La Stampa, 12 luglio 2016
Mustier non fa nemmeno in tempo ad insediarsi che già vende una quota di Fineco. Il primo giorno in Unicredit del nuovo ad francese
Si comincia con le vendita di una quota di Fineco. Si continua con una approfondita revisione della strategia. Parte lancia in resta, Jean-Pierre Mustier. Il nuovo amministratore delegato di Unicredit non fa nemmeno in tempo ad insediarsi (oggi è il suo primo giorno con tutte le deleghe) che già lancia l’offensiva per rafforzare il capitale dell’unica banca di sistema italiana, da tempo finita nel mirino del mercato per un patrimonio giudicato troppo vicino ai minimi stabiliti dalla Bce.
Il primo atto del manager francese a piazza Gae Aulenti serve a dare un segnale al mercato: ieri il cda ha lanciato un collocamento «accelerato» del 10% del capitale di Fineco, la banca diretta multicanale del gruppo, quotata un anno e mezzo fa. Solo un antipasto, però, di un intervento ben più ampio. Mustier ha annunciato infatti anche l’avvio di una «profonda revisione strategica» dell’istituto che, entro l’autunno, porterà a un nuovo piano. Con in cima una priorità: «Rafforzare e ottimizzare la dotazione di capitale del gruppo».
A parlare della novità, ieri, al 31esimo piano della torre più alta di Milano c’era lo stesso Mustier che, tra una stretta di mani e l’altra (conversando in inglese, visto che «parlo poco l’italiano ma lo sto studiando...», ammette il manager) ha annunciato i «temi chiave» su cui sarà imperniata la sua rivoluzione. «Verificheremo tutte le attività e i business della banca, per avere da un lato un approccio di capitale molto disciplinato, dall’altro sviluppare ogni opportunità che possa creare valore». Si punterà quindi ad avere una «maggiore disciplina nei costi come nella gestione dei rischi». Ma il focus è chiaramente sul capitale.
La vendita del 10% di Fineco «è parte di questo approccio», ha spiegato Mustier. Con un valore di circa 350 milioni, la cessione – forse la prima di una serie di gioielli con cui Unicredit può rivolgersi al mercato, a cominciare dalla polacca Pekao alla turca Yapi Kredi – può avere un impatto positivo sul capitale «tra 7 e 8 punti base». L’offerta, secondo fonti finanziarie, è stata coperta assai rapidamente da investitori istituzionali. In tal modo cresce il flottante in Borsa della controllata, che passerà dal 34,5% al 44,5% circa. Per ora Unicredit manterrà la maggioranza di Fineco, passando dal 65% al 55%. Per 90 giorni il gruppo «ha sottoscritto un impegno a non disporre di ulteriori azioni» della controllata.
Per un affare lanciato (da tempo allo studio dell’ex ad Federico Ghizzoni, per la verità) un altro è a un passo dallo sfumare. Il maxi polo del risparmio gestito che Unicredit contava di creare unendo la sua Pioneer con l’asset management del Santander rischia di saltare. La banca spagnola è esposta sulla Gran Bretagna e, dopo la Brexit, l’accordo con Piazza Gae Aulenti non è più una priorità. Tanto più che tale accordo è stato per mesi impantanato negli uffici dei regolatori Ue. Mustier mantiene i nervi saldi: «Stiamo lavorando con i nostri partner Santander, Warburg Pincus e General Atlantic per cercare di andare avanti nella transazione, questo oggi è lo stato dell’arte», ha detto. Ma il beneficio di 25 punti base sul capitale che la banca stimava con l’operazione potrebbe venire meno. Ed ecco quindi che nelle prossime settimane niente verrà tralasciato per ottimizzare il capitale e rafforzare la redditività dell’istituto. Verranno passate in rassegna tutte le attività del gruppo: al termine del processo si stabilirà la migliore proporzione tra quanto capitale potrà essere creato aumentando la redditività, quanto vendendo «gioielli» del gruppo e quanto occorrerà di aumento di capitale. La risposta? Probabilmente non prima di ottobre o novembre.