Libero, 17 luglio 2016
Venti partiti hanno chiuso. Ora ne restano solo 84
Altro che bipolarismo e tripolarismo: i partiti politici in Italia sono 104, più ancora che nella Prima Repubblica. Il numero abnorme è emerso dalla relazione consegnata dalla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici che, composta da cinque magistrati, ha cercato di mettere ordine nella giungla del “settore”. Il risultato del lavoro dell’organismo appena costituito, condiviso coi presidenti di Camera e Senato, si riassume così: «I resoconti ricevuti sono 104», «99 si riferiscono a partiti obbligati alla presentazione del rendiconto per l’esercizio 2014», «due riguardano partiti iscritti al registro nazionale in data successiva al 15 luglio 2015», due non erano nemmeno tenuti a presentare le carte perchè non hanno percepito rimborsi pubblici. L’elenco è lunghissimo e si va – in ordine alfabetico – da “Abruzzo Civico”, fino a “Wir Sudtiroler”. In mezzo ci sono “Pd”, “Forza Italia”, “Fratelli d’Italia”, la “Lega” e pure “Costruire democrazia”, “I Pugliesi per Rocco Palese”, “La Rete 2018”, “Moderati”, “Realtà Italia”, “Unione sudamericana emigrati italiani”. Tutti partiti, tutti con un regolare statuto, tutti con un rendiconto diventato pubblico. Il dato più clamoroso, però, è che l’organismo presieduto da Luciano Calamaro ha mosso «atti di contestazione» a ben 57 sigle: più della metà dei partiti, dunque, aveva presentato documenti insufficienti, incompleti o, peggio, non ha provato ad “emergere”. È finita con «atti di contestazione» per 5 partiti, «ordinanze di ingiunzione» per 3. Tra questi ci sono “Alleanza per l’Italia” di Francesco Rutelli, “Insieme per Bresso”, cioè la lista dell’ex governatrice del Piemonte Mercedes Bresso, Pd, e i meno conosciuti “RossoMori”, “Slovenska Skupnost” (attivo in Friuli), “Vda Vive Renouveau” (presente in Valle d’Aosta). L’anno successivo erano già venti di meno. Nella relazione del Comitato si segnala che altrettanti sono stati dichiarati «decaduti» in ottemperanza a un decreti del presidente della Camera del 29/7/2015. Tra questi ci sono sigle famose come “Il movimento arancione” di Luigi De Magistris e il “Partito Pensionati”. Decaduto anche il “Movimento 5 stelle – Comitato promotore elezioni 2013”. Già, perchè questa relazione ha svelato come il M5s si è messo in regola con le nuove discipline pur senza costituire un soggetto politico solo e unitario: opera con sigle i diverse contemporaneamente. Chiuso quel “Comitato”, il partito fondato di Beppe Grillo ha continuato a “lavorare” con le sigle “M5s – Associazione” e “M5s – Comitato promotore Elezioni Europee”.