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 2016  luglio 10 Domenica calendario

Il 19enne che ha ucciso il suo amico per gioco. Credeva che la pistola che aveva tra le mani fosse scarica

Quattro amici, nulla da fare in un pomeriggio estivo da trascorrere a casa perché uno di loro è agli arresti domiciliari. E una pistola semi automatica tra le mani che però non sanno come funziona. Il ragazzo di 19 anni ci gioca, l’ha visto fare nei film polizieschi. Pensa che sia scarica. «Guardate, guardate come funziona», dice.
Scarrella per due volte, punta l’arma alla fronte dell’amico.
«Ora ti sparo». Sfiora il grilletto. Uccide l’amico con un colpo al centro della fronte. Lo fa perché gioca con un’arma, perché pensa di essere in un film. Perché si diverte a spaventare l’amico quietamente seduto in poltrona. Fugge, poi si costituisce ai carabinieri: «Quando me l’hanno venduta mi hanno detto che era scarica, non era vero ma non potevo saperlo», ripete tra le lacrime. Per quella spavalderia perde la vita Marco Mongillo, pizzaiolo incensurato di vent’anni. La ricostruzione di quanto accaduto venerdì pomeriggio nell’appartamento di via Cappuccini a Caserta non ha ombre. Intorno alle tre del pomeriggio la vittima con il fratello Vincenzo va a trovare gli amici e fratelli tra loro Antonio e Umberto Zampella.
Vogliono organizzare una festa per il compleanno di Vincenzo Mongillo. Di uscire non se ne parla: Umberto Zampella non può perché è agli arresti domiciliari per rapina. Suo fratello Antonio ha comprato una pistola con matricola abrasa. «L’ho acquistata a Napoli da alcuni extracomunitari – spiegherà in seguito ai carabinieri – Mi serviva per difesa personale perché qualcuno mi minaccia.
Mi hanno detto che era scarica e che dovevo comprare le munizioni». Mostra la Browning 7.65 agli amici. Poi “scarrella” l’arma, che espelle il proiettile in canna. Lo fa però una seconda volta, di fatto caricando la pistola. Si diverte a spaventare Marco, punta la pistola alla fronte e spara. Il proiettile centra alla fronte il pizzaiolo che muore sul colpo. «L’avevo provata anche su di me – si difende Antonio – ma non era successo niente». Punto poco chiaro, per i carabinieri, certi però che il gioco della morte era stato solo Zampella a farlo. Mongillo muore. È il panico. Zampella fugge dopo aver gettato la Browing dalla finestra, ma poco dopo va dai carabinieri del colonnello Giancarlo Scafuri: «Il colpo non doveva essere in canna», insiste. Lunedì la convalida dell’arresto.