La Stampa, 12 luglio 2016
Ultime sul delitto di Fermo
Vuole darle tutto quello che ha. Amedeo Mancini, l’uomo di 39 anni accusato di aver ucciso Emmanuel Chidi Namdi a Fermo era atteso oggi per l’udienza di convalida del fermo e che secondo i testimoni dopo il pugno mortale avrebbe anche esultato probabilmente senza aver capito che cosa era successo: «Come lo so pijato bene, lo so allungato».
Il problema dell’intolleranza nei confronti dei richiedenti asilo è però sempre più diffuso e anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ne ha parlato ieri: «Non possono stare da mattina a sera ad aspettare che accada qualcosa. Questo è un problema per loro ma anche per i cittadini e noi stiamo lavorando ad una soluzione».
In tribunale, Mancini ha «riconosciuto la sua responsabilità morale ma non quella giuridica», racconta il suo avvocato, Francesco De Minicis. Conferma di essersi solo difeso, ma si rende conto di avere un ruolo nella morte di Emmanuel. E quindi vuole donare a Chiniery, la compagna, ogni suo avere: un terzo di una casa colonica e il pezzo di terra che la circonda.
È un bel gesto ma è ancora presto per capire se rimarrà tale o se verrà accettato da Chiniery. Dopo la difficile giornata di ieri, oggi la donna era meno provata fisicamente, ma non è il fisico il suo problema. «Chiniery viveva in simbiosi con Emmanuel», racconta don Vinicio Albanesi che guida la Fondazione Caritas in veritate che gestisce il progetto di accoglienza dove da otto mesi vivevano Emmanuel e Chiniery. «È un progetto riservato agli uomini – prosegue don Vinicio – ma Chiniery ha insistito per stare con Emmanuel e alla fine ho accettato. Non me ne sono mai pentito».
Anzi, li ha anche sposati a gennaio con un rito antico che è riuscito anche a registrare. «Per me sono sposati», spiega.
Si consideravano sposati e inseparabili anche Emmanuel e Chiniery. Da quando è morto, le uniche parole che la donna ha pronunciato in pubblico sono state una dichiarazione di dolore profondo, sotto forma di canto durante una veglia funebre: «Dio dove sei? Perchè mi hai lasciato in questo mondo cattivo senza Emmanuel? Vivere da soli è uccidere la mia vita».
Per questo motivo da ieri il tentativo delle suore che si occupano di Chiniery è soprattutto di distrarla, di farle pensare di poter vivere da sola. Nessuno le ha parlato dell’offerta di Mancini ma nemmeno delle altre arrivate in questi giorni.
«È ancora presto per dire che cosa farà Chiniery – spiega don Vinicio – In questo momento è molto disorientata. C’è bisogno di tempo e pazienza. Probabilmente riuscirà anche a perdonare Mancini perché è una cristiana devota ma ora ha bisogno di ritrovarsi».
Sarà quindi solo il tempo a far capire che cosa ne sarà di Chiniery e che cosa accadrà a Mancini. Il fermo non è stato convalidato ma Mancini resterà in carcere per evitare che ripeta il suo gesto nei confronti di altri migranti. È stato ritenuto valido il racconto della seconda supertestimone che afferma che è vero che Emmanuel ha reagito all’insulto prendendo un segnale e colpendo Mancini alle gambe ma anche che poi si è allontanato e Mancini non ha ascoltato chi gli diceva di fermarsi. Secondo il gip, infatti, Mancini non può invocare la legittima difesa perché ha «inferto il pugno letale dopo essersi avvicinato nuovamente a lei» nonostante il primo scontro fosse cessato e i due fossero lontani. Ed è chiara la matrice razziale: secondo i testimoni Mancini avrebbe urlato «Africans scimmia» e «Negri di merda». Ed infine avrebbe anche esultato.