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 2016  luglio 18 Lunedì calendario

Altri poliziotti uccisi negli Stati Uniti • I misteri dell’attentato di Nizza • Sei italiani ancora non si trovano • Erdogan incolpa gli Stati Uniti per il tentato golpe • Continuano le retate di giudici in Turchia • I partiti recuperano un po’ di soldi grazie al due per mille • Troppi turisti, si pensa al numero chiuso


Polizia Nuova strage di agenti (tre morti e tre feriti) in America alla vigilia della convention repubblicana. E’ accaduto a Baton Rouge, in Louisiana, dove 10 giorni fa la polizia aveva ucciso un afroamericano. Il killer, secondo Cbs e Nbc che citano fonti dell’inchiesta, è un afroamericano di 29 anni, compiuti proprio ieri, Gavine Eugene Long, di Kansas City, un ex marine come il cecchino di Dallas, Micah Xavier Johnson, l’assassino dei 5 poliziotti uccisi durante una manifestazione il 6 luglio. Long però, a differenza del suo ex commilitone, era stato congedato nel 2010 con tutti gli onori. La mattanza ha avuto inizio alle 9 del mattino (le 15 in Italia), sulla Airline Highway, dove i poliziotti erano intervenuti in risposta a una telefonata in cui si denunciava la presenza di un uomo armato con un fucile d’assalto. All’incrocio tra le due arterie sembra sia sopraggiunta una vettura, subito dopo sono partiti gli spari verso la polizia, alcuni agenti si sono scaraventati a terra uscendo dalle auto, ne è nato un conflitto e il killer è stato ucciso. Nel pomeriggio due suoi complici sono stati fermati. Da Baton Rouge lo stato di allerta si è allargato a tutti gli Usa, specie in città come Baltimora dove ieri un uomo armato si è asserragliato in un Burger King prendendo in ostaggio alcune persone (Semprini, Sta). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Nizza/1 Per la strage di Nizza sono in stato di fermo sei uomini e una donna. Tra questi, una coppia di albanesi trattenuta da ieri negli uffici della polizia, che avrebbe fornito a Mohamed la calibro 7.65 con cui ha fatto fuoco dalla cabina di guida del camion prima di essere abbattuto dai colpi della polizia. Ci sono ancora molti aspetti oscuri nella vicenda. Una testimonianza rende faticoso credere che Mohamed si stesse preparando a morire: quella del fratello Jabeur. Rintracciato a Tunisi dice: «Sentivo spesso Mohamed al telefono. L’ultima volta è stata il pomeriggio di giovedì 14 luglio. Mi disse che era a Nizza per celebrare con i suoi amici europei la festa nazionale francese. Sembrava molto felice, contento. Non faceva che ridere. Mi mandò anche delle foto dal suo cellulare in cui si vedeva lui nella folla» . Jabeur aggiunge dell’altro: «Negli ultimi tempi non faceva che chiedermi dei nostri genitori. Mi aveva detto che sarebbe tornato presto a vivere a Msaken. E aveva anche cominciato a spedire telefoni cellulari e del denaro. Piccole somme. Trecento, quattrocento euro alla volta». L’attentatore si era recato al luogo dov’era parcheggiato il camion con una bici, poi diligentemente caricata sul camion, come se gli dovesse servire ancora. Si sa inoltre che nei giorni precedenti la strage aveva fatto dei sopralluoghi sulla strada dove avrebbe colpito. Infine è ormai appurato che l’uomo a bordo del Tir ha portato con sé una granata disinnescata e tre armi (una pistola, un fucile, un kalashnikov) che sono solo delle esatte repliche e non posso far male a nessuno. Il dubbio degli inquirenti è che anche Bouhlel sia stato beffato: per non fermarlo, per non correre il rischio di ripensamenti, gli è stata consegnata una partita di armi inefficaci (Bonini, Rep; Menduni, Sta).

Nizza/2 Da Nizza la lista degli italiani che non rispondono all’appello è ridotta a sei nomi. Di cinque si conosce l’identità. Sono Angelo D’Agostino e Gianna Muset, una coppia di anziani di Voghera e i loro amici, Mario Casati e Graziella Ascoli, di 90 e 77 anni. Probabilmente insieme a questo gruppo c’era anche una quinta persona di cui non è ancora stata diffusa l’identità. Erano arrivati a Nizza per la festa del 14 luglio e avevano trascorso insieme la serata per godersi i fuochi d’artificio. La lista dei dispersi si chiude con Carla Gaveglio, 48 anni, la donna di Cuneo che è stata caricata su un’ambulanza dopo la carneficina ma non sembra essere arrivata in nessun ospedale. Anche ieri il marito l’ha cercata invano (Griseri, Rep).

