürstenberg). Secondo problema: aveva tre figli piccoli (Ira, Egon, Sebastien). Terzo problema: l’adulterio, al tempo, in Italia era reato. Facile quindi immaginare cosa successe quando con il conte Carlo Nuvoletti, dandy colto e bon vivant , decise di fuggire comunque. Era il 1948. «Dovemmo scappare, fare la fuitina», sorrise sempre Clara ricordando che l’Avvocato li inseguì: «Ci pescò nei Grigioni, era venuto a prendermi per riportarmi a casa». Non ci riuscì (ma dalla sua furia verso il conte — anche — nacque poi un sincero legame). Nulla poterono neppure le manette trovate ad attenderli dopo un atterraggio a Venezia. Perché il fatto è che «la fuitina» di Clara Agnelli e Giovanni Nuvoletti non era un colpo di testa, la passione non era passeggera: l’amore «roba da cameriere» durò fino alla morte di lui, nel 2008. Dopo, per Clara, niente è più stato lo stesso.
Fabio Isman per Il Messaggero
Era la prima dei sette figli di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte: la sorella maggiore di Gianni e Umberto; Clara se ne è andata a 96 anni, in un ospedale di Mestre, dove era arrivata qualche settimana fa. Gli ultimi anni, li ha trascorsi in una casa di riposo: la stessa in cui si era ritirata, con il secondo marito Giovanni Nuvoletti, conte, scrittore ed attore, che era deceduto nove anni fa; i due, non riuscivano più a sostenere le fatiche della residenza dove sono vissuti, una vasta tenuta tra Mestre e Treviso.
Clara è stata persona riservata: poche le dichiarazioni, scarse incursioni nello «smart set». Ha fatto parlare di sé quasi soltanto per i suoi due mariti. A 17 anni, aveva conosciuto un principe vero: Tassilo Egon Maria Karl Georg Leo Fürst zu Fürstenberg; una casata delle più ricche e famosa d’Ungheria, la madre sorellastra del principe di Monaco. L’anno dopo, 1938, lo sposa: quasi una favola moderna. Il padre le regala una villa cinquecentesca a Marocco, sul Terraglio, nord di Mestre, che era già stata dei Papadopoli e dove il maresciallo Josef Radetzky aveva firmato la resa di Venezia nel 1849: sulla facciata, c’è un’epigrafe; e una stanza si chiama ancora «lo studiolo Radetzky». Qui Clara è vissuta e ha cresciuto i tre figli Fürstenberg: l’attrice Ira (in realtà, Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina), Egon e Sebastien.
Ira, 76 anni, due figli da Alfonso di Hohenlohe-Langeburg, inventore della stazione balneare spagnola di Marbella e sposato a 15 anni (altre nozze da favola, nella chiesa di San Sebastiano: per La settimana Incom, «il matrimonio dell’anno»; un corteo di gondole sul Canal Grande); ma si separarono dopo cinque anni, per i tradimenti di lui. Lei, presto, si consolò, però sposandolo a Reno, con Francisco «Baby» Matarazzo Pignatari, un famoso playboy. Anche questa volta, tuttavia, un’unione breve: tre anni. Egon, stilista, se n’è andato 12 anni fa; Sebastien si occupa di finanza: per il controllo della Banca Ifis, che gestisce crediti in sofferenza, è ora in lite con i nipoti, i figli di Egon.
Ma torniamo a Clara, di cui pure si sa ben poco, perché lei non ha mai voluto che si sapesse di più. Nelle foto insieme alle sorelle (Susanna, che non c’è più; Cristiana; e Maria Sole), lei è sempre in mezzo, in onore all’anzianità. E si leggeva benissimo l’imprint Agnelli: all’Avvocato era davvero assai simile. La sua storia con Nuvoletti destò un po’ di scompiglio: sposati civilmente nel 1974, e poi nella cappella della loro tenuta, quando lei restò vedova del primo marito, nel 1989. Però il secondo legame non era ben visto in famiglia; si dice contrastato, oltre che dalla chiesa, dalla Fiat: anche con l’aiuto della Democrazia cristiana. Mario Scelba, allora ministro dell’Interno, si è scritto, «giunse a ordinare l’arresto della concubina mentre sbarcava all’aeroporto di Venezia». Ma, per fortuna, non se ne fece nulla. Invece lei, come racconta Giorgio Dell’Arti ha ricordato: «Dovemmo fare la fuitina, come dicono in Sicilia. Però mio fratello (Gianni, ndr) ci pescò ad Arosa, nei Grigioni. Nuvoletti se lo trovò di fronte, nella hall dell’albergo: era venuto per riportarmi a casa». Tuttavia, anche questo tentativo non ebbe esito. Pare anche per una questione di abiti. Nuvoletti è sempre stato assai chic; continuava Clara: Gianni e lui «indossavano stessa giacca, stessa cravatta, stessa camicia». Nuvoletti dice al fratello (minore) di Clara: «Adesso, magari litigheremo; ma ti sei guardato allo specchio?». E l’Avvocato: «Ho persino il paletot uguale al tuo». L’incursione finisce così. Lei era rimasta nella villa ricevuta per le prime nozze, con il secondo, amato, marito. Nelle riunioni della famiglia, il ruolo di primogenita le è stato sempre onorato. Ma Clara alla ribalta, mai: davvero non lo voleva. Di quella progenie da favola restano Maria Sole (primo marito Ranieri Campello; poi, Pio Teodorani Fabbri) e Cristiana, vedova di Brandolino Brandolini d’Adda.