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 2016  luglio 15 Venerdì calendario

L’uomo che in Italia guida la lotta alla corruzione, cioè Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (Autorità Nazionale AntiCorruzione), dice che tangenti, bustarelle, camarille e consorterie varie c’entrano sicuramente anche con l’incidente di Andria

L’uomo che in Italia guida la lotta alla corruzione, cioè Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (Autorità Nazionale AntiCorruzione), dice che tangenti, bustarelle, camarille e consorterie varie c’entrano sicuramente anche con l’incidente di Andria.

Che cosa ha detto?
È un discorso generale, ma piuttosto preciso: «Il nostro pensiero commosso va sicuramente alle vittime, a quei volti sorridenti e perduti e a quelle lamiere accartocciate. Questo incidente, su cui dovrà fare chiarezza la magistratura, è frutto probabilmente di un errore umano, ma anche conseguenza di un problema atavico del nostro Paese, l’incapacità di mettere in campo per tempo infrastrutture adeguate. E una delle ragioni di ciò è da individuarsi nella corruzione». Più tardi ha precisato: «In Italia c’è un problema di infrastrutturazione e una delle ragioni per cui le infrastrutture non riescono ad andare avanti è proprio nella presenza della corruzione soprattutto al Meridione. Sono soprattutto i fatti corruttivi a rendere lunghissimo e complicato l’avvio dei lavori pubblici».  

Facciamo un esempio.
L’esempio è semplice e l’abbiamo fatto molte volte anche noi in passato: più è lunga la procedura per ottenere una qualunque autorizzazione e più alto è il rischio che in uno dei punti vi sia una richiesta di denaro «per far prima». I politici lo sanno? Credo proprio di sì. I politici hanno allungato e complicato apposta le procedure per accontentare le loro clientele e fargli guadagnare denaro in mance e bustarelle? Credo proprio di sì. Quindi, sarebbe relativamente facile togliere almeno questo spazio alla corruzione? Certo, ma perdendo voti. Le clientele sono appunto questo: ti voto, se col mio voto ci guadagno qualcosa. Le cito il finale del pezzo di Fubini di ieri: «Dopo i ballottaggi delle Comunali, il Corriere ha mostrato come l’analisi dei flussi riveli la presenza endemica del voto di scambio al Sud. Ogni euro speso per comprare un voto è un investimento nel controllo della spesa pubblica, dunque è garanzia di corruzione. Sarebbe evitabile, apportando piccoli cambiamenti alle modalità di scrutinio che possono rendere queste pratiche molto più difficili. Basta volerlo fare». Il problema è che i politici non possono permettersi, nell’attuale sistema, di «volerlo fare». La perdita di consenso elettorale sarebbe immediata e significativa.  

Sembra che non ci siano soluzioni. L’inchiesta di Andria non potrebbe essere un primo passo per un cambio di costume?
Lo promettono tutti. Ieri Mattarella è andato a Bari ad abbracciare le famiglie e ha detto: «Vi prometto giustizia: andremo fino in fondo». Anche gli inquirenti insistono sul concetto che l’inchiesta non si limiterà, non potrà limitarsi, alla scoperta dell’errore umano e alla relativa sanzione. Il procuratore di Trani, Francesco Giannella, ha detto: «Parlare di errore umano è riduttivo». I quattro pubblici ministeri tranesi, oltre ad aver mandato avvisi di garanzia ai due capistazione coinvolti (quello di Andria e quello di Corato, che le Ferrovie hanno intanto sospeso dal servizio), hanno avviato accertamenti sull’Ufficio Trasporti Impianti Fissi di Bari (Ustif), un organo periferico del ministero delle Infrastrutture e trasporti che dovrebbe controllare l’attività di funivie, teleferiche, tranvie, metropolitane e ferrovie in concessione. Ricadono sotto la sua responsabilità collaudi per la messa in esercizio, autorizzazioni, controlli sulla linea. C’è anche da stabilire come mai un raddoppio deciso e finanziato non fosse ancora stato completato. Siamo del resto nella norma: in Italia i tempi medi per qualunque infrastruttura che costi più di dieci milioni sono di nove anni. Un tempo superiore a quello che ci volle, mezzo secolo fa, per la costruzione dell’intera Autostrada del Sole (1958-1964).  

Che mi dice dei due ferrovieri finiti sotto inchiesta?
Sono due poveri disgraziati e non voglio scriverne i loro nomi, anche se li hanno stampati tutti. Alla gran quantità di ritardi che si sono verificati nella giornata di lunedì, s’è aggiunta la messa sui binari di una nuova corsa per venire incontro agli affollamenti di quella mattina. È questo convoglio inaspettato ad aver favorito l’errore. Anche la polemica sul binario unico, che ci ha visto tutti lancia in resta in questi giorni, è sbagliata.  

Perché? Non mi dirà che il binario unico è meglio del binario doppio?
Il binario unico è la struttura portante di tutti i Paesi europei, compresi quelli che consideriamo avanzatissimi come la Germania o il Regno Unito, che le ferrovie le ha inventate. Il problema, ci è stato spiegato, non è il binario unico, ma il sistema di controlli che impedisce l’occupazione della stessa linea da parte di due treni lanciati in direzioni opposte. Gli esperti dicono che, quando è il momento di investire, gli ingegneri preferiscono mettere i soldi nelle tecnologie piuttosto che nel raddoppio della linea. Non solo da noi, ma in tutta Europa.