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 2016  luglio 12 Martedì calendario

«Per ora, il Tour somiglia abbastanza al campionato europeo, con l’equivalente dell’Islanda e del Galles che fa strada. Intanto i personaggi misteriosi sono due: Froome che si muove troppo e Quintana che fa l’esatto contrario». Il Tour de France visto da Mura

Quei diavolacci di Sky pensano proprio a tutto. Nei giorni di riposo, quindi anche ieri, organizzano la conferenza- stampa alle 10, «perché poi i ragazzi escono ad allenarsi», e le conferenze-stampa difficilmente durano più di 10’. Ieri anche meno. Però Froome ha ripetuto un concetto che gli è caro: mai avuto avversari così forti. Forte anche il sospetto che abbia ragione, ma sono cresciuti loro o è calato lui? Per ora, il Tour somiglia abbastanza al campionato europeo, con l’equivalente dell’Islanda e del Galles che fa strada. Resta da capire se in gruppo ci sia l’equivalente del Portogallo. Intanto i personaggi misteriosi sono due: Froome che si muove troppo e Quintana che fa l’esatto contrario. Giocano a scacchi, ballano mascherati, sulle salite Quintana è l’ombra minacciosa sempre a ruota di Froome, che comincia a limargli i nervi, lo esaspera con quella presenza che non diventa mai, finora, attacco aperto. Può anche essere una tattica del colombiano, mai uscito così bene dai Pirenei.
Bisogna ricordare che, metodicamente e quasi scientificamente, i Tour del 2013 e 2015 Froome li vinse dopo aver picchiato un colpo nella prima vera tappa di montagna con arrivo in salita: prima venne Ax-3-Domaines, poi La Pierre St. Martin. Ecco la classifica del 2013 dopo i Pirenei: Froome in giallo, quindi Valverde a 1’25”, Mollema a 1’44, Ten Dam a 1’50”, Kreuziger a 1’51”, Quintana a 2’02”, D. Martin a 2’28”, Rodriguez a 2’31”, Rui Costa a 2’45”. Ancora più tranquillizzante la situazione nel 2015: Froome in giallo, a 2’52” Van Garderen, a 3’09” Quintana, a 4’03” Thomas, a 4’04” Contador, a 5’42” Gesink, a 7’32” Gallopin, a 7’47” Nibali, a 8’02” Mollema. Tour già in frigo. Oggi che la corsa lascia i Pirenei, la costante è sempre Froome in giallo. Solo che attorno a lui c’è un affollamento da mercato del pesce: Yates a 16”, D. Martin a 19”, Quintana a 23”, Rodriguez a 37”, Bardet, Henao e Mollema a 44”, Mentjies a 55”, Valverde e Van Garderen a 1’01”, Kreuziger a 1’16”, Aru a 1’23”. Una dozzina di corridori in poco più d’un minuto: non tutti possono vincere il Tour, ma tutti, moltiplicando gli attacchi, possono creare problemi alla maglia gialla, che di questa maggiore vulnerabilità è consapevole. Da qui, anche certi gesti d’ira come il pugno al tifoso colombiano, punito con 200 franchi di multa dalla giuria.
Anche Nibali, pur esprimendosi con rispetto, valuta Froome un gradino sotto l’anno scorso : «Tutto il vantaggio che ha su Quintana gliel’ha preso in discesa, giù dal Peyresourde. Quando l’ha attaccato nel finale di Arcalis non l’ha staccato di un metro. A me sembra che Chris pedali più sul duro, rispetto agli anni scorsi, ma non esageriamo dicendo che va piano. Può anche darsi che preferisca tenersi da conto per l’ultima settimana, non sarebbe una cattiva scelta. Dipende anche da Quintana, che continua a sembrarmi il più vispo». Ma c’è un modo per battere Froome? «Uno solo: isolarlo e attaccarlo a ripetizione, ma non è facile perché ha una squadra fortissima. Perso Porte, ha Henao che fa lo stesso lavoro, e Landa. Ai compagni chiede di fare il passo in salita, ritmo alto ma non altissimo, quel tanto che basta a scoraggiare gli scatti degli avversari. Chris sta facendo corsa di controllo, quasi di difesa».
Ecco la grande novità del Tour: che lo scalatore più forte, provvisto della squadra più forte, faccia corsa di difesa. Quel suo frenetico mulinare di gambe, che tanti successi e tanti sospetti gli ha procurato, ancora dobbiamo vederlo. In compenso l’abbiamo visto fare marameo ai migliori e vincere da discesista. Commento di Nibali: «Stilisticamente discutibile, ma soprattutto pericoloso perché basta un sassolino a sbilanciare la bici. Io sono considerato un bravo discesista, ma non mi verrebbe mai in mente di scendere in quella posizione. E raccomando ai ragazzi, agli appassionati: non imitate Froome, certe cose lasciatele fare ai professionisti». È un Nibali in versione paterfamilias. Aru ha appena finito di ringraziarlo per essersi fermato ad aspettarlo a più di 6 km da Arcalis e di avergli dato un enorme aiuto. «Io esco contento dalla prima settimana. Poi, ci sono giornate meno buone, ma l’importante è reagire, l’importante è non affondare». Secondo Paolo Slongo, che coordina il lavoro atletico di Nibali e Aru, il più giovane ha pagato il freddo improvviso: «Fabio è alto 1.81 e pesa 61 kg, capirete. Per tutti e due i piani annunciati in partenza sono stati rispettati. Vincenzo prepara Rio e Fabio scopre il Tour». A parlarci e a valutarne la condizione è arrivato ieri il ct Cassani, che da oggi sarà al Giro di Polonia. Qui, ancora due giorni di pazienza, due tappe per Cavendish e soci, e poi due giorni in cui sarà obbligatorio uscire allo scoperto: prima il Ventoux, poi una crono individuale di circa 37 km. Forse sul Ventoux attaccherà Quintana, anche se nel ruolo di Ombra qualcosa ha già ottenuto.