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 2016  luglio 13 Mercoledì calendario

Il problema di fare la guerra con i robot (vedi Dallas)

Caro Augias,
l’impiego del robot-bomba per neutralizzare il cecchino di Dallas, mi appare come una esecuzione capitale “lampo”. Per la prima volta le forze dell’ordine si avvalgono di una macchina per mettere la parola fine a un crimine in atto, senza le estenuanti trattative cui eravamo abituati, senza raccogliere prove – neanche su possibili complici di Micah Johnson – e senza processo. Anche a rischio di essere impopolari, occorrerebbe una riflessione seria su quanto accaduto e sull’utilizzo di droni e robot per operazioni simili. Magari, da un punto di vista etico, prima ancora che giuridico, tale riflessione andrebbe estesa ai teatri di guerra, dove l’impiego di macchine che uccidono a distanza è già più diffuso e parimenti inquietante. La faccenda pone anche altri quesiti. Quanto ci metteranno le organizzazioni terroristiche o criminali a dotarsi degli stessi strumenti? Oppure, più banalmente, come e da chi viene regolamentato attualmente, per esempio in Italia, l’uso domestico di droni volanti e robot, che tecnicamente potrebbero servire a commettere reati di minore entità, come il furto o la violazione della privacy?
Paolo Izzo – Roma, pizzos3@gmail.com

Qualche anno fa ho letto il libro-confessione di un ex soldato americano che aveva abbandonato per disgusto il gruppo di forze speciali di cui faceva parte. Acquattato in una caverna da qualche parte negli Stati Uniti doveva individuare un bersaglio avvalendosi di droni muniti di telecamera – allora erano un’assoluta novità. Quando l’apparecchio era arrivato a distanza utile, il soldato nella caverna spingeva un tasto del computer e il bersaglio (un uomo, un’auto, una casa) a distanza di migliaia di chilometri in Medio Oriente, diventava una nuvoletta grigia sullo schermo. La storia di Dallas è stata la prima applicazione su scala domestica di una guerra elettronica o come in questo caso elettro-meccanica che va avanti da tempo e diventerà senza alcun dubbio la guerra tipo del futuro come del resto la fantascienza ha già ampiamente anticipato. Si pongono ovviamente una quantità di problemi etici ma anche pratici i quali però in diversa forma si sono sempre posti e sono stati sempre risolti in base alla stessa regola: massima utilità col minor dispendio. Per restare alla nostra modernità si può cominciare dalle due bombe atomiche sganciate sul Giappone nell’agosto del 1945, recentemente ricordate anche con la visita del presidente Obama. Le due esplosioni provocarono molte migliaia di vittime, malformazioni genetiche nelle generazioni a venire, la distruzione totale degli abitati. Però posero fine alla guerra mondiale nel Pacifico risparmiando, si disse e si dice, un numero ancora maggiore di vite. Il robot-killer di Dallas ha annientato l’obiettivo, cioè Micah Xavier Johnson di 25 anni, impedendogli di continuare a uccidere; s’era asserragliato con una buona scorta di armi e munizioni. La dimensione è diversa, la logica è la stessa. Il procedimento risolve velocemente il problema in condizione di massima sicurezza per gli operatori, azzera secoli di civiltà giuridica a partire dal diritto riconosciuto al colpevole, qualunque colpevole, a difendersi.