Corriere della Sera, 17 luglio 2016
«Era uno dei nostri». L’Isis rivendica la strage di Nizza
In passato il governo francese ha preso tempo prima di qualificare una tragedia come «attentato islamico». Marine Le Pen ne ha approfittato spesso per criticare François Hollande: troppa cautela nel dire le cose come stanno, troppa circospezione nel chiamare in causa l’Islam. Stavolta i vertici francesi si sono dimostrati insolitamente decisi, ma a prendere più tempo del solito è stato l’Isis: la rivendicazione è arrivata ieri mattina, dopo ben 36 ore.
Un comunicato molto breve, cinque righe, in arabo, trasmesso dall’agenzia di comunicazione ufficiale Amaaq: «L’autore dell’operazione di schiacciamento a Nizza, in Francia, è uno dei soldati dello Stato Islamico, che ha eseguito questa azione rispondendo all’appello di colpire i cittadini della coalizione che combatte lo Stato Islamico».
In altri comunicati l’Isis aveva usato l’espressione «leone del Califfato», riservata ai combattenti che fanno parte integrante dell’organizzazione; per Mohamed Lahouaiej Bouhlel basta «soldato». L’appello a cui si fa riferimento è quello del portavoce Abou Mohammed al Adnani, che in un messaggio audio diffuso nel 2014 chiedeva ai fedeli di uccidere «il miscredente» con qualsiasi mezzo: «Colpite la sua testa con una pietra, sgozzatelo con un coltello, schiacciatelo con la vostra auto».
Il 31enne tunisino si è dimostrato zelante, ha ucciso 84 persone lanciando sulla folla un Tir di 19 tonnellate preso apposta a noleggio. Il suo profilo è molto lontano da quello di un ligio musulmano – alcol, niente preghiere, niente ramadan, delinquenza —, ma ieri tre persone sono state arrestate a Nizza, dopo l’ex moglie e un altro conoscente fermato due giorni fa. E tra loro c’è chi ha parlato agli inquirenti di uno «spostamento recente verso l’Islam radicale». È questa l’espressione usata poche ore dopo dal ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve.
«Sembra che l’autore dell’attentato di Nizza si sia radicalizzato molto rapidamente», ha detto il ministro al termine di una riunione con Hollande all’Eliseo. Cazeneuve ha parlato di un «attentato di tipo nuovo, commesso da un individuo sconosciuto ai servizi di intelligence», e ha aggiunto che ormai «persone sensibili al messaggio dell’Isis si dedicano ad azioni estremamente violente senza necessariamente avere partecipato ai combattimenti, senza essere state addestrate». Il confine tra membro dell’Isis e simpatizzante si fa più labile, e a questo stesso risultato concorrono entrambe le parti, Stato Islamico e Francia.
L’Isis ha tutto l’interesse ad allargare il numero dei suoi combattenti, senza però arrivare ad attribuirsi azioni che gli sono completamente estranee: per questo in passato ha evitato di rivendicare il disastro aereo del volo Egyptair, anche quando molti pensavano a un attacco terroristico. L’Isis ha aspettato 36 ore prima di mettere il suo sigillo sull’orrore di Nizza: magari per controllare che nessun altra organizzazione fosse dietro all’azione.
La Francia, da parte sua, non vuole più essere accusata di non guardare il nemico in faccia. Accanto a Cazeneuve, il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian ha voluto ricordare che «l’ideologo dell’Isis, al Adnani, per settimane ha ripetuto gli appelli ad attaccare i francesi in particolare, o gli americani. Anche se lo Stato Islamico non organizza direttamente l’attacco, è l’ispiratore dell’idea terroristica, che è il nemico contro il quale combattiamo».
Uno Stato Islamico in difficoltà in Siria e Iraq gode di un successo forse insperato con una strage commessa secondo i suoi suggerimenti proprio la sera del 14 luglio, festa nazionale. Una Francia che stava tirando un sospiro di sollievo per avere superato indenne i temuti Europei – «abbiamo sventato alcuni attentati», ha detto ieri Cazeneuve – si ritrova con un nemico ancora più sfuggente, una classe politica che ha abbandonato lo spirito dell’«unità nazionale» invocato ancora da Hollande, e un’opinione pubblica sempre più stanca ed esasperata. Non c’è più traccia della solennità composta vissuta a Parigi dopo il 13 novembre. La rabbia a Nizza arriva persino tra i biglietti lasciati sulla Promenade des Anglais. «È stato il lassismo a uccidervi – si legge in un foglio con un cuoricino, lasciato tra i fiori, le candele e i peluche —. E anche il bla bla dei politici».