La Stampa, 11 luglio 2016
Milano vuole rubare il Salone del Libro a Torino
Visto da Torino, sarebbe uno scippo (l’ennesimo, dicono in molti). Vista da Milano, un’occasione da non perdere. La rissa corre sulla linea ad alta velocità e ieri ha avuto una brusca accelerazione. Oggetto, naturalmente, il Salone del Libro, fiore all’occhiello della cultura torinese, che qualcuno vorrebbe traslocare a Milano. Qualcuno che si chiama Federico Motta, presidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori, dimissionario da febbraio dal cda della Fondazione per il Libro che gestisce il Salone.
Che l’Aie sia in rotta di collisione con Torino non è una novità. Ma la prossima settimana dovrebbe discutere l’idea di far nascere a Milano un Salone «alternativo» e fatalmente concorrenziale con quello originario, anzi, ridicono in molti sotto la Mole, «quello vero». Chiaro che a Torino tutti stiano già facendo le barricate, confortati dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che annuncia per giovedì un incontro con Motta: «A scanso di equivoci – dice il ministro – tengo comunque a ribadire che l’entrata del governo nel Salone di Torino conferma la nostra intenzione di investire sul Salone e di rafforzarlo per quello che già è da anni, un punto di riferimento nazionale. Rispetto ovviamente l’autonomia degli editori, ma sarebbe davvero utile che l’Aie convergesse su questa scelta».
Musica per le orecchie piemontesi. Approva il nuovo sindaco di Torino, Chiara Appendino: «Siamo contenti che il ministero sia al nostro fianco». Idem l’ex sindaco, Piero Fassino: «Non ci sono ragioni per un trasferimento che comprometterebbe il principale evento dedicato al libro nel nostro Paese». Fa catenaccio la presidentessa della Fondazione, Giovanna Milella: «Fare il Salone a Milano invece che a Torino è contro la storia ed è contro il successo della manifestazione». E si dice disposta a discutere di tutto e con tutti tranne che sull’unico «punto non negoziabile: la scelta di Torino come sede della manifestazione».
Sarà. Però dall’altra parte del Ticino hanno subito colto la palla al balzo. Se Motta tace, parla con i consueti toni felpati ma precisi l’assessore alla Cultura di Milano, il compositore Filippo Del Corno, appena riconfermato dal neosindaco Sala. Fatte tutte le premesse del caso, che si tratta di una «scelta autonoma» dell’Aie, che lui ancora con Motta non ha parlato (ma lo farà? «Sì, la prossima settimana», che quindi diventerà davvero quella decisiva), Del Corno conferma che sì, se l’Aie vuol fare il suo Salone a Milano, Milano è pronta a ospitarlo. «Sarebbe assurdo negare disponibilità a un progetto del genere».
Scippo? «Non direi. Prima di fare il processo alle intenzioni, nel caso quelle dell’Aie, bisogna capire quali siano. È chiaro che c’è insoddisfazione verso il Salone di Torino. E poi non credo che si tratterebbe di trasferire il Salone a Milano, ma di realizzare una manifestazione del tutto nuova, che quindi potrebbe benissimo avere una sede nuova». Appunto. E, nel settore, Milano «è una città particolarmente attiva, capitale dell’editoria e delle iniziative per incentivare la lettura». In particolare, gli editori insistono sul fatto che il problema della lettura in Italia non è tanto quello di irrobustire l’offerta, ma di aumentare la domanda. «E questa è esattamente la politica che abbiamo fatto a Milano, per esempio con il “Patto per la lettura”, unico in Italia, un tavolo di confronto fra editori, scuole, biblioteche e librai».
Ma Franceschini ha detto no... «Credo che il governo non voglia dare l’impressione di penalizzare Torino dopo il recente cambio amministrativo». Insomma, l’Aie pensa al trasloco, o allo scippo, da ben prima che Torino diventasse grillina. Milano, anche.