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 2016  luglio 11 Lunedì calendario

Altre proteste dei neri, altri arresti negli Stati Uniti

La protesta razziale dilaga negli Stati Uniti, con manifestazioni, scontri e arresti dal Minnesota alla Louisiana, mentre a Dallas la polizia ha scoperto che Micah Johnson si preparava a lanciare attacchi più devastanti dell’agguato che giovedì ha ucciso cinque agenti. La sofisticatezza dei suoi piani sta spingendo gli investigatori a rivalutare l’ipotesi che avesse complici, e fosse parte di un’organizzazione.
David Brown, il capo della polizia, ha raccontato alla Cnn nuovi dettagli dell’attacco: «Per due ore i nostri negoziatori hanno cercato di convincere Johnson ad arrendersi, ma lui non aveva alcuna intenzione di farlo. Rideva, cantava, ci chiedeva quanti agenti aveva ucciso e minacciava di ammazzarne altri. Diceva di aver disseminato bombe ovunque. Aveva chiesto di parlare con un negoziatore nero, ma senza fare alcun progresso. A quel punto ho dovuto prendere una decisione. Inviare dei poliziotti per scovarlo li avrebbe esposti ad un pericolo troppo grave. Perciò ho scelto di mandare il robot con mezzo chilo di esplosivo, e lo rifarei anche oggi».
Johnson, ferito, aveva scritto sul muro con il suo sangue le lettere R.B., e gli investigatori stanno cercando ancora di capire il loro significato. Frequentava i siti di gruppi che fomentano l’odio razziale. Nei suoi diari, la polizia ha trovato piani per lanciare attacchi più devastanti, usando gli esplosivi. Anche l’assalto di giovedì doveva essere più letale, ma la decisione dei manifestanti di cominciare a marciare lo ha costretto a cambiare la strategia. Così è salito nel garage da dove ha iniziato a sparare. Lo ha fatto usando tecniche militari delle forze speciali, come quella di sparare e poi cambiare posizione. Questo genere di addestramento, però, non gli era stato offerto quando faceva il soldato ed era stato schierato in Afghanistan, dove era un muratore impegnato nei lavori di manutenzione. Potrebbe averle imparate da solo, ma questo elemento, e il genere di armi ed esplosivi usati, stanno spingendo gli investigatori a considerare l’ipotesi che avesse dei complici.
Mentre la strage di Dallas rivela questi nuovi particolari, la protesta razziale dilaga in tutto il Paese, con un totale di circa 250 arresti fatti nella giornata di sabato, e una ventina di poliziotti feriti. Le manifestazioni sono avvenute ovunque, da New York a Chicago, ma le più intense sono state a St. Paul, in Minnesota, e a Baton Rouge, in Louisiana, cioè le due città dove sono stati uccisi Philando Castile e Alton Sterling, scatenando la crisi. A St. Paul ci sono stati gli scontri più gravi, quando la gente ha bloccato l’autostrada 94, lanciando pietre. Oltre 20 poliziotti sono stati feriti, e più di cento persone arrestate. A Baton Rouge il fermo più significativo è stato quello di DeRay McKesson, un trentunenne ex amministratore di scuole pubbliche in Minnesota, che dopo gli scontri di Ferguson è diventato uno dei leader del movimento Black Lives Matter. DeRay stava camminando lungo una strada senza marciapiedi, e riprendeva tutto col suo telefono. Un agente lo ha avvertito che se non sgomberava lo avrebbe arrestato, e poco dopo lo ha ammanettato, ma è stato rilasciato dopo poche ore.
Il presidente Obama, dalla Spagna, è intervenuto nuovamente, sollecitando i manifestanti a rispettare la legge ed esprimersi in maniera pacifica. Il capo della Casa Bianca ha anticipato a ieri sera il ritorno a Washington, e domani parteciperà ad un memoriale per i poliziotti uccisi al Morton H. Meyerson Symphony Center di Dallas.