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 2016  luglio 18 Lunedì calendario

Si chiama Alessandro, ha 26 anni, fa il barista e piange quando guarda la sorella gareggiare. Incontro con il fratello di Federica Pellegrini

«Davvero lo scrive?». Certo che lo scrivo. «Allora... Succo di lime fresco, zucchero liquido, Gin, Vodka, Rum, Tequila, Triple sec e Coca Cola». Per un tasso alcolico di? «18 gradi». E ride. «Tutti sono abituati a berlo in discoteca con meno Coca o addirittura senza, ma se diluisci bene le dosi fai la differenza».
È grazie a un Long Island Ice Tea, il cocktail che gli piace di più preparare, che superiamo la ritrosia di Alessandro Pellegrini, barista («non ancora barman») dell’American Bar Tacco 11 di Spinea, il locale di famiglia a sei chilometri da Mestre, un omaggio alla passione della sorella per le scarpe («Ho smesso di contarle a 300 paia»), ai suoi fallimenti scolastici («È la somma di 74, il mio voto alla maturità») e al luogo in cui si sono conosciuti i genitori, Roberto e Cinzia («il Caffè Florian di Venezia»).
Ventisei anni il 16 agosto, Alessandro è la fotocopia della campionessa di nuoto Federica, non fosse per la barba hipster. A dispetto della fama («Sono la pecora nera della famiglia»), non riesce a nascondere una sensibilità spiazzante, come quando si commuove al pensiero della sorella portabandiera alle Olimpiadi di Rio. «Papà ha fatto parte della Folgore e ci ha trasmesso un forte attaccamento al tricolore. Sapere che Fede lo solleverà per gli italiani mi emoziona, non solo perché è un momento importante, ma perché so cosa significa per lei». Dice che ormai sta diventando un po’ sentimentale. «Anche rivedere su Youtube le sue vecchie gare mi fa piangere». Perché di questa sua sorella lunatica e bella ammira «la voglia di non smettere mai, la ricerca costante dello stimolo, della perfezione, la voglia di combattere sempre».
Questo non gli fa dimenticare che quella sirena che ha divorato record nelle piscine di mezzo mondo sia la stessa ragazzina con la quale gareggiava alla Playstation. «Se perdevo io, dovevo farmi truccare da lei; se perdeva lei, doveva farmi i compiti per una settimana, ma mi accontentavo del giorno dopo». Della loro infanzia ricorda le nottate in cui chiedeva di potersi infilare nel suo letto per vincere la paura del buio e dell’unica volta in cui avvenne il contrario. «Avevamo visto Dracula di Bram Stoker e lei, che mi costringeva a guardare gli horror, dopo volle dormire con me».
In questa collaudata carriera di fratello e sorella, Federica per un periodo è stata anche Italo. «La chiamavo così perché era un maschiaccio: dopo aver visto Soldato Jane, per tre estati di seguito si volle rasare i capelli sulla nuca. Cominciai a chiamarla Italo come il protagonista della “Rubrica dell’agricoltore agricolo” inventato dai Catarrhal Noise, un gruppo demenziale che cantava in dialetto veneto».
Neppure Alessandro era male in vasca. «Da piccolo ci portavano in piscina insieme. Premesso che Fede è di un altro pianeta, credo che nella vita conti molto il fato. Lei fin da subito si è allenata con un bel gruppo, mangiavano la torta, facevano tante cose insieme. Nel mio caso, non c’era questo spirito, siamo stati quasi subito dirottati alla pallanuoto, io non ero disciplinato. Morale, ho mollato. Ora sono ritornato in acqua dopo una pausa di quattro anni e mezzo, il prossimo anno comincerò a fare qualche gara amatoriale».
L’invidia c’è stata. «Quando sono arrivati i primi contratti e gli altri facevano i confronti. Ero un bambino stupido e ignorante, poi sono cresciuto e ho capito che ognuno è quello che è. So fare cose che per Fede sono impossibili, come giocare a calcio o a tennis. E comunque è sciocco invidiare un talento come il suo».
Le Olimpiadi si avvicinano e con loro una complicatissima architettura emotiva cui stare attenti. «La tensione si taglia a fette, se uno dice A nel modo sbagliato può scattare la guerra mondiale». Le postazioni pre gara sono fisse. «Io sto in piedi in cima alle scale, attaccato alla ringhiera, poi mi avvicino sempre di più alla tivù. Papà di solito si mette sul divano e dopo anche lui avanza. Mamma parte seduta capotavola e poi si alza. Finché ci ritroviamo a far la barriera RCA, Roberto-Cinzia-Alessandro, che è la versione casalinga della difesa della nazionale BBC, Barzagli-Bonucci-Chiellini».
Se sua sorella decidesse di sposare Filippo Magnini sarebbe contento. «Quel giorno mi prenderò una delle sbornie più grandi della mia vita. A Fede ho già chiesto un tavolo in fondo con una bottiglia di Champagne, così me la godo da lontano. Sarà bellissimo».