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 2016  luglio 10 Domenica calendario

Un robot telecomandato, un fachiro nerovestito, un re del lavoro programmato, un corridore privo di fantasia che deve tutto alla scienza. Quello che Froome ha fatto ieri sul Peyresourde, trasformandosi in Vroome, è all’altezza del Chiappucci più ispirato

Vroome, quando Froome scatta gli si cambia l’iniziale e, peggio, si è presi dal dubbio di averlo giudicato male, o con troppa fretta. Un robot telecomandato, un fachiro nerovestito, un re del lavoro programmato, un corridore privo di fantasia che deve tutto alla scienza. Quello che Froome ha fatto ieri sul Peyresourde, trasformandosi in Vroome, è all’altezza del Chiappucci più ispirato, il mio Bull: anima attraversata capace di attaccare anche su un cavalcavia. Considerato unanimemente forte in salita e a cronometro e poco meno che disastroso in discesa, dove ha bisogno di un compagno davanti a disegnare le traiettorie, dove attacca Froome in una tappa piena di salite e resa anche più dura dal caldo? Al primo metro dell’ultima discesa, giù dal Peyresourde. Quintana, che ha appena risposto a uno scattino di Bardet, è a meno di due metri da Froome che sta indossando i panni di Vroome. Quintana perde un attimo per afferrare un giornale da mettersi sullo stomaco in discesa, operazione che sarebbe più complicata con un giornale on line, Vroome guadagna 5 metri, poi 10, poi 30. Lo rincorrono in 13, tra cui Aru, una battuta a vuoto sul Peyresourde presto superata. Beccheranno 13”, che in sé non sono preoccupanti ma è il modo che ha sorpreso tutti. Vroome scende con uno stile, anzi un non stile, che secondo alcuni è il perfezionamento della posizione a uovo lanciata da Périllat, sciatore francese. Secondo altri si ispira al pistard Obree. Secondo la maggioranza, meglio non imitarlo perché i rischi di cadere e spaccarsi per prima cosa la faccia sono altissimi. «Ma no», dice l’interessato: «È una posizione che ho studiato in allenamento con Kwiatkowski e altri compagni. È divertente sfidarsi e vedere cosa c’inventiamo per andare più forte in discesa».
Prendo nota, quasi sgomento: che Froome riesca a divertirsi mentre s’allena è un duro colpo alle certezze. Colpo doppio, dicono al Tour per indicare tappa e maglia conquistate con la stessa azione. Colpo triplo, se aggiungiamo un diretto sinistro che Froome (in salita, sul Peyresourde, tale era ancora) molla a un tifoso colombiano che gli correva troppo vicino. «Non ho nulla contro i tifosi colombiani, anzi sono simpatici perché portano calore, passione, tutte cose che fanno bene al ciclismo. Ma loro, come i tifosi di ogni paese, non devono esagerare, invadere la strada, rischiare di farci cadere quando già stiamo soffrendo sotto sforzo. Questo tifoso correva troppo vicino al mio manubrio, l’ho allontanato con la mano». Più che allontanarlo l’ha centrato tra orecchio e zigomo: multa da 200 franchi svizzeri. La pedalata sghemba di Froome comunque ha funzionato: il corridore sdraiato sulla canna ancora una volta fa pensare a un bambino su un triciclo troppo piccolo. Interessante una dichiarazione di Dave Brailsford, gran guru della Sky: «Per Chris abbiamo cambiato preparazione e strategie, cerchiamo di più l’effetto-sorpresa. Se attacca dove tutti prevedono che attacchi, questo effetto non c’è». Chris, non ci verrà a dire che era una mossa studiata a tavolino? «No, l’idea mi è venuta negli ultimi metri di salita, scollinando il Peyresourde. È la prima volta che vinco correndo così, sono felice. I miei hanno lavorato benissimo anche oggi, meritavano che facessi qualcosa. È pericoloso, dite? Noi facciamo un mestiere che è pericoloso sempre».
Una tappaccia, l’ha definita Aru. Una tappa crudele, sui Pirenei capita spesso, e il caldo pesa più delle salite: 34° sul Tourmalet, 36 più in là. In cima primo Pinot, uno degli affondati del giorno prima, davanti a Majka. Pinot affonderà anche stavolta, altri 16’ abbondanti, ma col conforto del “panache”, dell’orgoglio di chi ha cercato l’impresa senza riuscirci. Due righe per il danese Morkov, il primo ritirato. Staccato in pianura, 27’ indietro sul Tourmalet, sarebbe finito fuori tempo massimo. Caduto il primo giorno nella volata di Utah Beach, da una settimana pedalava con una gamba sola. S’è ritirato in discesa, chissà perché non prima risparmiandosi la sofferenza della scalata. Sul Tourmalet resta indietro Nibali con i primi due della classifica, Van Avermaet (buon profeta) e Alaphilippe. Altri 26’. Negli ultimi giorni, se la missione era anche quella di aiutare Aru, Nibali sì è trovato o troppo avanti o troppo indietro per poterlo fare. Con Aru sono rimasti Fuglsgang e Kangert, Rosa non sta molto bene, e quanto a forza di squadra nel finale Sky e Movistar erano in 5. Il Peyresourde, scrisse Alfonso Gatto, è una montagna povera, rattoppata di verde. In termini più ciclistici, c’è poca vegetazione e la salita allo scoperto, sommata a quella nelle gambe, ha fatto danni che solitamente la rattoppata non fa. Ultimi telegrammi. L’anno scorso Froome aveva preso la maglia gialla alla tredicesima tappa, adesso all’ottava. Un po’ presto, forse. Oggi, verso Andorra Arcalis, si capiranno le sue intenzioni. Contador continua a difendersi con ostinazione, ma qualcosa perde regolarmente: ieri 1’28”, Kreuziger è meglio piazzato. Aru non fa nulla di clamoroso, ma continua a piacermi per l’attenzione a una corsa che non conosce. «Pensavamo che Froome scattasse per la maglia a pois. Quando s’è capito che insisteva, io ero tra due Movistar e due Bmc, non toccava a me rincorrere. Fin qui sono soddisfatto, le gambe girano bene, ma adesso ho solo voglia di dormire e recuperare». Bravo. Dorma. Recuperi. Oggi è un’altra tappaccia.