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 2016  luglio 18 Lunedì calendario

A Baton Rouge, Louisiana, un commando di tre uomini ha attirato la polizia nei pressi di una stazione di servizio lungo la Airline Highway, all’altezza della Old Hammond Highway, e qui ha sparato per uccidere, mandando all’altro mondo tre agenti e ferendone altri tre, uno in modo grave

A Baton Rouge, Louisiana, un commando di tre uomini ha attirato la polizia nei pressi di una stazione di servizio lungo la Airline Highway, all’altezza della Old Hammond Highway, e qui ha sparato per uccidere, mandando all’altro mondo tre agenti e ferendone altri tre, uno in modo grave. Erano le nove di ieri mattina (ora locale). Un testimone ha visto uno dei tre, vestito di nero, con la faccia coperta e armato di una semiautomatica. «Non sembrava però addestrato militarmente». La polizia ha ucciso uno dei tre uomini del commando, mentre gli altri due sono scappati e, nel momento in cui scriviamo, risultano ancora latitanti. Del killer abbattuto dagli agenti (e definito nei comunicati «un sospetto») non si sa al momento niente. Sembra che si fosse asserragliato in un edificio. Sul posto i poliziotti avevano portato anche un robot di quelli capaci di trasportare bombe e farle esplodere a comando. Ne era stato usato uno a Dallas lo scorso 7 luglio per sopprimere il cecchino Micah Johnson (cinque poliziotti ammazzati). Non si sa se sia stato adoperato ieri anche a Baton Rouge. La polizia è in stato d’allerta in tutti gli Stati Uniti, in particolare a Cleveland dove sta per aprirsi la quattro giorni della convention repubblicana che candiderà ufficialmente Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Trump ha subito rilasciato una dichiarazione forte: «Siamo in lutto. Questi poliziotti muoiono per mancanza di leadership. Esigo che in America siano ripristinate la legge e l’ordine». Gli ultimi sondaggi dànno Trump e Hillary praticamente in parità. In Ohio, il capo del locale sindacato di polizia, Steve Loomis, vuole che si dichiari lo stato d’emergenza e si sospenda il diritto di portare armi. «Non mi interessa che si crei un precedente, credo fermamente che le autorità debbano ergersi in difesa di questi agenti».

Obama?
Ha commentato che quello di Baton Rouge «è un atto di vigliaccheria». Poi ha detto ancora: «Forse non si conoscono ancora i reali motivi di questo attacco, ma voglio essere chiaro: non vi è alcuna giustificazione per la violenza contro le forze dell’ordine. Nessuna. Questi attacchi sono opera di vigliacchi che parlano per conto di nessuno. Non riparano alcun torto. Non portano avanti alcuna giusta causa. Gli agenti a Baton Rouge, gli agenti a Dallas, erano nostri ragazzi americani, parte della nostra comunità, parte del nostro Paese, insieme alle persone che hanno amato e che hanno bisogno di loro, e che hanno bisogno di noi ora, tutti noi, al nostro meglio. Dobbiamo restare uniti e pregare con la gente di Baton Rouge, con gli agenti che sono stati feriti, e con le famiglie in lutto dei caduti. Che Dio li benedica tutti». Le violenze razziste pesano sulla popolarità di Obama (scesa dal 50 al 48% dei consensi) e intaccano l’efficacia dell’appoggio che il presidente sta dando a Hillary Clinton.  

Facciamo un attimo il bilancio, per favore, perché mi sono perso.
L’agguato di ieri (ma ne sappiamo ancora troppo poco) è avvenuto nelle vicinanze del punto in cui il 5 luglio venne ucciso Alton Sterling, un ambulante nero, che vendeva dischi davanti a un supermercato. Un poveraccio che non aveva fatto e non stava facendo niente. Due poliziotti lo hanno inchiodato a terra e uno dei due gli ha poi sparato in testa nella presunzione che fosse armato. La scena, ripresa da parecchi cellulari, è virale in rete e impedisce al mondo di dimenticare. Il giorno dopo, a Falcon Height, periferia di St. Paul (Minnesota), l’agente Jeronimo Yanez ha sparato, uccidendolo, a Philando Castile, che era fermo in macchina, con tanto di cintura di sicurezza e stava mettendo le mani in tasca per tirare fuori, su richiesta dell’agente, il suo porto d’armi. In questo caso il video relativo è ancora più impressionante: Diamond Reynolds, la fidanzata di Castile, ha ripreso il suo colloquio con l’agente Yanez, accusandolo con voce calmissima e chiamandolo «sir». E il fidanzato era lì accanto a lei, esanime e sanguinante e ancora con la cintura di sicurezza benché ormai cadavere. Credo di poter dire che queste due scene tengono la ferita aperta, perché mostrano due prepotenze intollerabili, messe in atto da poliziotti bianchi contro poveri cristi neri. Ci sono stati altri episodi, ma le vicende chiave sono queste due.  

Poi sono cominciate le reazioni sanguinose dei neri.
A Dallas, l’8 luglio, Micah Xavier Johnson, veterano di guerra sospeso dal servizio per un furto di biancheria, s’è messo a sparare sui poliziotti in servizio durante la manifestazione di protesta per i fatti di Baton Rouge e Falcon Height. Cinque morti più Micah, che s’era barricato in un garage e venne ucciso con un robot-bomba. Mentre questo accadeva, il paese era attraversato da decine di manifestazioni di protesta. Obama è andato a parlare a Dallas e ha chiesto a Bush di stargli a fianco. I due si sono presentati insieme proprio per trasmettere il messaggio che, su un problema di sicurezza tanto grave, non ci sono differenze tra democratici e repubblicani. L’episodio di ieri, tuttavia, con questi tre nuovi morti, mostra che la mobilitazione, per dir così, pacifista, è servita a poco.  

C’è anche il video del figlio quindicenne di Alton Sterling, il nero ucciso a Baton Rouge, che singhiozza disperato per la morte del padre («daddy») e chiede a tutti di smetterla di sparare. Questo non è diventato virale.
No, lo hanno visto in molti, ma non è diventato virale. È in corso una lotta politica, come negarlo? DeRay Mckesson, il capo del movimento Black Lives Matter (Le vite dei neri contano) è in politica, lo scorso febbraio s’è candidato a sindaco di Baltimora, senza essere eletto.  

È vero o non è vero che i poliziotti bianchi uccidono di preferenza gli uomini di colore?
Ci sono dati contrastanti. A quelli di Black Lives Matter, che fa un’ostinata opera di documentazione, si contrappongono per esempio quelli di Roland Fryer, economista di Harvard di origini afroamericane. Secondo Fryer i poliziotti sono più inclini a usare la forza nei confronti degli afroamericani quando si tratta di fermare, ammanettare, perquisire e intimidire. E però, secondo lui, quando si tratta di sparare la polizia americana tratta bianchi e neri allo stesso modo.