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 2016  luglio 10 Domenica calendario

Il referendum va spacchettato o no?

L’ordalia referendaria, il giudizio di Dio sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi che rischia di trascinare il Paese in uno scontro frontale dagli esiti incerti, potrebbe essere disinnescata dallo «spacchettamento» del quesito referendario. Sulla scheda, al posto di una sola domanda – che innesca l’effetto plebiscito pro o contro il governo – l’elettore troverebbe più quesiti, con la possibilità di esprimersi su singole parti della legge.
Lo «spacchettamento», nelle intenzioni dei suoi promotori, anestetizza la personalizzazione della gara referendaria sul premier Matteo Renzi e consente agli elettori di esprimere più risposte di merito. C’è poi la tempistica, da non trascurare: una richiesta di «spacchettamento» potrebbe forse determinare il rinvio (ai primi mesi del 2017) del referendum previsto, per ora, tra ottobre e dicembre. Uno slittamento salutare, questo, che scongiurerebbe le interferenze con la sessione di bilancio che si conclude il 31 dicembre 2016.
Lo «spacchettamento» è stato lanciato in perfetta solitudine da Riccardo Magi, segretario dei radicali italiani. L’idea è stata accarezzata dalla minoranza del Partito democratico, raccolta da un gruppo di parlamentari di Scelta civica e del Misto (Mucci, Galgano, Vargiu, Prodani, Catalano, Matarrese, Oliaro, Palladino, Iannuzzi, Pisicchio, Bechis, Turco, Baldassarre, Artini, Segoni) ma anche dal sottosegretario Della Vedova (Misto) e dall’ex ministro Sacconi (Ncd). Favorevoli i costituzionalisti Lanchester, Flick, De Siervo, Cheli, Onida.
Giovedì scorso, poi, lo «spacchettamento» è stato uno dei temi caldi trattati nel colloquio tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi. Per chiedere di spezzettare il quesito referendario, però, ci sono appena 4 giorni utili. Il termine scade la sera di giovedì 14 luglio. «Correte a firmare», è l’invito che il radicale Magi rivolge ai parlamentari di tutti i partiti.