la Repubblica, 15 luglio 2016
Il tifoso del ciclismo è peggiorato
Un km a Chalet Reynard, Porte, Froome, Mollema e quattro moto in fuga. Intorno, uomini, braccia, tablet, telefonini, videocamere. Tutti riprendono tutto perché da un po’, come dice la canzone, ogni ricordo è più importante condividerlo che viverlo. E poi succede che una moto freni davanti, uno spettatore si sarà sporto, basta una mano e quelli inchiodano, e con loro si inchioda il Tour.
C’è sempre meno spazio sulle salite del ciclismo, ma non si sono ristrette le strade, è cambiata la natura del tifoso. Era accaduto al Giro, nella cronoscalata dell’Alpe di Siusi, quando Nibali s’era liberato a fatica di un tizio con la maglia del Brescia e di decine d’altri personaggi urlanti a pochi centrimetri dalla sua immane fatica. Ed era accaduto a Guerini, sull’Alpe d’Huez nel 1999, una foto, un fotografo della domenica, cadde, si rialzò e comunque vinse, BeppeTurbo. Cos’era quello, se non l’avvio di una marea di incontenibile grossolanità, con il ciclismo scivolato da passione vera a mero pretesto per travestimenti, sventolamenti, abboccamenti, manate, stranezze varie a favore di telecamere, e corse dietro le bici, odiatissime dai corridori, odiosissime. «Il pubblico è la nostra forza, per noi è importante, però…» disse Francesco Manuel Bongiorno, che al Giro 2014, involato verso lo Zoncolan, fu buttato giù da uno spettatore troppo caloroso. «Il Giro», racconta Raffaele Babini, uno dei direttori della corsa rosa, «si è posto e si porrà sempre di più il problema della sicurezza sulla strada dei corridori. Al Tour, sul Ventoux, è successo questo: la moto davanti doveva stare più lunga (lei, le altre), dovevano esserci più transenne, forse ha pesato il fatto che l’arrivo sia stato accorciato. Come se ne esce, chi lo può dire, al Giro, in alcune tappe, alpini e volontari fanno catene umane unendo le braccia per impedire al pubblico di tracimare a centro strada, è un’idea e non costa nulla». Sull’Alpe d’Huez, nel 2004, gli organizzatori del Tour contarono un milione di persone, tutti sui tornanti fatali, con le curve divise per nazionalità, qui gli olandesi, qui i tedeschi, qui gli australiani. Come si contiene un milione di persone che, praticamente, può far quel che vuole? Si potrebbe applicare, come si vuol fare nei concerti rock, una sorta di tecnologia (ci sta lavorando la Apple) che in situazioni sensibili può inibire le riprese video. Uno degli obiettivi, il principale, dei troppo entusiasti postatori seriali delle proprie imprese minime verrebbe meno.