la Repubblica, 13 luglio 2016
La crescita dell’Irlanda è dopata dal leasing aereo
L’Irlanda ha avuto romanzieri dotati di grande fantasia, da James Joyce a Flann O’Brien, ma forse il Nobel per l’immaginazione dovrebbe andare agli autori delle statistiche sull’economia nazionale. La battuta è del Financial Times. A provocarla è un dato diffuso ieri dal governo di Dublino: da cui risulta che nel 2015 il Pil, trascinato dagli affari delle compagnie aerei e di altre multinazionali, è cresciuto del 26,3 per cento. Cioè quasi tre volte di più della stima precedente, che lo aveva fissato al 7,8. Già quello bastava a fare dell’Isola il paese più produttivo d’Europa. Ma una crescita del 26 per cento sarebbe superiore a qualsiasi livello precedente nella storia irlandese, anche agli anni del boom che procurarono all’Irlanda il soprannome di Tigre Celtica. Ritmi da Cina dei tempi d’oro.
Il punto è: realtà o fantasia? Una via di mezzo, secondo gli esperti. La spiegazione ufficiale della correzione al rialzo è che non erano state calcolate a sufficienza le cosiddette “inversioni”, ovvero le aziende straniere che trasferiscono i propri capitali o la propria sede legale a Dublino per godere delle imposte societarie del 12 per cento offerte dalle autorità irlandesi.
Il fenomeno è tutt’altro che nuovo: è da due decenni il motore della ripresa locale. Dai giganti della rivoluzione digitale come Apple e Google, alle società di Big Pharma, per questo motivo hanno tutti il quartier generale europeo nella terra di Joyce. La novità che ha indotto il governo alla revisione delle cifre è legata, in particolare, ad acquisizioni di compagnie che fanno leasing di aerei e ad affari legati a multinazionali americane. Il problema è che questo genere di attività non produce molti posti di lavoro e non sempre si riflette sull’economia reale.
Perciò il premier Enda Kenny ha perso la maggioranza alle elezioni del febbraio scorso. La popolazione diceva: «Dov’è la ripresa?». Adesso, sentendosi dire che la ripresa ha raggiunto il 26 per cento, la gente di Dublino potrebbe pensare che nemmeno l’autore dell’Ulisse le sparava così grosse.