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 2016  luglio 17 Domenica calendario

Gli amish sono diventati 300mila. Breve storia di una comunità che, nell’ultimo secolo, è cresciuta clamorosamente

Cinque dollari. A una multa di cinque dollari fu condannato Jonas Yoder nel 1971 dal tribunale di Green County, Wisconsin. La legge dello Stato prevedeva l’obbligo scolastico fino a 16 anni. Il signor Yoder, fedele alla regola degli Amish, aveva vietato ai due figli di proseguire gli studi dopo le elementari. La denuncia dei funzionari scolastici del Wisconsin era giunta implacabile. La condanna, confermata dal tribunale distrettuale, non convinse però i giudici supremi del Wisconsin. Nel 1972 si pronunciò la Corte suprema degli Stati Uniti. Gli Amish difesero a Washington una visione del mondo, uno stile di vita, una storia.
La loro religione deriva dai radicali cristiani che nella Svizzera del Cinquecento si ribellarono alla Chiesa dominante e allo Stato confessionale, ovvero dagli anabattisti che rifiutarono il battesimo dei bambini e in nome del ritorno alle origini si diedero una rigorosa disciplina liturgica e comunitaria. La separazione dal mondo fu elaborata in teoria e s’impose in pratica per sopravvivere alle persecuzioni. Quando nel corso del Seicento si allentò la morsa dei nemici, gli anabattisti si divisero. Alcuni si riconciliarono col mondo e ridussero l’isolamento. Altri consolidarono la scelta. Tra questi ultimi spiccarono i seguaci di Jacob Ammann, nato in Svizzera ed emigrato in Alsazia. La Chiesa di Ammann, che gli anabattisti rivali definirono «ammanista», «Ammann-ish», divenne la Chiesa Amish. La tolleranza alsaziana durò pochi anni. Davanti all’editto di espulsione, come tanti nella valle del Reno nel Settecento, anche gli Amish emigrarono negli Stati Uniti.
La comunità si estinse in Europa e crebbe nel Nuovo Continente, dove la libertà americana protesse la vita degli Amish, e lo sviluppo industriale, individualista e consumista, rafforzò la teologia e la pratica del loro isolamento dal mondo. Si definirono progressivamente i tratti tipici: la lingua è un dialetto tedesco, le comunità vivono in aree rurali, si edificano piccole chiese, i servizi religiosi si tengono per lo più in casa, i ministri sono laici, la Chiesa regola l’abbigliamento, la legge dell’ Ordnung è severa con i peccatori, l’uso della tecnologia è limitato, ci si sposta in calesse, non si presta servizio militare. E si smette di studiare dopo le elementari. Appunto.
Nel 1972 gli Amish spiegarono alla Corte suprema il rifiuto d’una scuola ispirata a valori mondani, il diverso modello di un’istruzione non competitiva e non individualistica, scettica del successo intellettuale e scientifico, limitata alle nozioni essenziali e fondata sull’«imparare facendo». Per i loro nemici di allora, gli Amish incarnavano un cristianesimo ultra-conservatore, misogino e familista, nonché un’America agricola refrattaria alla modernità e renitente allo sforzo governativo di forgiare nuove generazioni eccellenti nel mercato, nella scienza e nella tecnica. Per la sinistra liberal e per una Corte suprema che l’anno dopo avrebbe depenalizzato l’aborto fu difficile prender posizione. Infine, la decisione fu in favore degli Amish. Prevalsero il diritto a seguire genuinamente la propria fede e il valore della diversità religiosa americana. Contò poi la storia degli Amish, solide comunità, gran lavoratori, innocui per l’ordine pubblico, fedeli alla nazione. E contò anche il numero esiguo dei membri, in ragione del quale parve più sostenibile l’eccezione. Il signor Yoder divenne un’icona della religious liberty americana e poté rimettersi in tasca i cinque dollari.
