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 2016  luglio 16 Sabato calendario

Ops! Ha scelto il mercato

Ops! Il mercato ha atteso l’ultimo giorno e ha scelto il cambiamento. A sorpresa, per giunta. Perché ancora giovedì poteva sembrare facile credere che la cordata guidata di Andrea Bonomi & Co. ce la facesse a conservare le redini di Rcs, erano in vantaggio a un giorno dalla conta finale e si sentivano rassicurati dalla proverbiale prudenza dei grandi fondi di investimento, una specie dall’umore mutevole in genere poco incline alle svolte repentine. 
Invece no. Potevano incassare i loro soldi, salutare via Solferino e andare a impiegare il gruzzolo altrove. Hanno deciso di aderire all’offerta mista elaborata da Urbano Cairo con Intesa Sanpaolo, attirati dal progetto industriale e dall’aspettativa che la vicenda non abbia smesso di essere interessante. Così hanno consegnato il Corriere e il sistema Rizzoli a un futuro che, per come lo disegna l’editore alessandrino, potrebbe far loro assumere una fisionomia completamente differente. È la discontinuità che avanza, un processo che somiglia al ricambio che scuote la Politica.
C’è un vecchio e un nuovo, una tradizione e una promessa di rivoluzione. Ci sono i risultati che hanno segnato una storia importante e non priva di controversie, come le promesse pragmatiche, belle e – per forza di cose – tutte da verificare, nell’editoria che vuol cambiare pelle come negli scranni dei primi cittadini. Giorni fa il gestore del fondo Nextam, nell’annunciare la sua scelta per Cairo, comparava il ritorno garantito agli azionisti dell’uomo de La7 a quello della Rcs, per far notare come il primo fosse stato in media positivo e l’altro no. Per chi ha pazienza ed è interessato alle prospettive di lungo termine, argomentava, «non è una scelta complicata».
Non è stato l’unico a fare questo ragionamento. Il gruppo internazionale Schroders, per conto proprio e terzi, risulta aver convogliato otto punti percentuali di capitale Rcs verso l’Offerta di acquisto scambio di Cairo. Anche la clientela retail ha votato per chi giura di volere, e di sapere, ricominciare quasi daccapo. A persuaderli sono state le sinergie possibili, la visione ritenuta più fresca, l’impegno a svecchiare il Corrierone, a metterlo in sintonia con un mondo di periodici che tiene nonostante la congiuntura difficile e, soprattutto, con la televisione del Tg di Enrico Mentana. Ha giocato l’azionista di riferimento unico contro una compagine più affollata. 
Potrebbero esserci contenziosi in casa Consob, ci vorrà molto «Nuovo» prima che in Italia le partite finanziarie rilevanti non vadano per qualche ragione ai supplementari. Ma i punti sono altri. Il primo riguarda la stabilità del controllo. Cairo assicura di non aver mai conosciuto Giovanni Bazoli prima di avviare la scalata a Rcs, il che invita a seguire con attenzione i rapporti fra l’editore e una banca che ha tutto il potenziale per essere un compagno di strada ingombrante. Poi c’è il prodotto. Il patron del Torino Calcio immagina un Corriere legato in stretta sinergia con La7, venduto a un prezzo inferiore per un periodo di tempo limitato e promosso con un bombardamento di spot sull’ex piccolo schermo. Vuole valorizzare i settimanali a partire da «Oggi» e spingere la loro presenza sul web. Pensa di crescere nel NordOvest. Lanciare la tv del Corriere. Dice di voler comprimere i costi e in passato si è presentato come «uno che non taglia posti». Ora ha fatto attenzione a non reiterare lo schema. Ha detto che prima bisogna capire bene i conti. Tutto questo è piaciuto ai chi aveva in titoli portafoglio, ai fondi che hanno deciso di finanziare il nuovo corso con azioni Rcs in cambio di azioni della Cairo Communications. Ogni investimento è una scommessa, ma alcuni lo sono più che altri. Qui il piano industriale ha fatto la differenza. Il mercato ha votato. Dunque il mercato ha vinto.