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 2016  luglio 15 Venerdì calendario

Il terrore jihadista perde a Raqqa e colpisce in Europa

In questi giorni gli esperti stanno spiegando come l’Isis stia preparando i suoi miliziani all’inevitabile sconfitta militare a Raqqa in Siria e Mosul in Iraq. Resistere non ha più senso, ora che gli eserciti convenzionali, gli americani in Iraq e i Russi in Siria, si stanno militarmente organizzando. La preparazione dei militanti all’imminente sconfitta è la promessa della continuità della folle lotta: consiste nel ritorno a casa dei combattenti stranieri, nella mobilitazione delle quinte colonne in Europa. Le modalità dell’attentato compiuto con un camion frigorifero, la scelta del giorno e dell’ora festiva sul lungomare, le armi e gli esplosivi trovati a bordo dalla polizia: tutto fa credere a quella continuazione della battaglia promessa dal califfo al Bagdadi con altri mezzi ugualmente letali.
Se così è, se tutto questo oggi verrà confermato, una ulteriore mobilitazione militare occidentale e degli alleati arabi in Medio Oriente, non avrebbe alcuna logica. A quel livello, sul piano bellico tradizionale, la battaglia sta per essere vinta. Ma anche prima che Raqqa e Mosul vengano liberate, quello che deve essere rafforzato è il fronte interno. Un fronte che non è solo in Francia, in Italia o in Germania ma che è comune in Europa, fra Europa e Stati Uniti e fra Occidente e Russia.
Al di là delle diverse ambizioni in Ucraina, delle paure polacche evidenziate dall’ultimo vertice Nato, dell’espansionismo russo che ha in mente Putin, è sempre più chiaro che il terrorismo islamico, i suoi epigoni e la continuazione della sua follia con ogni mezzo, sono un pericolo per tutti. E tutti hanno l’obbligo di combatterlo e sconfiggerlo insieme.