Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2016
Nessuno vuole andare in vacanza in Turchia
L’industria turca del turismo vacilla e potrebbe perdere l’appuntamento con il consueto contributo annuale per rimettere in equilibrio la bilancia delle partite correnti del Paese della Mezzaluna. Il 29 giugno il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato che il divieto di andare in Turchia per turismo sarebbe stato gradualmente allentato, decisione che unita con una riapertura dei rapporti diplomatici con Israele, aveva dato al settore un po’ di speranza che le cose sarebbero migliorate.
«Ma queste speranze – ricorda un report della società di analisi e consulenza globale Oxford Economics – sono state spazzate via dall’attacco terroristico all’aeroporto Ataturk di Istanbul – il terzo più trafficato in Europa e la porta d’ingresso per molti arrivi turistici in Turchia – in cui 44 persone sono state uccise e ha provocato oltre 200 feriti». Non sono solo i turisti russi ad aver disertato le coste turche del Mediterraneo. L’aumento della violenza, il deterioramento della sicurezza, la sempre maggior polarizzazione del Paese dopo l’abolizione dell’immunità parlamentare, la fine della tregua con il Pkk curdo hanno danneggiato la percezione da parte dei turisti stranieri della Turchia, che solo l’anno scorso è stata nella top 10 della classifica mondiale del turismo stilato dall’Onu, mentre Istanbul è stata nella top cinque destinazioni globali di MasterCard Cities Index.
I numeri dipingono un quadro drammatico. Nel mese di maggio, gli arrivi di turisti in Turchia sono scesi per il quindicesimo mese consecutivo, con un calo del 35% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente mentre ad aprile le presenze erano scese del 28%. Il divieto russo sul turismo ha giocato un ruolo chiave: gli arrivi di turisti dalla Russia sono precipitati del 92% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sebbene il ì 7 luglio siano atterrati i primi 17 voli charter con turisti russi.
Le sanzioni russe hanno picchiato duro sul settore del turismo della Turchia. Dopo la Germania, è la Russia che manda più turisti ad Ankara. Nel 2014, 4,4 milioni di visitatori russi (di cui 3,3 milioni di turisti) hanno speso 7,5 miliardi di dollari, che è pari a un quarto di tutti i ricavi turistici totali annui.
Ma anche se il divieto venisse tolto completamente, i turisti russi torneranno solo molto gradualmente. È l’aumento della violenza a scoraggiare i turisti. L’ultimo attentato è coinciso con l’inizio della stagione turistica estiva. Solo Istanbul è stata il teatro di quattro attacchi (con conseguente vittime di turisti) negli ultimi sei mesi. I dati di maggio confermano che anche un rimbalzo futuro lascerebbe quest’anno il settore in profondo rosso.
La brusca inversione del trend per l’industria del turismo della Turchia non fa ben sperare per il tallone d’Achille del paese, il deficit delle partite correnti. Il disavanzo si è ridotto negli ultimi anni, passando dal 5,4% del Pil nel 2014 al 4,5% nel 2015, principalmente grazie alla riduzione di 15 miliardi di dollari della bolletta energetica del petrolio. Al netto della componente energetica, tuttavia, il disavanzo resta grande, e il suo finanziamento è ancora vulnerabile a cambiamenti delle aspettative degli investitori.
In questo contesto, i ricavi del turismo avevano giocato un ruolo chiave nel mantenere il disavanzo delle partite correnti sotto controllo, generando un incasso di 27 miliardi di dollari di valuta estera lo scorso anno.
Il World Travel & Tourim Council conferma queste cifre: nel 2015 i proventi da turismo sono scesi a 26,6 miliardi di dollari (3,7% del Pil) da 29,6 miliardi l’anno prima. Inoltre il peso diretto del turismo nell’economia turca è stato del 4,7% del Pil nel 2014 e del 2,8% nel 2015.
I ricavi turistici ora sono sotto pressione. Oxford Economics stima che, se i ricavi turistici dovessero calare del 20% quest’anno, il disavanzo delle partite correnti potrebbe salire fino al 5% del Pil quest’anno, da un previsione di base di 4,2 per cento. E in uno scenario in cui le tensioni dovessero persistere l’anno prossimo, un ulteriore 10% di diminuzione dei ricavi aumenterebbe il deficit dello 0,8% portando la stima al 5,4% del Pil nel 2017.
Di fronte alla prospettiva di un aumento dei prezzi del greggio, i bassi ricavi del turismo indicano che il disavanzo delle partite correnti potrebbe creare problemi all’economia come avvenne nel 2010-14. Pur essendo rimasta relativamente indenne dalle tensioni negli ultimi tempi, la lira turca potrebbe tornare sotto pressione a causa di una nuova dipendenza dagli afflussi di capitale a breve per soddisfare il fabbisogno di finanziamento esterno, un elemento di vulnerabilità economica che tornerebbe di nuovo in primo piano.