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 2016  luglio 15 Venerdì calendario

Moran Atias, l’attrice israeliana amata dagli arabi

«I miei fan più fedeli ormai mi seguono dall’Arabia Saudita e da Dubai. Tra poco, passerò qualche giorno di vacanza con alcuni di questi miei nuovi amici». Per una star cosmopolita è facile collezionare follower anche dal mondo arabo. Ma la storia diventa straordinaria (una volta tanto l’espressione non è logora né esagerata) se la protagonista di tanto interesse sul web è un’attrice ebrea di nazionalità israeliana. Moran Atias, nata in Israele ad Haifa da una famiglia di origine marocchina, dunque una sintesi della cultura e del fascino del Mediterraneo, sta vivendo un grande successo internazionale che premia un’interpretazione coraggiosa e densa di significati in un mondo devastato dai fondamentalismi e dalle contrapposizioni etniche e religiose. Moran Atias sta finendo la lavorazione della terza edizione di «Tyrant», già in onda sull’emittente statunitense FX Fox eXtended (in Italia si vedrà in autunno su Fox).
Lei, ebrea e israeliana, interpreta Leila Al-Fayeed, moglie di Jamal, primogenito del dittatore dell’immaginario Stato arabo di Abbudin. Una donna di gran potere, al centro di una intricata vicenda sentimentale e politica. Ma la terza edizione regala un colpo di scena, in perfetta sintonia con la personalità di un’attrice incapace di fermarsi solo alla sua bellezza (che basterebbe comunque) per interpretare un ruolo. Stavolta è stata lei a prendere le redini della trama, e lo racconta con passione: «Il mio personaggio è la first lady di questo immaginario stato arabo in cui si ritrovano molte circostanze reali che possono far pensare all’Iraq, all’Arabia Saudita, al Libano, alla Siria. La sua è una presenza forte, è la madre del futuro erede della dinastia. Per due anni mi sono battuta con gli sceneggiatori perché la mia Leila trovasse il proprio spazio personale». Ed ecco la svolta voluta da Moran Atias: «Sarà lei stessa in corsa per la presidenza di Abbudin. Ha vissuto vent’anni di intrighi, ora tocca a lei provare a scalare il potere. Nel mondo arabo sono molte le donne importanti: penso alla regina Rania di Giordania, alla stessa Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned del Qatar, impossibile dimenticare Benazir Bhutto. Ho voluto che il mio personaggio fosse un connubio di queste figure, mi sento molto privilegiata perché posso interpretare il carattere di una donna complessa, legata a un mondo difficile ma anche inserita nella contemporaneità».
Vivere in equilibrio
Un’attrice ebrea e israeliana che interpreta una donna araba e ha successo proprio in quella parte del mondo. La prendono come modello? «Si identificano, sono coinvolti nelle nostre storie proprio perché le sceneggiature guardano alla realtà e così la trama è credibilissima». Ma lei, Moran Atias, è un’ebrea israeliana fiera di esserlo, è stata anche testimonial del padiglione di Israele a Expo 2015 a Milano: «Sì, sono fiera di essere israeliana. Ma sono anche preoccupata. È vero, Israele è l’unica democrazia in quell’area geografica. Ma la democrazia non basta per avere la pace. Il nostro problema è trovare il modo di vivere in equilibrio con i nostri cugini arabi e palestinesi. Apparteniamo tutti alla stessa famiglia. E come succede con i cugini, non è necessario che ci sia amore. L’importante è vivere in pace, rispettandosi uno con l’altro. Per esempio in un divorzio non ci si ama più ma, nell’interesse dei figli, ognuno dei due accetta un compromesso a rinuncia a qualcosa. E lo stesso dovrebbe capitare da noi. Nessuna delle due parti potrà avere tutto ciò che vorrebbe: ma nell’interesse della pace si può e si deve cedere su qualcosa. Invece siamo arrivati a un punto molto triste. Manca davvero il rispetto reciproco, si vive nella rabbia, in una paura terribile. Bisogna smetterla di guardarsi indietro e cominciare a guardare avanti, a progettare un nuovo futuro». Ma la tragica realtà quotidiana non lascia tregua in nessun angolo del Pianeta, c’è il terrorismo… «C’è chi trasforma la fede in ideologia e in fanatismo, utilizzando i testi religiosi per i propri scopi di potere. Perché il terrorismo è comunque una lotta per il potere. I veri leader se ne stanno nascosti, certo non si fanno esplodere negli aeroporti. Usano quella gente per raggiungere il loro traguardo. Che è proprio il potere! Così fa l’Isis, o Hamas, o Al Qaeda».
Moran Atias è un’attrice poliglotta, parla correntemente ebraico, inglese, spagnolo e il suo italiano è eccellente, pieno di sfumature e sinonimi, la ricerca del vocabolo giusto è sorprendente, dal 2000 in poi si è vista in tv (da «Carramba che fortuna» proprio nel 2000 a «I raccomandati» su Raiuno nel 2003-2004) e anche al cinema (per esempio in «Le rose del deserto» di Mario Monicelli a «Oggi sposi» di Luca Licini). In quale scuola ha appreso la nostra lingua? Moran Atias ride di cuore: «Quando lavoravo in Italia, a Milano, il mio banco era il tavolino del bar, chiedevo cappuccino e cornetto integrale, e sfogliavo il mio libro di testo, che era proprio il Corriere della Sera ! Prima inseguivo le parole, poi le ritrovavo, le capivo, le imparavo. È stato un esercizio utilissimo».
Imparare la leggerezza
Domanda inevitabile, soprattutto se si ha a che fare con un’attrice così bella: cosa ama dell’Italia? La sua voce cambia tono, è quella di una ragazza entusiasta: «In Italia sono diventata donna, amo profondamente il vostro Paese, da voi ho scoperto l’arte, la letteratura, uno stile di vita unico, una lingua meravigliosa. Voi amate la bellezza in ogni occasione, dalla cucina all’architettura. E poi, vogliamo dirlo?». Ma sì, diciamolo, anzi lo dica lei: «Italians do it better? Yes, they do!!! Sapete cosa sia la leggerezza, il gusto del dettaglio, il significato del verbo godere per i tanti piaceri che la vita offre». Un sogno nel suo cassetto italiano? «Lavorare con Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini perché scrivono e realizzano idee speciali». Ora andrà in vacanza… «Sì, e sono felice che il personaggio di Leila abbia abolito nella mia vita molti confini non solo geografici. I miei amici arabi mi aspettano e io ringrazierò sempre la ‘mia’ Leila…».