Corriere della Sera, 16 luglio 2016
Nizza, ore 22.45. La maledetta corsa fino al civico 147
Nel 2010 l’allora sindaco di origine italiana Christian Estrosi creò a Nizza il primo «centro di supervisione urbana» di Francia, una sala operativa con 70 poliziotti che controllano i monitor collegati a 915 videocamere di sorveglianza – una ogni 360 abitanti, un record – disseminate nella città. Un sistema poderoso e unico in tutto il Paese, che negli anni è servito a cogliere in flagrante qualche ladro in più ma non a fermare un Tir bianco di 19 tonnellate lanciato sulla folla del 14 luglio.
In compenso, a massacro ormai compiuto, le videocamere aiutano almeno a ricostruire quello che è successo. Lo racconta, nella sala al secondo piano del Palazzo di giustizia di Nizza, il procuratore antiterrorismo di Parigi, François Molins, eroe suo malgrado della nuova Francia insanguinata dagli attentati. Da Charlie Hebdo in poi è lui a tenere aggiornati i cittadini sui progressi delle inchieste: una vita intera da uomo schivo, e una notorietà senile che mai avrebbe scelto.
Il camion è stato preso a noleggio dall’assassino lunedì 11 luglio a Saint Laurent de Var, e avrebbe dovuto essere riconsegnato mercoledì 13. Invece, le videocamere lo inquadrano quel giorno ancora nel quartiere Auriol nell’Est di Nizza, dove rimane fino alla sera successiva, quella della Festa nazionale e dei fuochi artificiali per l’anniversario della presa della Bastiglia. Trentamila persone sono radunate sulla Promenade des Anglais, uno dei luoghi più belli e iconici della Costa Azzurra, per assistere ai fuochi artificiali. Come sempre in queste occasioni, molti bambini.
Alle 21.34 il terrorista Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, tunisino residente a Nizza con permesso di soggiorno, arriva in bicicletta, la carica nel gigantesco container praticamente vuoto, e si mette alla guida in direzione dell’Ovest della città.
Mohamed Lahouaiej Bouhlel commetterà la strage più atroce nella storia contemporanea della città della Costa Azzurra, e il suo profilo per una volta non è quello dell’apparente bravo ragazzo. Di lui i vicini non dicono, come accadde a Tolosa con Mohamed Merah per esempio, che «salutava sempre» o era tanto gentile. No, Bouhlel è un brutto ceffo. Picchiava la moglie, che aveva finito per trovare la forza di lasciarlo nonostante i tre figli, aggravandone la depressione e la difficoltà di stare al mondo. Un tipo losco, che però non sembrava essersi mai davvero radicalizzato: continuavano a piacergli più le donne delle moschee integraliste. Bouhlel lavorava come autista e come corriere, il 26 marzo era stato condannato a sei mesi con la condizionale per un’aggressione dopo un incidente stradale, ma non aveva mai fatto un giorno di carcere. Era una vecchia conoscenza della polizia per furti e violenze, ma totalmente ignoto ai servizi segreti. A differenza dei terroristi degli attentati di gennaio e del 13 novembre, Bouhlel non era schedato «S», non era giudicato un pericolo per la Sicurezza nazionale. Delinquente comune, è passato inosservato agli agenti incaricati di individuare i possibili jihadisti.
Comunque, intorno alle 22 del 14 luglio, una testimone lo ha visto alla guida del camion mentre faceva delle strane manovre di prova. Laicia Baroi è in auto con il suo compagno e sta andando verso la Promenade des Anglais, un po’ in ritardo, per vedere i fuochi artificiali. Si fermano a un incrocio e vedono passare accanto a loro il Tir bianco. «Era il camion del terrorista, ne sono certa, era lo stesso che poi abbiamo visto in televisione. È passato accanto a noi intorno alle 22, e avanzava sulla strada in modo bizzarro. Il conducente accelerava e frenava, accelerava e frenava… Abbiamo pensato che era veramente strano. Poi noi abbiamo continuato in direzione della Promenade, mentre lui è andato verso l’aeroporto. Lì deve avere fatto inversione».
E infatti, intorno alle 22.45, Mohamed Bouhlel arriva all’inizio della Promenade des Anglais, all’altezza del numero civico 11. Trova una barriera di poliziotti, e qui le testimonianze divergono. Secondo la rete tv M6, gli agenti lo fermano, lui spiega che con il suo camion frigorifero deve consegnare gelati ai locali più avanti, e lo fanno passare. Altri danno una versione meno clamorosa, secondo la quale il terrorista avrebbe semplicemente superato l’ostacolo salendo sul marciapiede, e cominciando così a uccidere.
