CorrierEconomia, 11 luglio 2016
I troppi segreti sulle banche tedesche
Anche i più virtuosi possono essere vulnerabili. È questo il caso delle banche tedesche che, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), dietro una solida facciata nascondono debolezze significative. Non si tratta dei Non performing loans (Npl, o crediti dubbi) che appesantiscono gli istituti bancari italiani, ma di altro. Sistema di supervisione in transizione, bassa profittabilità, esposizione ai possibili shock sui mercati emergenti: sono queste le tre spade di Damocle sopra Berlino, che preoccupano anche la Banca centrale europea (Bce).
Pressioni
Quando nacque il Single supervisory mechanism (Ssm), il braccio della vigilanza bancaria della Bce di Mario Draghi guidato da Danièle Nouy, le pressioni del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble e del suo vice Ludger Schuknecht furono intense.
Schäuble non voleva che parte del sistema bancario tedesco fosse inserita nel programma di sorveglianza dell’Eurotower. Nello specifico, non voleva che la Bce fosse la responsabile della supervisione delle Landesbanken, le casse di risparmio regionali. Colpa di un modello di business considerato troppo arcaico e rischioso da molti analisti. All’epoca la battaglia fra Draghi e Schäuble fu vinta dal tedesco, ma un nuovo scontro è all’orizzonte. Ora anche l’istituzione di Christine Lagarde ha messo nero su bianco tutte le criticità del sistema bancario teutonico.
Il tempo è scaduto
Nell’ultimo Financial system stability assessment (Fssa) pubblicato dal Fmi emerge un quadro che di roseo ha ben poco. Spulciando nelle 118 pagine del rapporto, al di là delle formalità del linguaggio istituzionale, si fa notare che o Berlino inizia a rinnovare con velocità le proprie banche o quelli che per ora sono solo rischi potrebbero diventare realtà. Sono sei le istituzioni finanziarie sistemicamente più rilevanti in caso di tensioni a livello globale: Allianz, Munich Re, Hannover Re, Deutsche Bank, Commerzbank e Aareal bank.
Il capitolo più spinoso è quello legato a Deutsche Bank. La principale banca tedesca ha relazioni così ramificate all’interno del sistema finanziario globale che se dovesse finire a gambe all’aria, le ripercussioni sarebbero a livello planetario. Ma proprio per questo, come ha fatto notare Jefferies commentando il report del Fmi, «è praticamente impossibile che un’istituzione cruciale come Deutsche Bank possa finire come Lehman Brothers».
Il nodo tassi
Quello che è certo è che la politica monetaria di tassi bassi – o meglio, prossimi allo zero – applicata dalla Bce sta danneggiando la profittabilità di Deutsche Bank e Commerzbank, così come quella di compagnie assicurative come Allianz. Secondo il Fmi, più a lungo restano bassi i tassi della Bce, più il sistema finanziario tedesco è sotto pressione, con il rischio concreto di un trauma generale. E l’impatto più rilevante di questo quadro riguarda un settore in particolare: le Landesbanken. Il report del Fmi stima che la profittabilità delle Landesbanken potrebbe declinare circa del 25% da qui al 2019.
La sfida maggiore per il sistema bancario tedesco, ha rimarcato il Fmi, non sono i crediti in sofferenza, che a differenza dell’Italia sono in declino. Il dilemma è come migliorare il Return on equity (Roe), il cui trend è in costante ribasso dal 2011 a oggi. Un po’ per via della politica monetaria della Bce, un po’ a causa dell’esposizione su settori con scarsa redditività come quello dello shipping, su cui il Fmi ha allarmato Berlino, e come quello degli Emergenti, la cui contrazione minaccia le banche tedesche.
Modelli di gestione
In più, ci sono le già citate Landesbanken. Il loro modello di sviluppo e di gestione ricorda da vicino quello delle banche italiane, come spiegano i tecnici del Fmi. «A dire la verità ora i piccoli istituti italiani sono migliori: mettono a disposizione sicuramente più dati che le controparti tedesche», fa notare un alto funzionario dell’istituzione della Lagarde. «Quello che manca alla Germania è la capacità di comunicare in modo tempestivo e preciso. È noto a chiunque che ci siano significative difficoltà a chiedere dati alla Germania, a qualsiasi livello, dai think tank alle istituzioni internazionali», conclude. E infatti proprio questo atteggiamento è considerato come fonte di timore per il Fmi.
Il rapporto con la Bce
Nonostante ciò, ci sono alcuni punti positivi nel medio termine. Il primo riguarda le Landesbanken: i Risk-weighted asset (Rwa, cioè le attività soppesate in base al rischio, ndr) sono in sostanziale calo. C’è poi una certezza: sta per ricominciare la lunga battaglia tra Francoforte, quindi Draghi e Nouy, e Berlino, quindi Schäuble, per la supervisione delle 1.500 banche minori della Germania. A oggi questa è in seno alla Bundesbank e alla Bundesanstalt für finanzdienstleistungsaufsicht (Bafin), la Consob tedesca. Come rivela una fonte interna alla Bce, il capo del Ssm è già tornato alla carica dopo il rapporto del Fmi: «I tassi bassi resteranno per lungo tempo, come noto. E la Nouy vuole avere una totale e onnicomprensiva valutazione dei rischi che corrono le Landesbanken in questo scenario».