Il Messaggero, 15 luglio 2016
Bernardo Provenzano sarà cremato
Funerali vietati per motivi di ordine pubblico. Non è la prima volta per un boss e la scelta del questore di Palermo Guido Longo, di impedire il corteo e la messa per Bernardo Provenzano, sembra inevitabile. «La mia decisione – spiega – è legata alla pubblicizzazione dell’evento, non certo al sacramento, nessuno si sogna di impedire un momento di preghiera privato nel cimitero ai familiari». E infatti Michele Pennisi, l’arcivescovo di Monreale, che comprende anche Corleone, ha assicurato che la salma verrà benedetta. «Il divieto dei funerali pubblici è un modo per evitare l’esaltazione del defunto – ha sostenuto il religioso – ma la preghiera non può essere proibita dal questore». La salma del boss, morto mercoledì a 83 anni nel reparto detenuti al 41 bis dell’ospedale San Paolo di Milano, sarà cremata.
IL RITORNO A CORLEONE
I familiari hanno ottenuto il nullaosta alla restituzione del corpo dalla procura di Milano, che aveva disposto l’autopsia ul corpo del boss. L’esame, effettuato ieri all’istituto di medicina legale, ha confermato che Provenzano, ricoverato da mesi e malato da quattro anni, è deceduto per cause naturali. La moglie, Saveria Palazzolo, e i figli, Angelo e Francesco Paolo, hanno chiesto e ottenuto l’autorizzazione alla cremazione che avverrà a Milano. Le ceneri, invece, dovrebbero tornare per la tumulazione a Corleone, sempre che non intervenga un divieto della questura. Al momento Longo ha firmato un’ordinanza solo sui funerali pubblici per il boss condannato a decine di ergastoli per omicidi e stragi. Pennisi, invece, ha annunciato che, prima della tumulazione, nel cimitero del paese, si terrà una preghiera celebrata da un frate francescano. «Verrà benedetto il feretro e ci sarà un momento di preghiera – ha detto l’arcivescovo – Provenzano ha subito la giustizia umana, non so se in punto di morte, o prima, durante la detenzione, si sia confessato o si sia pentito davanti a Dio. In punto di morte tutti i peccati, però, possono essere perdonati dal confessore». Una scelta che potrebbe anche suscitare polemiche, soprattutto in relazione a decisioni precedenti della chiesa, come quella di non celebrare i funerali a Piergiorgio Welby, il giornalista attivista affetto da distrofia muscolare che aveva fatto una battaglia contro l’accanimento terapeutico e scelto l’eutanasia. «Nell’anno della misericordia – ha aggiunto Pennisi, facendo cenno alla scomunica papale dei mafiosi – tutti i sacerdoti possono assolvere dalla scomunica, che non è una condanna all’inferno, ma una censura ecclesiastica: un modo per dire stai attento». Una decisione che, comunque, non ha impedito al prelato di dichiarare come Corleone sia più libera dopo la morte del boss.