Corriere della Sera, 10 luglio 2016
Barroso si è incastrato tra le porte girevoli. Polemiche
«Revolving doors», o porte girevoli, così le si chiama comunemente: sono quelle che dal mondo della politica menano a quello degli affari, e viceversa. Ieri le ha imboccate José Manuel Barroso, 60 anni, assunto come consulente e presidente non-esecutivo dalla Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari al mondo, e già presidente della Commissione Europea dal 2004 al 2014: dunque anche durante la crisi dei subprime nel 2008. «Vergognose revolving doors», commenta Sven Giegold, relatore del rapporto dell’Europarlamento sulla trasparenza delle istituzioni Ue. «Esempio indecente», twitta il segretario di Stato francese al commercio, Matthias Fekl. E in coro, da Bruxelles a Lisbona e altrove: nomina che può solo «alimentare la propaganda eurofobica», per il sindacato dei funzionari Ue, «senza vergogna» per Pedro Soares, capo della sinistra portoghese. Ma Barroso non ha violato alcuna regola etica, spiega la Commissione, perché ha lasciato il suo vecchio posto da oltre 18 mesi: la forma è salva. Quanto alla sostanza, a volte la si può forse cercare in certe biografie giovanili: da studente universitario, Barroso era uno dei leader maoisti in Portogallo, militava appassionatamente nel «Partito comunista dei lavoratori portoghesi»: si vede che la sua lunga marcia alla Mao prevedeva anche qualche porta girevole.