Turchia Ieri il ministro turco del Lavoro, Suleyman Soylu, ha detto che dietro il colpo di Stato c’era la mano di Washington. Il presidente Erdogan continua a premere sull’estradizione dalla Pennsylvania di Fethullah Gülen, l’imam accusato di avere ispirato il golpe. Il Segretario di Stato Usa, John Kerry, su Gülen osserva: «Abbiamo detto dateci le prove, abbiamo bisogno di una documentazione solida per l’estradizione. Stiamo aspettando e siamo pronti ad agire se rispetteranno gli standard legali». Nella base aerea di Incirlik, nel sud del Paese, da dove gli alleati della Turchia, Stati Uniti in primis, bombardano gli obiettivi del Califfato Islamico in Siria e Iraq, è stato arrestato uno dei principali comandanti dell’installazione, il generale Bekir Ercan Van, per un presunto ruolo nel golpe. Ciò convince ancora di più Erdogan dell’impossibilità che gli Usa non sapessero. Ad Ankara ieri il numero delle vittime del golpe si è alzato, superando adesso la quota di 290 morti. Nuovi scontri sono ancora avvenuti tra le forze di sicurezza e i soldati in una base aerea a Konya, nel centro del paese: 11 gli arrestati. Erdogan, assieme al premier Binali Yildirim, ha dichiarato che ora verrà presa in considerazione la possibile reintroduzione della pena capitale, abolita nel 2004. Un nuovo particolare emerge dalla notte del confronto: il presidente era stato tradito dal suo aiutante militare in capo, il colonnello Ali Yazici, il quale aveva informato i golpisti che il leader si trovava nella località costiera di Marmaris. Anche per l’alto ufficiale è stato così spiccato un mandato d’arresto (Ansaldo, Rep).

Giudici Intanto in Turchia proseguono le retate di giudici e uomini di legge considerati come nemici dal regime. Pare che gli arrestati o licenziati siano ormai quasi 3mila. Catturato tra loro Alparslan Altan, noto per la sua difesa dei diritti civili nei maggiori tribunali del Paese. I militari arrestati, invece, sono 6mila (Cremonesi, Cds).

Partiti Con le entrate del 2 per mille, Pd, Ncd e Sel sono riusciti a chiudere i conti in leggero attivo. Forza Italia è in passivo per 3,5 milioni e salvata da Silvio Berlusconi, costretto a metter mano al portafoglio per evitare il crac. Ha rimborsato 43 milioni alle banche e ha portato così a 90 milioni il totale dei crediti con la sua creatura. Fuori classifica restano i 5Stelle: non pubblica i conti ma ha rinunciato finora a 42 milioni di rimborsi elettorali e ha girato 16,1 milioni al fondo di microcredito per le imprese e 1,6 milioni a quello per l’ammortamento dei titoli di Stato. Le entrate complessive dei partiti sono calate da 47 a 38 milioni (-20%). Ma, soprattutto, è cambiata la loro composizione: il finanziamento pubblico, cancellato dopo il referendum, ha subito un’altra sforbiciata, scendendo da 17 a 9 milioni e sarà azzerato nel 2017. Il 2015 segna l’inizio ufficiale dell’era del 2 per mille, i contributi versati dai militanti assieme alla dichiarazione fiscale. Il gettito ha superato di molto le aspettative, salendo da 724mila euro a 7,8 milioni, solo un milione in meno dei rimborsi elettorali. Il Partito Democratico ha messo assieme 5,3 milioni. La militanza padana ha portato nelle casse della Lega 1,1 milione mentre la sinistra dura e pura di Sel ha raccolto 881mila euro, più dei 529 della formazione di Silvio Berlusconi. I partiti hanno anche fatto dei tagli: da 62 a 40 milioni. Forza Italia li ha dimezzati, il Pd li ha sforbiciati da 27 a 20 milioni e l’austerity ha colpito pure le spese di Sel e Lega. Il Partito Democratico, dice la relazione di bilancio, non ha fatto licenziamenti né sfruttato ammortizzatori sociali e lo stesso farà nel 2016. Forza Italia invece ha licenziato 62 dipendenti (Livini, Rep).

Turisti Prevista crescita dei turisti rispetto all’anno scorso: Venezia +5%; Firenze +5,6; Capri +9; le Cinque Terre +20. Per questo motivo molte mete di visitatori, Venezia in primis, vogliono mettere il numero chiuso. Pompei ha introdotto il limite dei 15 accessi per le visite domenicali, il Cenacolo di Leonardo ammette 24 persone a visita (turni di 15 minuti), il Colosseo non accoglie più di 3mila visitatori alla volta. All’Oasi di Bidderosa, cinque calette da sogno in Sardegna, l’accesso al parco in auto è limitato a 130 auto al giorno. Nel Parco nazionale dell’Abruzzo è stata estesa al Monte Meta la regola già operativa in Val di Rose, Valle Jannanghera e Monte Amaro: massimo 50 persone al giorno nei feriali, 80 nei festivi (Menduni, Sta).

(a cura di Daria Egidi)