la Repubblica, 15 luglio 2016
Il sontuoso rosario di tette che circonda il principe saudita Nawaf al Saud
Anche chi odia il gossip (come me) non può che benedire il paparazzo che ha documentato il sontuoso rosario di tette del quale si circonda sul suo panfilo il principe saudita Nawaf al Saud, erede della dinastia wahabita sedicente custode dell’ortodossia coranica.
Se si considera su quanta e quanto truce repressione sessuale, etica e politica si fondi l’ordine che regna a Riad (omosessualità, adulterio e apostasia considerate crimini gravi; divieto di guidare e di viaggiare da sole per le donne), le allegre vacanze del principe paiono la perfetta incarnazione del celeberrimo motto sul predicare bene e razzolare male. Con una significativa variante, però: il predicare, in questo caso, è assai peggiore del razzolare. Le crapule miliardarie hanno, come è ovvio, qualche controindicazione politica (quella benedetta gente spende in festini, cenette e cotillons quanto basterebbe a bonificare il deserto), ma almeno non grondano di odio e di violenza. È meglio (molto più umana) l’impurità immortalata su quel panfilo rispetto alla criminale purezza del fondamentalismo. Quella che proprio non regge è la doppia morale, della quale quei signori dovrebbero rispondere non a Dio, ma ai loro popoli ingannati.