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 2016  luglio 16 Sabato calendario

Record e disperazione per Tamberi

La distanza tra il cielo e l’inferno di Gimbo è di due maledetti centimetri, è un baratro stretto ed enorme dove si infila il saltatore magico Gianmarco Tamberi. A Montecarlo, in una notte troppo vicina al sangue fresco di Nizza, il marchigiano salta il record italiano (2.39), poi prova il 2.41 e al secondo tentativo crolla sul materasso urlando. Mette male il piede in appoggio, lo torce. E atterrando si tiene subito la caviglia sinistra, la scarpetta è tutta sdrucita sulla suola, si stende a terra con le mani sul volto. «Noooooooo». Sembra non crederci, gli occhi piccoli e conficcati nel dolore, e invece c’è da rovesciare il sogno più grande nell’angoscia più barbara, in due centimetri di niente. Gimbo viene portato via dalla pista su una barella. All’inizio si teme la rottura del tendine d’Achille. Forse è invece una lesione tibiale posteriore. Saranno gli esami, oggi a Pavia, a stabilirlo. Un finale disgraziato, a un mese da Rio.
La storia del ragazzo che con la sua barba a metà e i suoi modi estroversi voleva conquistare il mondo, si rompe proprio quando tutto stava andando dove e come doveva. A 24 anni, si era caricato sulle spalle i resti di un’atletica indolenzita da scarsi risultati e brutture, il caso Schwazer su tutti, sul quale Tamberi non ha avuto remore a schierarsi: colpevole. Anzi: noi non lo vogliamo in squadra. E ancora non era venuta fuori la seconda controversa positività del marciatore azzurro. Ma Gimbo aveva già deciso. Senza pudori, talentuoso e spocchioso, un leader. Era il suo momento: era reduce dagli Europei di Amsterdam pochi giorni fa, dove aveva vinto l’alto del Continente accontentandosi di 2,32. Invece nella tappa Diamond League di Montecarlo, Gimbo sembra avere più fame: si supera scavalcando il proprio primato e record nazionale (2,37) volando fino a 2,39 nel terzo tentativo. La festa, gli applausi, la conquista del pubblico della Costa Azzurra che vuole spettacolo e allegria, in queste ore nere. Non gli basta, anche se i suoi avversari qui e in Brasile stanno dietro di lui, a cominciare dall’ucraino Bondarenko. Prova, chiede allo stadio di fargli da leva. Fallisce il primo tentativo a 2,41, ma non smette, prova ancora: si rompe, dentro la sua stessa gioia. Papà Marco, suo allenatore, cerca di mantenere la calma «Non mi sembra il tendine, ora faremo i controlli del caso, ma voglio essere ottimista. Gianmarco ha la caviglia gonfia. Mentre saltava ha sentito, al momento dello stacco, che si stava storcendo tutto». In gara è secondo il campione del mondo di Mosca Bondarenko con 2,37 al secondo tentativo, terzo il siriano Ghazal con 2,34. Tamberi invece scompare col suo urlo di dolore e di angoscia, portato in ospedale con una borsa del ghiaccio sul piede ferito. L’azzurro campione del mondo indoor a Portland e campione d’Europa a Amsterdam ha migliorato di un centimetro il record italiano assoluto detenuto con 2,38 (Hustopece, 13 febbraio 2016) e di due centimetri la miglior prestazione italiana outdoor e precedente limite nazionale (2,37 a Eberstadt, 2 agosto 2015). Con 2,39 Tamberi scala le graduatorie all-time di specialità: ora si colloca, nelle liste outdoor, al 13° posto in quelle mondiali outdoor, e al 17mo nelle liste combinate indoor- outdoor, e al 9/o in quelle europee. Ma è gloria che adesso non conta. Anzi si fa beffa. E ora l’Italia dell’atletica trema per il ragazzo che volò, poi cadde, a un soffio da Rio.