A distanza di quarant’anni, il paesaggio è assai mutato, in quantità e in qualità. Contrariamente allo stereotipo dell’anacronismo condannato all’estinzione, da un secolo a questa parte gli Amish sono raddoppiati di numero ogni vent’anni; la loro esperienza religiosa e sociale non è più soltanto folclore da vendere ai turisti, o bigottismo snobbato dagli esperti della società secolare. C’è attenzione per la variegata galassia degli anabattisti, dei pietisti, dei mennoniti in cui si colloca l’esperienza Amish; si studia la ricca fisionomia interna agli Amish stessi, da quelli horse and buggy, cavallo e calesse, ai Beachy Amish e agli Amish mennoniti che usano l’automobile.
È aumentato, di pari passo, l’interesse degli studiosi. Uno di loro, Steven M. Nolt, sta per traslocare. Insieme alla sua famiglia percorrerà i mille chilometri che separano l’Indiana dalla Pennsylvania, dove ha avuto un posto di professore presso lo Young Center for Anabaptist and Pietist Studies dell’Elizabethtown College. Nolt ha appena pubblicato un volume che ricostruisce il profilo odierno degli Amish ( The Amish. A Concise Introduction, Johns Hopkins University Press).
La cosa che colpisce di più è la crescita demografica. Gli Amish hanno ormai superato la soglia delle 300 mila unità. Erano appena seimila a inizio Novecento; a fine secolo, nel 1992, erano 134 mila: sono dunque raddoppiati in poco più di vent’anni. Solo negli ultimi cinque anni la crescita è stata del 18%. Stante la riluttanza a far proseliti, la crescita si deve certamente al numero di figli per famiglia, sette di media, nettamente superiore alla norma americana. Ma il numero di figli non è tutto. In una comunità in cui il battesimo adulto e la scelta di appartenere alla comunità sono basilari, è decisiva la decisione di restare. È appunto qui, spiega Nolt, che le cose sono cambiate. L’85% dei figli di famiglie Amish sceglie oggi di vivere secondo la legge dei propri genitori. La percentuale non è mai stata tanto alta. Si sono così consolidati gli insediamenti tradizionali in Pennsylvania, Ohio e Indiana. Vivono in quest’area i due terzi degli Amish. Le comunità più numerose, di circa 34 mila membri ciascuna, si trovano a Lancaster County, in Pennsylvania, e a Holmes County, in Ohio. Importanti comunità si trovano anche nel Wisconsin, nello stato di New York, in Michigan, Missouri e Kentucky e più recentemente in Canada. L’anno scorso alcuni Amish hanno avuto il permesso di volare fino in Sudamerica per rispondere all’invito di alcune storiche comunità mennonite in difficoltà. Sono nate da quel viaggio le prime comunità Amish in Bolivia e in Argentina.
La spettacolare espansione porta un cambiamento qualitativo. La fattoria è ancora al centro dell’universo Amish, ma tanti vanno a lavorare in fabbrica, aprono negozi, creano imprese. La tecnologia è problematica, ma se necessaria, se utile alla comunità, si trova un compromesso. Per andare lontano non posso guidare un’automobile, ma ne affitto una con conducente e Gps. Mi servo di batterie, ma non mi collego alla rete elettrica. Non uso internet per chattare con gli amici, ma ho un sito per la mia società. Insomma, pur restando separati dal mondo, gli Amish, scrive Nolt, «partecipano alla vita moderna a modo loro»; persino nella creatività commerciale e nell’invenzione tecnologica.
Col tempo, il senso della loro alterità è dunque mutato. Non si tratta più di una reliquia destinata a sbriciolarsi, ma di un modello alternativo di adattamento critico alla modernità. Gelassenheit, resa, è parola chiave della vita Amish. Resa a Cristo, ai bisogni dei fratelli; resa che costa e rinnova. Se il cristianesimo di massa sopravvive annacquato, i cristiani Amish crescono reinventando il rigore; «una negoziazione flessibile con le forze della vita moderna», sintetizza Nolt, «ha consentito loro di prosperare». È passato tanto tempo dalla vittoria a Washington, nel 1972. Hanno portato frutto, e valgono molto, molto di più oggi, i cinque dollari del signor Yoder.