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 2016  luglio 16 Sabato calendario

Un tentato golpe in Turchia • Finora nell’attentato di Nizza si contano 84 morti, di cui 10 bambini • Chi era Mohamed Lahouaiej Bouhlel, il terrorista della Promenade des Anglais • Anche i vertici di Ferrotranviaria indagati per il disastro in Puglia • Cairo è l’azionista di controllo di Rcs • Il cognato di Renzi indagato per appropriazione indebita • Quattro donazioni samaritane • Il record dell’Italia nei trapianti


Turchia/1 Ieri in Turchia alle 23 locali (le 22 in Italia) c’è stato un tentativo di golpe. Ad Ankara la sede del Parlamento è stata circondata dai carri armati. A Istanbul il blocco dei due ponti che collegano l’Europa all’Asia e i due scali aerei, quello Ataturk e quello nella parte anatolica di Sabiha Gokcen. Il premier neoinsediato, Binali Yildirim, ha provato a dire che si trattava di un caso isolato, che era solo una parte dell’esercito a essersi ribellata, ma poco dopo le forze armate hanno fatto sapere di aver preso il controllo del Paese. In realtà il capo della Marina Militare, Bostan Oglu, ha comunicato che «le forze sotto il suo controllo non aderiscono alla sollevazione» e un F16 ha abbattuto un elicottero dei militari. Sono stati chiusi i ponti sul Bosforo (dove i soldati hanno sparato sulla folla), poi tutti gli aeroporti. Ci sono stati scontri e spari al palazzo presidenziale di Ankara e 17 poliziotti hanno perso la vita. I militari hanno preso il controllo della tv di Stato e in tutto il Paese è entrata in vigore la legge marziale decretata dai militari. Anche la sede dell’Akp è stata «presa». Le linee telefoniche sono state interrotte, mentre dalla tv di Stato Trt proseguivano i proclami dei militari golpisti che hanno dichiarato che la Turchia è ora sotto il controllo di un «Consiglio della Pace». Sempre la rete Trt ha annunciato che una nuova costituzione sarà preparata a breve. Pochi minuti dopo la comunicazione dell’esercito sono stati bloccati anche i principali social network come Facebook, Twitter e Youtube. Per le strade di Ankara sono state diverse le sparatorie fra membri dell’esercito e la polizia, quasi tutta controllata dal presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, che secondo fonti Usa sarebbe volato verso Londra e punterebbe a chiedere asilo alla Gran Bretagna, dopo il rifiuto della Germania. Erdogan ha lanciato un messaggio ai suoi sostenitori tramite una videochiamata trasmessa dalla Cnn turca: «Scendete in piazza contro il tradimento dei militari». Dalle moschee i muezzin hanno invitato il popolo a raccogliere il suo appello. La notizia del coinvolgimento di tutto l’esercito viene smentita anche dall’agenzia di stampa controllata dal governo: Anadolu sostiene che Hulusi Akar, il capo di Stato maggiore, è ostaggio dei golpisti, forse ucciso. A tarda notte è identificato il regista del golpe: sarebbe l’ufficiale Muharrem Kose. Nella notte il ministro degli Interni ha annunciato: «Il golpe è fallito» (Frattini, Cds; Ansaldo, Rep; Ottaviani, Sta).

Turchia/2 È la prima volta che un colpo di Stato avviene nei 14 anni di regno di Erdogan, dopo che la Repubblica di Turchia ha subito tre golpe fra gli anni Sessanta e Ottanta: il 27 maggio 1960 il generale Cemal Gursel rimosse il presidente Cemal Beyar facendo giustiziare il premier Adnan Menderes. Il sistema civile venne ripristinato nell’ottobre del 1961. Altro golpe nel 1971. E il 12 settembre 1980 nuovo golpe militare guidato dal generale Ahmet Kenan Evren che instaurò una dittatura che durò fino al 1982 (Ansaldo, Rep).

