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 2016  luglio 17 Domenica calendario

La vita a Nizza dopo la strage

La scena che racconta il surreale «day after» di Nizza si svolge davanti al Municipio parato a lutto con enormi, teatrali drappi neri che pendono dai balconi. Arriva una sposa con qualche anno e molti più chili di quanti possa reggere il suo abito bianco meringato. Va a sposarsi passando fra due militari con il mitra spianato.
Normalmente, l’effetto sarebbe grottesco. Stavolta è quasi toccante, perché testimonia la disperata voglia di normalità della comunità. La vita deve andare avanti, o almeno ci si prova. Però, fa notare Joséphine dietro il bancone di un bar, «per essere un sabato di luglio, in giro c’è molta meno gente». 
È paradossale tutto, in questa giornata meravigliosa, sole splendido, non una nuvola in cielo, il Mediterraneo che luccica sullo sfondo di una città incantevole, metà Genova e metà Torino. La promenade des Anglais è stata riaperta e ogni tanto percorrendola ci si imbatte in un fiore appoggiato a terra su una chiazza scura dell’asfalto: sì, è una macchia di sangue, alcune con ancora le tracce dei pneumatici del camion. I passanti fotografano con il telo da spiaggia sotto il braccio. Una donna inebetita è raggomitolata sul bordo della strada lato mare, accanto alla foto di un bambino, mentre gli amici fanno cerchio in silenzio e non sanno più cosa dirle; a pochi metri, la gente fa il bagno. Le pattuglie dell’Armée, in mimetica e giubbotto antiproiettile, incrociano i turisti in infradito. 
La reazione all’attentato terroristico è quella codificata a Parigi, ormai siamo alla routine del lutto collettivo. La place de la République di Nizza sono due palme all’inizio della promenade. La gente depone fiori, peluche, bigliettini, bandiere, candele. Poi va a fare il bagno. C’è chi prega, chi piange, chi inveisce, chi accenna una Marsigliese e chi si fa un selfie. Insensibilità? Ma no. Spiega Philippe, 32 anni, rappresentante di commercio: «Sono solidale con le vittime, l’altra sera ho pianto di rabbia e di dolore. Ma avevo già affittato un appartamento, ho due settimane di ferie, che dovevo fare?». 
C’è preoccupazione per il turismo, che con l’indotto vale un miliardo e mezzo di euro e 150 mila posti di lavoro. Ogni anno visitano Nizza cinque milioni di persone, il 48% dall’estero (in testa gli italiani, 968 mila): in questi giorni fioccano le disdette, gli albergatori sono preoccupati. Michel Tschann, presidente della loro associazione: «Sappiamo che ci aspetta una stagione difficile, del resto è stato così anche per Parigi».
Sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, le bandiere sono a mezz’asta, in place Masséna (metà Torino) qualcuno ne ha messa una addosso allo statua di Apollo, anche con un certo giovamento estetico. L’arena all’aperto del Nice jazz festival è deserta e spettrale, la manifestazione è stata annullata. Annullato anche il concerto di Rihanna. Nelle vetrine ci sono già cartelli listati a lutto con la scritta «Hommage aux victimes» oppure bilingui, in francese e nel dialetto ligure locale: «Sieu Nissa – Je suis Nice». Sui muri ci sono le foto dei dispersi, qualcuno spera ancora.
Tira una bruttissima aria. L’unità nazionale antiterrorismo è finita, destra e sinistra hanno ripreso a litigare. Il «Parisien» intervista Gérard, 67 anni, che dice di essersi iscritto al Front national, «basta con questi arabi» e poi sbrocca: «Giro con una bomba lacrimogena in tasca». Un tizio ha percorso la promenade in bicicletta strillando «La Francia ai francesi!». Aria da scontro di civiltà, voglia di resa dei conti. Toh, nella città vecchia (metà Genova) è ancora esposta all’angolo della rue de la Loge una granata in memoria dell’assedio turco del 1543. Già allora problemi con l’Islam radicale.
La gente cerca di vivere normalmente, forse perché sa che non potrà più farlo davvero. Il sole, il mare, i fiori aiutano. «Ma abbiamo le coeur lourd», il cuore pesante, dice Amina, musulmana, velata, mentre attraversa la «Prom» portando il suo bouquet. Viene in mente papà Verdi, con la sua capacità di esprimere quel che non riusciamo a dire: «Piango sulla mentita / Festa dei vostri fior» (poi Simon Boccanegra prosegue così, ovviamente invano: «E vo’ gridando pace / E vo’ gridando amor!»).