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 2016  luglio 16 Sabato calendario

Sulla nuova sede della Nato in stile assiro-babilonese

Vivo a Bruxelles da molti anni. Da tempo mi preoccupa il costante rafforzamento della Nato e mi chiedo: in nome di chi, su quale specifico mandato e sotto quale controllo? È ormai in fase conclusiva la costruzione della nuova sede Nato. Per decenni l’architettura banale ma rassicurante della sede della organizzazione, che intravedevo sulla strada per recarmi all’aeroporto di Zaventem, comunicava un senso di protezione benevolo, lascito quasi obsoleto dell’«après-guerre». La nuova sede monumentale in stile direi assiro-babilonese, costituita da una serie di edifici a forma di arco, circondata da strutture difensive imponenti, si erge minacciosa e comunica una sensazione di vigile ma proterva aggressività. Non posso evitare di stabilire un legame tra la costruzione della nuova sede (mi chiedo quanto necessaria) e la politica vieppiù antisovietica e nostalgica della Guerra fredda, che mi sembra si voglia resuscitare: si veda il vertice di Varsavia e le dichiarazioni dei ministri polacchi, antirussi da sempre.
Antonia Bugoni
bugoniant@gmail.com

Cara Signora,
La Nato (acronimo inglese di Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) si installò a Bruxelles-Zaventem nel 1967 quando il generale De Gaulle annunciò che la Francia sarebbe uscita dall’organizzazione militare del Patto. Per ospitare il segretariato generale dell’Alleanza e le rappresentanze dei suoi membri fu costruito un lungo edificio, composto da prefabbricati, che divenne un po’ più elegante con il passare degli anni, ma continuò a essere semplice, sobrio, quasi provvisorio. A me sembrò una buona soluzione. Le istituzioni che uniscono il mondo anziché dividerlo hanno diritto a palazzi non privi di grandezza e sussiego. Ma le alleanze militari sono frutto di particolari circostanze storiche e dovrebbero essere basate sul principio che saranno tanto più encomiabili e utili quanto più rapidamente saranno uscite di scena.
Il palazzo che lei descrive nella sua lettera, cara Signora, è invece ambizioso, copre un’area più vasta di quella occupata attualmente, è costato sinora 750 milioni di euro, può contare su un bilancio pari a un miliardo e cento milioni, è verosimilmente destinato a durare. La Nato, quindi, non è più la risposta politica e militare delle democrazie a una particolare minaccia. Dalla fine della Guerra fredda è diventata un organismo alla ricerca di un ruolo che garantisca la sua sopravvivenza. Come ho ricordato in altre occasioni, vi è stato un momento (al vertice di Pratica di Mare nel 2002) in cui l’alleanza militare sembrò destinata a diventare, con il concorso della Russia, una organizzazione per la sicurezza collettiva dell’intero continente europeo. Ma il suo allargamento ad alcuni ex satelliti dell’Urss e la pessima gestione, da entrambe le parti, della crisi ucraina, ha fatto della Nato una organizzazione molto simile a quella della Guerra fredda. In un articolo sul Vertice Nato di Varsavia, apparso nel sito dell’Istituto Affari Internazionali, Alessandro Marrone ha scritto che il Paese ospitante, la Polonia, avrebbe voluto tenere le riunioni nella stessa sala in cui, nel 1955, fu firmato il Patto di Varsavia, l’alleanza militare dei Paesi comunisti: un sarcastico guanto di sfida lanciato provocatoriamente alla Russia di Putin. La proposta, fortunatamente, non è stata accolta.