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 2016  luglio 18 Lunedì calendario

The Donald Trump show, quattro giorni di convention repubblicana per parlare delle avventure sessuali di Bill, degli errori di Hillary e di quelli di Obama. Tutto in massima sicurezza

Dentro, nella Quicken Loans Arena, la convention più anomala della storia politica Usa: una kermesse disertata da quasi tutti i leader repubblicani (a cominciare dai due presidenti Bush e dagli ex candidati Mitt Romney e John McCain), trasformata da Donald Trump in show televisivo, con i riflettori puntati, oltre che sui suoi parenti e i suoi ospiti, sulle avventure sessuali di Bill Clinton e sui (presunti) errori dell’allora segretario di Stato Hillary Clinton durante la rivolta di Bengasi che costò la vita all’ambasciatore Stevens e ad altri americani. Fuori paura, nervosismo e le blindature concentriche di cemento e acciaio ormai comuni in tutte le grandi conferenze politiche esposte a possibili proteste violente e ad attacchi terroristici.
Stavolta però c’è qualcosa di più: il timore che misure di sicurezza che negli ultimi anni hanno funzionato da efficace deterrente, possano poco contro il terrorismo imprevedibile dei «lupi solitari» che hanno cominciato a colpire sempre più spesso anche negli Stati Uniti. E che la prevenzione possa poco anche contro le decine di organizzazioni pro e contro Trump decise a confrontarsi nelle strade di Cleveland: la città dell’Ohio che da oggi a giovedì ospiterà la convention repubblicana. Organizzazioni che in alcuni casi non hanno nascosto i loro propositi aggressivi.
Come il Nuovo Partito delle Pantere Nere: un movimento che ripropone la filosofia delle «Black Panthers» degli anni Sessanta e Settanta, ma in una chiave assai più radicale e pericolosa. O come i «Bikers for Trump», l’esercito di anziani motociclisti, quasi tutti veterani delle Forze Armate, che sta arrivando in città a cavallo delle sue Harley Davidson con l’obiettivo esplicito di contrastare «agitatori di sinistra che vogliono rovinare la convention». La polizia ha destinato alle loro manifestazioni spazi nei parchi cittadini e alcune vie distanti circa un chilometro dal palasport sede della manifestazione che giovedì incoronerà Trump candidato repubblicano per la Casa Bianca. Ma, nonostante un’organizzazione apparentemente ferrea (chi vuole protestare deve registrarsi e le manifestazioni sono regolate da un preciso calendario) nessuno sa quanta gente scenderà in piazza e con quali intenzioni. Le 30 organizzazioni fin qui «approvate» dalla polizia hanno registrato oltre 11 mila attivisti, ma ce ne sono altre 20 in lista d’attesa mentre gruppi come Black Lives Matter e le stesse nuove Pantere Nere, pur confermando che saranno a Cleveland, hanno rifiutato di registrarsi. Lo scenario da incubo è completato dalle norme dell’Ohio che autorizzano chiunque a girare armato e con le pistole bene in vista, salvo all’interno dell’arena della convention. C’è, poi, la pessima reputazione della polizia cittadina, messa sotto tutela due anni fa dal governo federale per uso eccessivo della forza e per l’uccisione di un ragazzo nero disarmato. Il clima, tesissimo anche prima della nuova strage di agenti a Baton Rouge, aveva già trasformato la città nelle retrovie di un possibile campo di battaglia con i quattro ospedali in stato d’emergenza e tutto il personale in attività, ferie e permessi cancellati, mentre le carceri sono state svuotate in previsione di arresti di massa e nei tribunali per lo stesso motivo i turni di lavoro dei magistrati sono stati estesi fino all’una di notte.
In questo clima l’assassinio di altri poliziotti, ieri in Louisiana, ha ulteriormente alimentato esasperazione e panico. Umori subito cavalcati da Donald Trump che in un tweet piange le vittime di Baton Rouge e si chiede «quanti altri difensori della nostra sicurezza dovranno essere uccisi a causa della mancanza di leadership nel nostro Paese: noi chiediamo legge e ordine»: «Law and Order», come nel noto serial televisivo. E tutta la manifestazione è stata organizzata dal miliardario esperto di comunicazione come un colorito spettacolo fatto di attacchi feroci ai Clinton e di passerelle di amici per far dimenticare la realtà di un partito sconvolto, costretto a nominare un candidato che detesta.