Nizza/1 Ancora parziale il bilancio sulla strage di Nizza. I morti finora sono 84, 200 i feriti di cui una cinquantina in pericolo di vita. Tra le vittime, ci sono anche 10 bambini. Cinquantadue i feriti con meno di quattordici anni. E quattro bimbi di quarta e quinta elementare sono ricoverati all’ospedale pediatrico, la Fondation Lenval, senza la certezza di risvegliarsi stamattina (Malaguti, Sta).

Nizza/2 Dopo l’attentato di Nizza si cercano anche alcuni italiani: quelli feriti sono tre, forse quattro secondo una voce locale; almeno tre dispersi di cui si dispera di aver buone notizie; e poi quegli italiani di cui sono perse le tracce, ma dai quali si spera davvero di ricevere presto un segnale. I tre, per capirci, erano nel luogo del disastro e non si trovano più; gli altri sono gli italiani di cui parenti e amici cercano notizie, ma alcuni o molti di loro potrebbero essere stati altrove mentre il camion bianco atterriva Nizza (Brera, Rep).

Nizza/3 L’attentatore di Nizza si chiamava Mohamed Lahouaiej Bouhlel, nato il 31 gennaio del 1985 a Msaken, periferia della tunisina Sousse. Negli archivi dell’intelligence non ci sono notizie che lo riguardano. Abitava in una stamberga al primo piano di Route de Turin, nel quadrante orientale della città, ai dodici piani del falansterio all’8 di Boulevard Henri Sappia. Pieno di debiti, padre di tre figli piccoli, in crisi con la moglie, una giovane moglie franco-tunisina, per sposare la quale aveva sfidato la contrarietà del padre, un islamista radicale, ed era arrivato a Nizza dalla Tunisia nel 2011. Violento, fanatico della forma fisica, Mohamed Lahouaiej Bouhlel picchiava la sposa, soprattutto prima di separarsi. Il giorno in cui se ne andò di casa, imbrattò di feci l’appartamento. Quindi, squartò con un coltello gli orsacchiotti di pelouche della figlia più piccola, per poi fare a pezzi i materassi del suo letto matrimoniale e quelli dei suoi bambini. Poi sparì, tornando ogni tanto a trovare i figli. Un vicino racconta: «Parlavamo spesso della scuola dei suoi e dei miei ragazzi. E posso dirti che quello che ha fatto alla Promenade con la religione e l’Islam non c’entra nulla. Se proprio dovessi dire, aveva un solo problema. Finanziario. Negli ultimi tempi se la passava male. Insomma, Mohamed beveva, non rispettava il Ramadan. Gli piaceva andare a ballare la salsa. Era sempre profumato». Non frequentava la Moschea e da poco aveva trovato un lavoro saltuario da autista con l’abilitazione alla guida di mezzi pesanti. Era un depresso che alternava picchi di gentile e sincera euforia a scostanti silenzi, a scoppi di collera incontenibile e violenta. Come quello che, il 24 marzo scorso, gli era valso una condanna sospesa a sei mesi di reclusione per lesioni, dopo aver picchiato con una mazza da baseball due fratelli per un banale tamponamento. Ancora sono ignoti i suoi legami, se ci sono, con lo jihadismo (Bonini, Rep). [Sull’argomento leggi anche il Fatto de Giorno]

Treni Per l’incidente tra treni in Puglia, la procura di Trani ha iscritto altre tre persone nel registro degli indagati: insieme con i capostazione Vito Piccarreta (Andria) e Alessio Porcelli (Corato) e il macchinista Nicol Lorizzo (ancora ricoverato al Policlinico), sono accusati di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime i vertici di Ferrotranviaria. Si tratta del presidente del cda, Gloria Pasquini, del direttore generale Massimo Nitti e del direttore dell’esercizio Michele Ronchi. I l registro del traffico sulla linea, nei giorni precedenti, mostra delle correzioni posticce, forse per far risultare che i treni, sulla linea, viaggiassero perfettamente in orario così che i dipendenti potessero accedere ai premi previsti dall’azienda. Inoltre sembra che su quella linea, a binario unico e non dotata di sistemi di sicurezza automatici, viaggiassero troppi treni (Foschini e Tonacci, Rep).

