Il Sole 24 Ore, 16 luglio 2016
Come fa l’Isis a sfuggire ai servizi di intelligence
La strage di Nizza colpisce la Francia quando già si era illusa di poter abrogare lo stato d’emergenza stabilito dall’Eliseo dopo gli attentati di Parigi e quando cominciava a tirare un sospiro di sollievo per la conclusione, senza attentati terroristici, dei Campionati europei di calcio.
Anche per questo il massacro sulla Promenade des Anglais rappresenta un successo “militare” per lo Stato Islamico che ottiene l’obiettivo di colpire ancora la Francia, lontano da Parigi e nel giorno della festa nazionale di quella Republique basata su quelle Liberté, Egalité e Fraternité che costituiscono l’esatto opposto dell’ideologia islamica fondamentalista.
Un successo per lo Stato Islamico, che non ha rivendicato l’atto terroristico ma si è limitato celebrarlo sui social media, anche perché ha continuato a mietere vittime tra i cosiddetti “soft target”, i cittadini comuni che si ritrovano in un bar, un ristorante, una discoteca o un lungomare, obiettivi facili da colpire per i terroristi che sanno di poter contare su alcuni minuti prima dell’intervento della polizia e di fatto impossibili da proteggere per le forze dell’ordine.
Certo qualche errore è stato compiuto nel consentire l’accesso all’area pedonale di Mohamed Lahoujaiej Bouhlel, riuscito a penetrare con il camion frigo da 19 tonnellate fino al lungomare di Nizza con la scusa di trasportare gelati.
A differenza degli altri attentati a Parigi, il massacro di Nizza non dovrebbe scatenare polemiche sull’efficienza dei servizi d’intelligence francesi né sull’integrazione dei servizi di sicurezza europei o sul flusso di informazioni condivise che invece caratterizzò gli attentati a Parigi e Bruxelles.
Infatti i servizi di sicurezza non conoscevano Bouhlel, immigrato tunisino noto invece alla polizia per reati comuni e violenti: uomo definito solitario, silenzioso, depresso e instabile per il divorzio dalla moglie ma che pare non avesse mai manifestato simpatie jihadiste.L’attentatore di Nizza non è mai apparso sulle liste dei sospetti terroristi o “foreign fighters” anche se ha dimostrato di saper sparare con la pistola nel conflitto a fuoco sostenuto con i tre poliziotti che lo hanno ucciso. Un elemento in più a vantaggio dello Stato Islamico che riesce a quanto pare a impiegare anche “manovalanza” non troppo qualificata, all’apparenza non radicalizzata al punto da riuscire a sfuggire ai controlli sempre più stretti posti invece intorno ai sospetti jihadisti. Il profilo di Bouhlel, nato nella provincia di Sousse ad alto tasso di jihadisti, è stato arricchito dalle autorità tunisine che hanno riferito della militanza del padre (membro del partito Ennhada dei Fratelli Musulmami) e alcuni parenti in gruppi stremisti islamici. Difficile separare la strage compiuta a Nizza dal Califfato, come del resto hanno sostenuto fin dall’inizio le autorità francesi. L’attentatore ha lasciato i suoi documenti sul veicolo come avevano già fatto i protagonisti degli attentati di Parigi.
Il modus operandi, noto come “car jihad”, era stato teorizzato nel settembre 2014 da Muhammed al-Adnani, portavoce dell’Isis che esortò i seguaci in Europa e America a colpire gli infedeli «in particolare francesi ed europei, americani o canadesi, anche se sono dei civili» con qualsiasi strumento, anche «investendoli con un’automobile». Da allora ci sono stati molti casi di attacchi del genere, l’ultimo proprio a Valence, nel sud della Francia, dove nel gennaio scorso due uomini poi colpiti dalla polizia hanno ferito un militare di guardia davanti a una moschea.
Una tecnica già utilizzata dai palestinesi contro cittadini o militari israeliani ma che non aveva mai provocato così tante vittime come a Nizza. A ulteriore conferma della matrice dell’attentato, martedì lo Stato Islamico aveva giurato «vendetta contro gli Stati della Croce» per l’uccisione del comandante militare dell’Isis, il ceceno Omar al-Shishani, ucciso in Iraq da un raid aereo statunitense. Poche ore dopo l’annuncio Bouhlel ha noleggiato il camion frigo con cui avrebbe compiuto poco dopo una strage probabilmente già pianificata da tempo.