Il Tir accelera, raggiunge i 90 km orari che per un bestione di 19 tonnellate lanciato tra i passanti in città è una velocità folle, e Mohamed Bouhlel si adopera per fare il maggior numero di vittime possibile, dando colpi di sterzo per centrare i gruppi di spettatori, che stanno passeggiando a spettacolo pirotecnico ormai finito.
Richard Gutjahr, tedesco, si trovava sul balcone di un albergo. Ha visto il Tir sulla folla, e uno scooter che provava a raggiungerlo. Il conducente del motorino ha cercato di superarlo per fermarlo, poi lo ha affiancato, ha persino provato ad aggrapparsi alla portiera, ma è caduto ed è finito sotto le ruote del camion.
Il sempre preciso procuratore Molins dice che la corsa è continuata per quasi due chilometri, fino al civico 147. C’è chi si è salvato buttandosi di sotto, sulla spiaggia di ghiaia. Molti sono saltati via come birilli: è questa la metafora ricorrente nel racconto dei testimoni. Altri sono rimasti schiacciati sotto le ruote, sono loro i corpi più straziati. Il terrorista aveva una pistola calibro 7.65 e sparava dal finestrino, arrivato all’altezza dell’hotel Negresco è stato affrontato da tre poliziotti ma ha potuto continuare a uccidere per altri 300 metri, prima di fermarsi più o meno all’altezza del Palais de la Mediterrannée. «Era proprio davanti a me – racconta la testimone Nader —, un uomo ha provato a parlargli per convincerlo a smetterla. Lui sembrava nervoso, c’era una ragazza sotto le ruote e l’ha schiacciata. Il terrorista si è rimesso a sparare ma i poliziotti sono riusciti a ucciderlo, aveva la testa che sporgeva dal finestrino».
Qui tornano di nuovo utili le famose videocamere. Christian Estrosi nel frattempo non è più sindaco, ha vinto per i Républicains di Sarkozy le regionali di dicembre ed è presidente della PACA (Provence-Alpes-Côte d’Azur). Il suo direttore di gabinetto, Anthony Borré, è tornato nel «centro di supervisione urbana» per guardare i filmati. E dice che tra il momento in cui il camion arriva sulla Promenade e quello in cui il conducente viene abbattuto dalla polizia, non passano più di 45 secondi. «Come volete fermare un Tir di 19 tonnellate lanciato a 90 all’ora? Non si può fare niente».
E invece c’è chi non è d’accordo. Henri Guaino, compagno di partito di Estrosi, ex consigliere di Sarkozy (era l’uomo che gli scriveva i discorsi da presidente) e candidato alle prossime primarie della destra, ieri ha offerto la sua ricetta: «Sarebbe bastato munire la polizia di un bazooka all’ingresso della Promenade, e un razzo avrebbe distrutto il Tir». Alti esponenti della classe politica francese propongono ormai di usare lanciarazzi tra la folla. Ma la frase di Guaino non è neanche il momento più surreale di una delle giornate più bizzarre che la Francia abbia vissuto negli ultimi anni.
A pochi metri dal Palais della Mediterrannée, dove ancora ieri mattina giacevano i cadaveri ricoperti dai teli e qualche volta dalle tovaglie dei ristoranti, gli stabilimenti balneari dell’hotel Beau Rivage e il Castel erano pieni di gente che si godeva il sole e faceva il bagno. Un segno di crollo morale secondo alcuni, di forza e di reazione al terrorismo secondo altri. Ma è indubbio che l’estate, il sole, Nizza, e soprattutto la nuova e spaventosa abitudine agli attentati, hanno tolto la tragicità e il senso di orrore assoluto provato a Parigi dopo Charlie Hebdo, il supermercato kasher, il 13 novembre e il Bataclan.
Secondo il bilancio provvisorio fornito dal procuratore Molins sulla Promenade sono morte 84 persone, 202 sono rimaste ferite, delle quali 52 in modo grave, tra queste 25 sono in rianimazione. I nizzardi e i turisti depongono rose, bigliettini e peluche secondo un rito purtroppo consolidato, ma spuntano anche i selfie con il Tir bianco sullo sfondo. Hollande proclama tre giorni di lutto nazionale, ma intanto i turisti a torso nudo e i pensionati dal volto tirato sono impazienti, vogliono rimpadronirsi della loro Florida europea.
Il procuratore Molins, intanto, continua la sua inchiesta. Deve ancora stabilire se davvero Mohamed Bouhlel ha agito da solo, o se almeno un complice lo ha aiutato. Dall’analisi del telefonino ritrovato nella cabina del Tir, sembra che Bouhlel avesse chiamato solo contatti in Francia (e non in Siria e Iraq). Il 31enne divorziato e misogino era depresso ma Molins tiene il punto: ha agito eseguendo esattamente gli inviti pronunciati dall’Isis. È il più squilibrato, e tragicamente efficiente, dei terroristi islamici.