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 2016  luglio 15 Venerdì calendario

Come siamo messi con Mps?

Sempre di più il sistema bancario italiano guarda all’imminente cartolarizzazione di sofferenze del Montepaschi come a un benchmark decisivo per il settore. Ecco perché, nel cantiere che in questi giorni sta coinvolgendo la banca senese, gli advisor Jp Morgan e Mediobanca e Quaestio sgr (affiancata dal Credito Fondiario nel ruolo di special servicer), il prezzo di acquisto del pacchetto di crediti deteriorati da 10 miliardi si è imposto come tema centrale.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, al momento si starebbe ragionando su un valore pari al 27-28% del nominale, certamente al di sopra della media di mercato ma ancora al di sotto dei desiderata del sistema bancario. Già così, comunque, il risultato sarebbe buono. Basti pensare che, solo negli ultimi mesi, si è passati dal 18% del nominale offerto dal fondo Apollo a Carige al 22,3% stabilito per le quattro banche finite in risoluzione, fino al 26% che, si mormora, un grande fondo americano avrebbe messo sul tavolo per gli stock della Popolare di Vicenza. Per Mps un livello del 27-28% sarebbe insomma un passo in avanti significativo, anche se bisognerebbe superare almeno il 30% del nominale per imprimere davvero un’inversione di tendenza. Per farlo, però, una soluzione privata non sarebbe sufficiente perché nessun investitore sarebbe disposto ad accollarsi la perdita. Ecco perché l’auspicio dei banchieri è che il governo metta in campo una forma di garanzia pubblica che imprima uno sprint all’intero sistema, mettendolo al sicuro dagli attacchi speculativi di questi giorni.
Il piano di smaltimento del Monte, insomma, procede e dovrebbe vedere la luce prima di venerdì 29, quando saranno resi noti i risultati degli stress test. Un piano, suggeriscono fonti finanziarie, fortemente sostenuto dal governo che avrebbe perfino avviato contatti informali con alcuni tra i soggetti coinvolti nell’operazione. Proprio nei giorni scorsi del resto il chairman e ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, era a Roma per i cento anni di attività della banca Usa in Italia, un’occasione ideale per tessere alleanze di massimo livello.
Lo schema generale dell’operazione prevederebbe la costituzione di uno special purpose vehicle che rilevi da Mps e poi cartolarizzi portafogli di crediti in sofferenza, collocando i titoli risultato dell’operazione presso investitori specializzati. In particolare la tranche junior, quella cioè più rischiosa, e forse anche quella mezzanine dovrebbero essere rilevate da Atlante 2, il fondo gestito da Quaestio sgr che potrebbe vedere la luce in tempi brevi. Sulla tranche senior, invece, potrebbe essere applicata la garanzia statale (Gacs) come previsto dalla recente normativa, mentre i compratori potrebbero esseri soggetti di varia natura. Non è ancora chiaro, come detto, se sulla componente junior scatterà un’ulteriore forma garanzia pubblica volta a ridurre il gap tra il valore di bilancio dei crediti e il prezzo di mercato.