La Stampa, 12 luglio 2016
Rcs, Bonomi sostiene che la sua offerta è già più alta di quella di Cairo. Ecco perché
Andrea Bonomi, dai suoi uffici di New York, suona la carica. Sono i giorni «caldi» per decidere chi, tra la sua cordata (che offre 1 euro per azione) e Urbano Cairo (che scambia ciascuna Rcs con 0,18 titoli Cairo Communication aggiungendo 0,25 euro in contanti), vincerà la partita per conquistare la Rizzoli. Bonomi non solo è convinto che l’offerta di International Media Holding (a cui partecipano Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e Unipol) sia più credibile dal punto di vista industriale, ma sia anche in vantaggio nel corrispettivo offerto. «A mio parere – spiega il patron di Investindustrial – l’effettiva valorizzazione dell’offerta di Cairo dovrebbe tenere conto dell’indebitamento (grazie a un finanziamento concesso da Intesa Sanpaolo, ndr) che Cairo Communication dovrà assumere per poter pagare agli azionisti Rcs la componente in contanti dell’offerta, pari a 0,25 euro per ogni azione Rcs». Quindi, prosegue, «nell’ipotesi di adesione al 100% da parte degli azionisti Rcs all’Opas Cairo, il debito aggiuntivo sarebbe di 130 milioni di euro che, in termini di valore, comporterebbe una riduzione teorica del corrispettivo dell’Opas Cairo di 0,14 euro per azione Rcs». Che, nello schema di Bonomi, scenderebbe dagli 1,04 euro calcolati dallo stesso Cairo venerdì scorso (e ieri saliti a 1,05 in virtù del balzo dell’1,6% delle azioni Cairo) a 90-91 centesimi. E mentre Rcs strappa in Borsa (+14,9% a 0,97 euro), il cda di via Rizzoli si esprime sulle due offerte: sono entrambe congrue dal punto di vista finanziario, ma ritiene che l’indebitamento di 130 milioni di Cairo possa indebolire la struttura finanziaria della società di Mr La7 e limitare la sua capacità di investire. Bonomi, intanto, è certo della sua ricetta: «Conosciamo bene Rcs, la seguiamo da anni. Ho partecipato alla vendita della spagnola Recoletos a Rcs nel 2007, sono stato nel cda di Rcs, ho visto cosa funziona e cosa no», dice Bonomi, convinto a scendere in campo «dall’offerta inaspettata e ostile di Cairo» e deciso a dare «un cambio di governance» verso un modello «più simile a quello anglosassone». La critica alla proposta concorrente, è radicale. «Sinergie tra tv e giornali non esistono da nessuna parte al mondo», attacca. La digitalizzazione? Su quel fronte Cairo «non fa niente, non ha nessun tipo di attività in quel segmento». I tagli dei costi? «L’ad Laura Cioli e il cda hanno fatto un piano di tagli analizzando voce per voce. Cairo ha fatto calcoli approssimativi, arrivando a tagliare 20 milioni in più della Cioli, irrilevanti per il futuro dell’azienda e senza un approccio industriale». Invece Rcs ha «possibilità importanti» ma ha «bisogno di investimenti a lungo termine e noi ci siamo impegnati a investire 150 milioni ulteriori per il rilancio». Secondo Bonomi Cioli andrà benissimo anche per il nuovo corso, «non ci sono ragioni per cambiare un management che sta lavorando bene».
Cairo solletica gli azionisti prospettando l’aggregazione tra la sua società e la Rizzoli. «Questo signore continua a dire che c’è la fusione – attacca Bonomi -, ma è quasi impossibile, perché gli azionisti attuali (il blocco di Imh ha già ora il 22,6% di Rcs, ndr) hanno detto che non vogliono scambiare con azioni Cairo. È improbabile per semplice matematica». Ma Bonomi non è contrario alle fusioni in genere. «Non ci sono studi di aggregazione con il Sole 24Ore né l’arrivo di Del Torchio alla guida significa nulla: non è un nostro uomo, né di nessuno», chiarisce. Dopo l’operazione Stampa-Repubblica, però, «tutto il settore deve guardarsi intorno: non c’è solo il Sole 24Ore. Tra gruppi simili con testate simili ci sono sinergie importanti: come azionisti metteremo al centro il bene aziendale, non abbiamo smanie di controllo e questo aiuterà aggregazioni se ci dovranno essere». Porta aperta per eventuali sinergie anche con Cairo. «Siamo lontani dalla logica di guerre per bande all’italiana, supporteremo qualsiasi decisione nell’interesse di Rcs, inclusi accordi con Cairo, sempre che ci siano sinergie vere, per esempio nella raccolta pubblicitaria».