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 2016  luglio 12 Martedì calendario

Quattro giorni di sfilate per un giro d’affari di oltre due milioni. Napoli ha fatto festa, ha messo le emergenze da parte ma non le polemiche

«La rivoluzione non è una cena di gala»? Sciocchezze. Lo è, eccome. Parola di Luigi de Magistris, sindaco «ribelle» per autodefinizione. Quattro giorni di sfilate firmate Dolce&Gabbana con Sophia Loren diventata per l’occasione cittadina napoletana e culminati in una serata per pochi eletti in riva al mare di Posillipo hanno letteralmente rivoluzionato Napoli. Complice uno scatenatissimo «mambo» italiano, ballato sulle palafitte di un lido, ogni emergenza cittadina è stata come d’incanto messa da parte. Questa, almeno, la tesi del sindaco e di quanti ora – dopo le elezioni – sono dalla sua parte pur avendo prima temuto la «plebeizzazione» della città. Si fanno anche i conti: aeroporto mai così affollato, cinquecento camere d’albergo occupate, code ai ristoranti, un giro d’affari di oltre due milioni. Non fa niente se nel business sono finiti perfino i crocchè e i babà venduti dagli ambulanti abusivi, conteggiati sotto la voce «street food». E non fa niente, ancora, se negli stessi giorni, ignorato da tutti, a Napoli fosse in programma, curato dall’università Federico II, pure un convegno internazionale con oltre duemila partecipanti. L’importante, dicono gli entusiasti delle sfilate, sono i selfie scattati dai magnati come il cinese Stephen Hung, rapiti dai capi d’alta moda ispirati a Maradona e a San Gennaro (molto apprezzato dal cardinale Sepe quello che riproduce una mitra ingioiellata). Eppure, c’è chi dissente. «Mai visti in giro tanti vigili: allora ci sono?», si chiedono alcuni indispettiti. «Siamo al solito “farina e forca”, mentre ancora troppo poco si fa per le periferie», commenta lo scrittore Maurizio Braucci, solitamente tollerante con il sindaco. E poi ci sono quelli che hanno votato de Magistris per la sua carica rivoluzionaria. «Pochi milionari hanno sequestrato il centro storico per una festa privata. È un grave segno di mercificazione della città», accusano. Contraddizioni in seno al popolo, direbbe il vecchio Mao.