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 2016  luglio 12 Martedì calendario

Il Sud Sudan compie cinque anni ed è di nuovo in guerra

Lo spettro di un nuovo sanguinoso conflitto torna a manifestarsi nel Sud Sudan. In questi ultimi giorni oltre 300 persone avrebbero perso la vita negli scontri a fuoco che hanno avuto luogo nella capitale, Juba. Fra le vittime anche molti civili e un peacekeeper cinese. La nuova ondata di violenza si è avviata fra giovedì e venerdì; a confrontarsi le truppe fedeli al presidente Salva Kiir e quelle del vicepresidente Riek Machar. La rivalità fra i due politici sta mettendo a repentaglio i traballanti accordi di pace raggiunti appena un anno fa. Il Consiglio di Sicurezza Onu ha richiamato le parti a cessare i combattimenti chiedendo a Kiir e Machar un impegno concreto per non far ripiombare il Paese nel caos. Forte anche la preoccupazione degli Stati Uniti, che a suo tempo avevano sostenuto l’indipendenza del Sud Sudan. Nonostante i richiami internazionali, la situazione resta fortemente critica. Entrambi i contendenti hanno un passato di combattenti nell’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan. Avevano lottato fianco a fianco per liberare il proprio Paese; ora invece la loro rivalità rischia di distruggerlo definitivamente. Ma quello in atto non è soltanto lo scontro fra due ingombranti personalità: Salva Kiir proviene dal più grande gruppo etnico del Paese, quello dei Dinka, mentre Machar fa parte del secondo maggior gruppo, quello dei Nuer. Il conflitto si era innescato nel luglio 2013, quando Salva Kiir aveva accusato Riek Machar di star progettando un colpo di stato. Pur negando le accuse, Machar ha reagito creando una propria milizia. Da quel momento, fino agli accordi dell’agosto 2015, il Sud Sudan è stato devastato da una guerra civile pesantissima. Il risultato è stato polarizzare lo scontro fra etnie ma soprattutto rendere il Paese inagibile per una buona parte dei propri abitanti. Dei 12 milioni di cittadini del Sud Sudan, 3 milioni sono dovuti fuggire dalle proprie abitazioni e 4 milioni di persone sono denutrite. Il Paese è completamente allo sbando dal punto di vista economico, al punto che sabato 9 luglio, quinto anniversario dell’indipendenza, non è stato possibile prevedere celebrazioni ufficiali per la mancanza di fondi.