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 2016  luglio 11 Lunedì calendario

Il toro ha ucciso il torero. Non succedeva dal 1985

La regola della tauromachia parla chiaro: il toro muore, il torero può morire. La scomparsa di un matador, sabato sera durante la Fiera dell’Angelo a Teruel, Aragona, sfugge alle regole, almeno a quelle a cui gli spagnoli si erano abituati. La morte di Victor Barrio, 29 anni, è la prima di un torero in questo millennio, l’ultimo a cadere da matador fu José «El Yiyo» Cubero, nel 1985 (ieri si è aperto un dibattito tra esperti, su come considerare la morte di Manolo Montoliu, matador diventato banderilleros, 1992).
Commozione e rabbia
Barrio è morto con buona dose di sfortuna, un colpo di vento ha scoperto il toro, che si è avventato su di lui, sollevandolo e poi colpendolo al petto e su un polmone. Victor è morto praticamente sul colpo. Il suo carnefice (ma nessuno tra i taurini lo considera così) si chiamava Lorenzo, 529 chili, di indole non particolarmente aggressiva, spiegano i commentatori più competenti. La commozione e la rabbia sono scoppiate parallelamente. Il premier (facente funzioni) Mariano Rajoy è intervenuto con un tweet di condoglianze.
Il matador non è l’unica vittima di un fine settimana che ripropone il dibattito eterno sulla legittimità degli spettacoli con gli animali. A Pamplona nei frequentatissimi encierros di San Fermín quattro persone (c’è anche un giapponese) sono rimaste ferite, due delle quali gravemente, dopo colpi inferti dai bovini impazziti in mezzo alle vie del centro. Vicino al confine con il Portogallo. un ragazzo è morto incornato in un vicolo del paesino Fuentesaúco. Il bilancio è tale che la discussione riparte con più violenza che mai.
I «taurini» sono sotto choc: «Se i toreri non muoiono così spesso lo si deve soprattutto alla penicillina – ragiona Ruben Amón, scrittore ed editorialista del País e gran sostenitore dei tori – In questo momento di grande dolore, c’è una consapevolezza: noi taurini abbiamo bisogno di un martire, fra virgolette ovviamente, che ci ricordi che il rischio esiste».
Lo champagne animalista
Il livello dello scontro è tale che il País ha dovuto chiudere i commenti nella versione online dell’articolo di Amón, «in tanti esultavano per la morte di un ragazzo. C’era chi diceva di aver stappato lo champagne». Gli animalisti, sempre più organizzati, ribattono: «Nessuno gioisce per la morte di una persona – dice la presidentessa della piattaforma “Tortura non è cultura” Marta Esteban – ma i fatti di sabato sono una ragione in più per farla finita con questi spettacoli che non hanno senso nel XXI secolo. Quelli che ci accusano sono in realtà i veri responsabili della tragedia di Barrio, è con i loro soldi che si portano avanti questi riti assurdi». I movimenti abolizionisti qualche risultato lo hanno ottenuto: la Catalogna ha proibito le corride dal 2012, le isole Canarie di fatto anche, Valencia ha abolito gli show più truculenti. I nuovi municipi a guida Podemos hanno messo in discussione i finanziamenti per le scuole taurine (a Madrid è stato un caso che ha tenuto banco per settimane).
«Ma è un errore storico dire che i taurini sono di destra e gli animalisti di sinistra – prosegue Amón – caricare questa tradizione di ideologia è un fuorviante. La verità è che questa società rifiuta tutto quello che gli ricorda la morte». Da sabato far finta di nulla non è più possibile.