MilanoFinanza, 13 luglio 2016
C’è Jp Morgan per Montepaschi?
Ferve il lavoro attorno al piano di smaltimento dei non perfoming loan richiesto dalla Bce a Banca Mps. Mentre sull’asse Roma-Bruxelles procede il negoziato politico sul pacchetto di aiuti al sistema bancario, consulenti e legali sono al lavoro per definire la struttura dell’operazione da cui dipende il futuro di Rocca Salimbeni. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, un attore decisivo dell’operazione di smaltimento potrebbe essere Jp Morgan. La banca americana dovrebbe infatti gestire una maxi cartolarizzazione di crediti deteriorati, su cui potrebbe essere applicata una forma di garanzia statale. Complessivamente il deal potrebbe interessare un pacchetto di npl dal valore nominale di almeno 10 miliardi (come peraltro richiesto espressamente da Bce), ma è possibile che l’ammontare finale sia superiore. Jp Morgan dovrebbe curare sia la struttura generale dell’operazione che il collocamento dei titoli agli investitori. Le risorse finanziarie per il piano dovrebbero invece arrivare dal fondo Atlante 2 sul quale il sistema finanziario sta lavorando a ritmi serrati. La costituzione del veicolo non è impresa semplice perché, se da un lato le banche si sono chiamate fuori dopo l’impegno in Atlante 1, nelle quattro good bank e nel fondo volontario, dall’altro risulta difficile coinvolgere investitori di natura speculativa in un’operazione con rendimenti contenuti. Nei giorni scorsi si è ad esempio ipotizzato un coinvolgimento di Cdp e della Sga (la ex bad bank del Banco di Napoli), ma anche di casse previdenziali, di qualche compagnia assicurativa e di alcune banche straniere attive in Italia.
Il problema principale, però, sarà come ridurre il gap tra i valori di carico dei crediti e il prezzo di acquisto senza scaricare la perdita sui compratori. Se infatti Mps fosse costretta a vendere gli stock al 22-23% del nominale (valutazione applicata ad esempio alle sofferenze delle quattro good bank), il mercato potrebbe applicare la valutazione a tutto l’equity bancario penalizzandolo ulteriormente dopo i forti ribassi degli ultimi mesi. La sola soluzione possibile, insomma, passa attraverso una forma di garanzia pubblica sulle tranche junior, quelle cioè più rischiose. In questo modo lo Stato si accollerebbe le eventuali perdite determinando una rivalutazione degli stock e un conseguenze beneficio patrimoniale per Mps e, a cascata, per l’intero sistema bancario. Altro aspetto all’attenzione del mercato è il rafforzamento patrimoniale da 3-4 miliardi che Mps potrebbe essere costretta ad affrontare per compensare l’effetto delle cessioni. Su questo specifico aspetto gli osservatori sono divisi tra chi ritiene possibile un ricorso al mercato tout court come quelli compiuti negli anni scorsi e chi invece auspica forme ibride di sostegno statale. Se il governo appare freddo su un’ipotesi di nazionalizzazione, più plausibile è l’emissione di strumenti finanziari offerti in sottoscrizione al Tesoro per rafforzare i coefficienti patrimoniali della banca. Si tratterebbe insomma di una riedizione dei Tremonti bond o dei Monti bond, le obbligazioni che nello scorso decennio hanno stabilizzato il capitale di Mps garantendo allo Stato italiano una remunerazione superiore al 9%.
L’obiettivo comunque è presentare l’intero pacchetto Mps in un paio di settimane, dunque prima della presentazione dei risultati degli stress test prevista per venerdì 29 luglio. Giocando in anticipo rispetto alle autorità europee i vertici della banca disarmerebbero infatti la speculazione che la scorsa settimana ha martellato con violenza sul titolo. Va da sé, comunque, che i tavoli tecnici procederanno parallelamente con la trattativa politica.
Al momento il mercato sembra cautamente positivo sull’esito del negoziato. Ieri ad esempio in Piazza Affari il titolo Mps ha guadagnato il 3,71% a 0,31 euro in linea con l’intero comparto bancario che sembra essersi messo alle spalle la tempesta perfetta della scorsa settimana. «Il titolo è migliorato con tutto il comparto», ha commentato un gestore all’agenzia MF-DowJones, aggiungendo che «continua a prevalere l’attesa sui possibili annunci del governo per risolvere i problemi della banca».