Rcs Urbano Cairo è il nuovo azionista di controllo di Rcs, il gruppo del Corriere della Sera. L’offerta pubblica di scambio (Opas) promossa dall’editore di La7 ha conquistato il 48,82% del capitale, secondo i dati non definitivi diffusi ieri sera da Borsa Italiana, superando di slancio il 37,7% raccolto dall’Opa proposta dalla cordata del finanziere Andrea Bonomi con quattro soci storici di Rcs, Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai, raccolti nella International Media Holding. Il confronto tra le due offerte è stato serrato nelle ultime settimane quando i rilanci, due per parte, hanno portato la valorizzazione di Rcs a quota 1 euro per l’Opa in contanti di Bonomi e fino a 1,07 per l’editore che ha trasformato la sua Ops in un’offerta mista con un concambio di 0,18 più 25 centesimi cash (Cds).

Cognato La Guardia di finanza è arrivata a sorpresa a casa di Andrea Conticini, 35 anni, imprenditore emiliano impegnato nella cooperazione internazionale, mercoledì mattina. Conticini è sposato con Matilde Renzi, la sorella del premier ed è dunque il cognato del presidente del consiglio, già agente della Dot Media, società di comunicazione di fiducia di Renzi. È stato sequestrato computer e documenti. Perquisite anche le abitazioni bolognesi dei fratelli di Andrea, il gemello Luca e Alessandro, 40 anni: per loro l’ipotesi di reato è appropriazione indebita. Si parla di presunte somme di denaro versate da organizzazioni umanitarie come Unicef e Operation Usa alla Play Therapy Africa limited, con sede in Inghilterra, anch’essa impegnata nella cooperazione internazionale e diretta da Alessandro Conticini. Secondo gli accertamenti dei pm, Alessandro «in assenza di idonea causale» avrebbe poi spostato i soldi dalla Play Therapy Africa limited su conti personali e infine, insieme al fratello Luca, le avrebbe messi a disposizione del terzo fratello Andrea. Che poi (e da qui la presunta accusa di riciclaggio) avrebbe utilizzato il denaro per acquistare quote di una società (Gasperetti, Cds).

Organi/1 Una donazione samaritana (si chiama così quella di chi dona un organo per sincero altruismo) a catena. Una donna lombarda di 60 anni ha deciso di mettere a disposizione il suo rene. Il rene è andato a un uomo di Pisa che non poteva riceverlo dalla moglie per motivi di incompatibilità biologica. Allora l’organo della donna pisana è stato assegnato in base alle sue caratteristiche biologiche a un paziente della stessa città. A sua volta il familiare del secondo cittadino pisano ha donato il rene a un ricevente di Siena. La catena si è chiusa a Bergamo dove un quarto malato era iscritto alla lista di attesa «tradizionale» per ricevere un organo da persone decedute in incidenti. Ci sono voluti due mesi per organizzare la staffetta. Oltre 50 operatori coinvolti, tra medici infermieri e rianimatori, 33 ore di lavoro sul campo, fondamentale il contributo della Polizia stradale che con una Lamborghini ha trasportato il prezioso bagaglio da Milano a Pisa nel giro di due ore (De Bac, Cds).

Organi/2 I trapianti da vivente lo scorso anno sono stati 306. Confermata la maggiore generosità delle donne rispetto agli uomini. In un caso su tre a privarsi del rene sono la moglie per il marito o la mamma per il figlio. L’Italia è ai primi posti del sistema trapiantologico europeo. Per il 2016 si prevede l’aumento di interventi con organi prelevati da persone decedute, 300-350 in più rispetto al 2015, la crescita più significativa degli ultimi 10 anni (ibidem).

(a cura di Daria Egidi)