Corriere della Sera, 13 luglio 2016
Il rischio di rifare Ben-Hur nel 2016
Jack Huston ha un cognome che fa tremare i polsi; ha sulle spalle la responsabilità del remake del film che ha vinto 11 premi Oscar. Dopo 57 anni, torna Ben-Hur. Il protagonista ha 33 anni, lo si ricorda per la serie «Boardwalk Empire». Ma in tv è apparso anche in «Spartacus». Questa però è un’altra storia. Una storia epica, un kolossal della Universal Pictures che inonderà le sale il 29 settembre, basato sul romanzo di Lew Wallace che nel ’59 ispirò il film di William Wyler.
Jack è nipote del grande John Huston, il maestro dell’età dell’oro di Hollywood, sua zia è Anjelica Huston, che è anche una provetta amazzone: «Sono andato in sella con lei da quando ero bambino, avrebbe avuto il suo da fare su come aiutarmi a maneggiare tre cavalli contemporaneamente, anziché starmene comodo su uno soltanto». E siamo già nel film: è nella corsa delle bighe che il pubblico aspetterà al varco il regista kazako Timur Bekmambetov (il suo debutto hollywoodiano Wanted-Scegli il tuo destino sbancò il box office). Fratello contro fratello, nella scena simbolo Giuda Ben-Hur si ritroverà contro Messala (Toby Kebbell), il fratello adottivo che lo accusò ingiustamente di tradimento, segnando il destino del nobile discendente di una delle famiglie più rispettate di Gerusalemme. «Nell’Arena non ci sono leggi, quella è la scena di maggiore impatto, insieme con la battaglia navale, è stato pauroso farla, abbiamo girato tante sequenze in modo realistico, dal vivo, ma non è solo un film spettacolare», dice l’ultimo rampollo della famiglia Huston. Che del film parlerà il 15 all’Ischia Global Film Festival. Sarà accolto da squilli di tromba: «Sono onorato di ricevere un premio importante». Gli effetti visivi e digitali, con bighe aerodinamiche, sono stati realizzati da Makinarium (le menti de Il racconto dei racconti di Garrone).
Ma dove eravamo rimasti, nella lotta dello schiavo contro l’impero romano? Eccolo sulla battigia, fra i resti della nave andata distrutta, il timone, i remi spezzati. Ben-Hur torna alla propria terra d’origine per cercare vendetta. E troverà invece la salvezza.
«Anche se i temi restano gli stessi, la novità è la dimensione spirituale, c’è più Gesù (l’attore Rodrigo Santoro), e come Ben-Hur e Gesù incrocino il loro cammino. Non si tratta di una conversione al cristianesimo, quanto di un risveglio del protagonista sui propri errori, su come imparare a perdonare, sulla redenzione. Abbiamo scavato su quale posto Ben-Hur abbia nel mondo». Una sorta di romanzo di formazione…«Sì è il viaggio di un giovane nell’età adulta. Ho visto tante volte la performance di Charlton Heston nella versione originale, ero in completa soggezione, tuttavia noi abbiamo cercato un nuovo approccio per il mio personaggio».
Aggrappato sulle ali della Hollywood sul Tevere degli Anni 50, Ben Hur 2.0 è stato girato in Italia, a Matera e soprattutto a Cinecittà, tra il nuovo parco giochi e il leggendario Studio 5 di Fellini. «Mio nonno lavorò a Cinecittà in due occasioni e Ben-Hur fu il film che ebbe un impatto incredibile in tutto il mondo. Io penso che lui mi avrebbe detto: Cosa puoi trovare sul tuo personaggio che ancora non è stato detto, per svilupparlo in qualcosa di nuovo e speciale? Anche il suo rapporto con Messala assume una prospettiva inedita, e non dimentichiamo Morgan Freeman come l’arabo Ilderim che permise a Ben Hur la corsa delle quadrighe ad Antiochia. Ma non posso rivelare tutto il film».
Quando ha deciso di diventare attore? «Ero molto piccolo». A sei anni fece Peter Pan in una recita scolastica. «Ero l’unico maschio in una classe di danza così mi accaparravo tutti i ruoli principali! È strano perché presi la mia decisione prima di conoscere davvero da quale famiglia provenissi. Gli attori che mi hanno ispirato di più? È dura, ma nominerei Marlon Brando, Alain Delon, Paul Newman e Daniel Day-Lewis».
Chiamarsi Huston al cinema: un peso, un privilegio…«Un grande orgoglio per tutto quello che hanno realizzato. Ciò che è più importante è che è la mia famiglia e la amo. Il film che preferisco di mio nonno? Il tesoro della Sierra madre. Ma sentimentalmente dico L’uomo che volle farsi re, dal romanzo di Kipling. Mio padre, Tony Huston, vi lavorò e fu lui a scegliere la musica di Maurice Jarre». C’è un regista con cui vorrebbe lavorare in Italia? «Bertolucci e Sorrentino. Sarebbe un sogno».